VIENI IN MACEDONIA E AIUTACI!
SABATO 16 MAGGIO (At 16,1-10)
Nel Nuovo Testamento è l’apostolo del Signore la sorgente visibile della vita di ogni uomo. Possiamo applicare all’Apostolo quanto Giuditta dice della sua città. Se noi non svolgiamo bene il nostro ministero, non solo noi cadiamo, ma cade tutta la Giudea, cade Gerusalemme, cade il tempio, cade anche il nostro Dio che viene deriso dai pagani: “In realtà in questa nostra generazione non c’è mai stata né esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra noi, che adori gli dèi fatti da mano d’uomo, come è avvenuto nei tempi passati, ed è per questo che i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici. Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui, e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione. Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e saranno saccheggiate le nostre cose sante e Dio ci chiederà conto col nostro sangue di quella profanazione. L’uccisione dei nostri fratelli, l’asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio le farà ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli tra i quali saremo schiavi, e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni. La nostra schiavitù non ci procurerà alcun favore; il Signore, nostro Dio, la volgerà a nostro disonore.
“Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che le nostre cose sante, il tempio e l’altare, poggiano su di noi. Per tutti questi motivi ringraziamo il Signore, nostro Dio, che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava le greggi di Làbano, suo zio materno. Certo, come ha passato al crogiuolo costoro con il solo scopo di saggiare il loro cuore, così ora non vuol fare vendetta di noi, ma è a scopo di correzione che il Signore castiga quelli che gli stanno vicino» (Gdt 8,18-27). Se l’apostolo converte, lo Spirito Santo converte. Se l’apostolo predica, lo Spirito Santo predica. Il mondo può decidere di lasciarsi salvare. Se l’apostolo non predica, tace o addirittura insegna dottrine perverse, lui va in perdizione e con lui l’umanità.
In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco. Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno. Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galazia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade. Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.
Un Macedone chiede a Paolo di passare da loro ad aiutarli. Non si tratta di un aiuto materiale, ma spirituale. Si tratta di portarli nella purezza della vera fede in Dio e in Cristo Gesù. Oggi è l’umanità raffigurata da questo Macedone. Essa in mille e diversi modi sta gridando agli apostoli che vuole essere salvata. Questo grido può essere compreso solo da chi è nello Spirito Santo. Chi vive di immanentismo, lontano dalla vera trascendenza, non pensa alle cose dello spirito, alla salvezza dell’anima. Oggi questo grido è impossibile da ascoltare anche per la falsa escatologia e cristologia che ormai si sono impossessate della mente credente più che peste nel corpo di un uomo. Ormai non c’è più salvezza da attendere, da sperare, da conquistare. Tutti sono salvati per misericordia di Dio. Di conseguenza l’asse va spostato dal cielo alla terra, dall’eternità al tempo. Tutto va vissuto e visto nell’ambito dell’esistenza terrena. Ignoriamo che la salvezza è nel tempo e solo se è nel tempo è anche nell’eternità. Tempi bui i nostri!
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni apostolo ascolti il grido dell’umanità.