VERSO IL NATALE DEL SIGNORE 2016 – RIFLESSIONI SULLE SETTE ANTIFONE MAGGIORI – O CLAVIS DAVID

O Clavis David, et sceptrum domus Israël, qui aperis, et nemo claudit, claudis, et nemo aperuit: veni, et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris, et umbra mortis.

O Chiave di David, e scettro della casa di Israele, che apri e nessuno chiude, chiudi e nessuno apre: vieni e libera dal carcere lo schiavo, che siede nelle tenebre, e nell’ombra della morte.

O CHIAVE DI DAVID: Il Messia che viene è detto “Chiave di Davide”. Gesù è la Chiave del cuore del Padre e dello Spirito Santo, la Chiave del Paradiso e dell’inferno, la Chiave del tempo e dell’eternità, la Chiave della storia e dell’universo, la Chiave del corpo, dello spirito, dell’anima dell’uomo. Lui è la Chiave universale ed eterna.

Ciò che Gesù ha dichiarato bene, luce, verità rimane bene, luce, verità in eterno. Ciò che Li ha dichiarato male, tenebra, falsità, resta falsità sulla terra e nei cieli. Non solo è la Chiave della verità, della luce, della vita, della speranza, della beatitudine. È Lui la verità, la luce, la grazia, la vita, la speranza, la beatitudine. Verità, luce, grazia, vita, speranza, beatitudine non esistono fuori di Lui, perché sono il suo essere, il suo corpo, la sua anima, il suo spirito. Chi vuole essere vita, luce, grazia, verità, speranza, beatitudine, deve divenire una cosa sola con Lui, un solo corpo, una sola anima, un solo spirito.

Questa divina verità Gesù l’annunzia sia nell’allegoria della vite e dei tralci e anche la trasforma in preghiera. Questa divina verità ne genera una seconda. Non solo Cristo è la sola Chiave che apre il cuore del Padre, Gesù ha costituito Chiave del Padre ogni suo discepoli in Lui, con Lui, per Lui. È oggi il discepolo la vita, la verità, la luce di Gesù sulla terra. Se lui è luce, il mondo vedrà la luce, si disseterà di luce. Se lui è vita, il mondo uscirà dalla sua morte. Il mistero del Natale è sì il mistero di Cristo Gesù, ma è anche il mistero dell’uomo. Da questo istante questo Bambino è il cuore dell’universo visibile, invisibile, nel tempo, nell’eternità. Oggi in Cristo è stato elevato il cristiano a cuore dell’universo. Urge prendere coscienza di ciò che lo Spirito Santo ha fatto di ogni cristiano in Cristo. Se il cristiano si distacca, si separa da Lui, diviene legno secco.

L’assoluta verità di Cristo esclude che vi possano essere altre chiavi. Se esistono, esse sono chiavi umane, non divine, aprono qualche porta della terra, mai del cielo, mai di Dio, mai del cuore del Padre. Cristo Gesù è Chiave eterna, immortale, universale, unica. Non ne esistono altre, mai ne esisteranno altre. Lui è l’unica e la sola. Anzi tutto il Padre si è posto nelle sue mani e solo Cristo Gesù può amministrare la sua grazia, la sua misericordia, il suo amore. Chi vuole il Padre sempre deve bussare a Cristo, chiedendogli che lo faccia corpo del suo corpo, spirito del suo spirito, anima della sua anima. Così potrà avere accesso al Padre.

E SCETTRO DELLA CASA DI ISRAELE: Gesù è scettro della casa di Davide, perché in Lui si compie la profezia così come essa è contenuta nel Capitolo VII del Secondo Libro di Samuele e poi successivamente aggiornata con aggiunte sempre più specifiche e particolari. Lui è il Messia. Non ne dobbiamo aspettare un altro. In Lui ogni parola di Dio sul Re che deve venire, si compie. Anzi tutta la Parola di Dio, contenuta nell’Antico Testamento, trova pienezza di compimento solo in Lui. Ogni oracolo, ogni profezia, ogni giuramento, contenuti nella Legge, nei Profeti, nei Salmi, trova in Lui attuazione perfetta. Paolo dice di Gesù che in Lui tutte le Parole di Dio sono divenute sì, cioè storia, evento di salvezza e di redenzione.

