Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato
Is 48,17-19; Sal 1,1-4.6; Mt 11,16-19
9 DICEMBRE
Quando un uomo cade nell’insensibilità spirituale, è segno che ha superato di gran lunga i limiti del male. Geremia denuncia il superamento di questo limite, dicendo che il popolo del Signore ormai non è più capace neanche di arrossire. Quando si ha ancora un minimo di coscienza, dinanzi ad un richiamo forte del Signore, c’è un qualche arrossamento, una qualche vergogna. Si vede il male e in qualche modo lo si detesta. Se non lo si detesta, lo si riconosce come male. Invece dinanzi al richiamo del Signore ognuno rimaneva come pietra. Il cuore era incapace di un qualsiasi pentimento.
A chi parlerò, chi scongiurerò perché mi ascolti? Il loro orecchio non è circonciso, non sono capaci di prestare attenzione. La parola del Signore è per loro oggetto di scherno, non ne vogliono sapere. Perciò sono pieno dell’ira del Signore, non posso più contenerla. «Riversala sui bambini nella strada e anche sul gruppo dei giovani, perché saranno presi insieme uomini e donne, l’anziano e il decrepito. Le loro case passeranno a stranieri, insieme con i loro campi e le loro donne, perché io stenderò la mano sugli abitanti della terra». Oracolo del Signore. Perché dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna. Curano alla leggera la ferita del mio popolo, dicendo: «Pace, pace!», ma pace non c’è. Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire (Ger 6,10-15).
Tu dirai loro: Così dice il Signore: Forse chi cade non si rialza e chi sbaglia strada non torna indietro? Perché allora questo popolo continua a ribellarsi, persiste nella malafede, e rifiuta di convertirsi? Ho ascoltato attentamente: non parlano come dovrebbero. Nessuno si pente della sua malizia, e si domanda: “Che cosa ho fatto?”. Ognuno prosegue la sua corsa senza voltarsi, come un cavallo lanciato nella battaglia. La cicogna nel cielo conosce il tempo per migrare, la tortora, la rondinella e la gru osservano il tempo del ritorno; il mio popolo, invece, non conosce l’ordine stabilito dal Signore. Come potete dire: “Noi siamo saggi, perché abbiamo la legge del Signore”? A menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero degli scribi! I saggi restano confusi, sconcertati e presi come in un laccio. Ecco, hanno rigettato la parola del Signore: quale sapienza possono avere? Per questo darò le loro donne a stranieri, i loro campi ai conquistatori, perché dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna. Curano alla leggera la ferita della figlia del mio popolo, dicendo: “Pace, pace!”, ma pace non c’è. Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire (Ger 8, 4-12).
Viene Giovanni il Battista. È uomo austero. Si nutre di cavallette e miele selvatico. Indossa l’abito duro del profeta, fatto di peli di cammello con una cintura di cuoio ai fianchi. Cosa si dice di lui? Che è un indemoniato? Perché è un seguace o un posseduto da Satana? Perché vive una vita differente da quella di ogni altro uomo. Pur di non convertirsi lo accusano di essere un posseduto dal diavolo. Viene Gesù. Lui vive la vita di ogni uomo, senza mostrare alcuna differenza, se non nella santità, nella moralità, nella giustizia, nella piena osservanza dei Comandamenti. Cosa dice di lui la gente? Che non nota nulla di particolare. Lo accusa di condividere la vita degli uomini. È un popolo incapace di aprirsi a Dio, al vero Dio. È insensibile ad ogni verità.
A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Il profeta non deve attendersi nessun frutto al di fuori dei frutti che produce la profezia. Qual è il frutto della vera profezia? Quello di giustificare Dio di ingiustizia, di abbandono, di non aver adempiuto la sua Parola. Cristo è mandato per giustificare il Padre dinanzi ad ogni accusa di ingiustizia da parte degli uomini. Nessuno domani dovrà dire a Dio: “Mi sono perduto perché tu non hai adempiuto la tua Parola”. Questa legge eterna vale anche per la Chiesa. La sua profezia deve giustificare Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri profeti per il Signore.