Questa verità obbliga a dedurre che non si può leggere più l’Antico Testamento se non partendo dalla Chiave di Davide che è Cristo Signore. Non solo Lui è la chiave di ogni scienza, intelligenza, sapienza, conoscenza della verità dell’Antico Testamento. È Lui la verità di esso. Ed è Lui, nel suo Santo Spirito, il solo che lo può leggere e interpretare. Altra deduzione esige che si dica che è lui il compimento, la verità storica, realizzata di esso. Usciamo dalla comprensione sapienziale, intellettuale, entriamo nella testimonianza, nella visione della verità dell’Antico Testamento. Questo significa che oggi la Parola Antica di Dio non solo si comprende per lettura nello Spirito Santo. Ad essa si deve aggiungere la visione storica nello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo può anche aiutarmi a comprendere l’Antico Testamento con la stessa sapienza, scienza, intelligenza che sono in Lui, che sono Lui. Ebbene questa conoscenza rimarrebbe solo una conoscenza concettuale, sapienziale, spirituale. Cristo Gesù dona a questa conoscenza una sostanza visibile, storica, reale, palpabile, afferrabile, udibile, sensibile. È il Crocifisso e il Risorto la verità storica della verità profetizzata. È il Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, Bambino visibile, udibile, storico, la verità dell’uomo.

Questa deduzione esige inoltre che sempre alla comprensione sapienziale della Parola, anche di Gesù, sempre si deve aggiungere il suo compimento storico. Chi dice la Parola, chi la spiega, chi l’annunzia, chi la insegna, deve essere la storia, la realtà, il compimento di essa. La verità della Parola non solo va detta, ma anche mostrata e deve essere mostrata in chi la verità dice. In Gesù abbiamo la pienezza della verità annunziata, compresa, proferita e anche la pienezza della verità vissuta, mostrata, testimoniata. Quanto è avvenuto in Cristo, deve compiersi in ogni suo discepolo, se si vuole che il mondo veda e creda in quest’unica e sola Chiave di salvezza, redenzione, giustificazione, elevazione, passaggio dalle tenebre alla luce.

CHE APRI E NESSUNO CHIUDE: Si è detto che Gesù è la Chiave universale, di Dio e dell’uomo, del tempo e dell’eternità, del passato, del presente, del futuro. Se Lui apre, per chiudere occorrerebbe l’esistenza di una seconda chiave simile alla sua. Altre chiavi non esistono. Dio ha costituito sua Chiave universale ed eterna solo il Figlio suo Unigenito, che oggi nasce nella carne. Se altre chiavi non esistono, nessuno potrà mai chiudere ciò che Cristo Gesù ha aperto. Se Lui ha aperto il cuore del Padre, nessuno lo potrà mai chiudere.

Spesso però l’uomo, tentato da Satana, si costituisce chiave e apre e chiude a suo piacimento. Si tratta però di una chiusura arbitraria, peccaminosa, di morte e non di vita. Di queste orrende colpe se ne commettono ogni giorno. La storia attesta, ed anche il Vangelo lo rivela, che spesso gli uomini chiudono le porte del regno dei cieli a chi vorrebbe entrare. Peccato più grande non esiste. Ma quando l’uomo si fa peccato e strumento di morte, di tenebre e di oscurità?

Sempre, quando esce dall’osservanza dei Comandamenti. Scribi e farisei avevano in mano la chiave della Parola. Se ne servivano per chiudere i cuori alla verità purissima del loro Dio. Facevano questo, perché non erano nella luce di Dio, perché vivevano fuori dell’obbedienza a Dio. Quando si esce dall’osservanza del Discorso della Montagna, sempre un cristiano, sempre un discepolo di Gesù, che vive nel peccato, chiude le porte del regno. Le chiude perché la sua intelligenza non è guidata dallo Spirito Santo, ma da Satana e Satana sempre si serve della fede per distruggere la fede, della religione per abbattere la religione, delle strutture del sacro per abbattere il sacro, dei commentatori della Scrittura per cancellare la verità da essa, dei teologi per dare alla Parola significati che essa mai ha contenuto e mai conterrà.

Chi vuole essere vera chiave della luce, della verità, della via, della giustizia, della misericordia del Padre, deve dimorare nel corpo, nello spirito, nell’anima di Cristo, sempre alimentato dallo Spirito Santo che è nel corpo, nello spirito, nell’anima di Cristo. Quando ci si pone fuori della Parola, si è fuori di Cristo. All’istante si diviene bocca e cuore di Satana per la distruzione di Cristo. Diveniamo chiave nelle mani del diavolo ed esso si serve di noi per cancellare dalla Parola, dalla Teologia, dai Sacramenti, dalla Chiesa ogni traccia della vita e della verità che sono di Cristo Gesù, che sono in Cristo Gesù, verità e vita di ogni Parola del Padre.

I profeti ci rivelano che molto spesso la Parola di Dio è stata ridotta a menzogna, falsità, inganno dagli scribi e dai sacerdoti, posti a custodia della sua verità. Sempre questo è avvenuto, quando si è caduti nell’idolatria e nell’immoralità. Il Vangelo ci attesta e rivela la stessa tragica realtà. Al tempo di Gesù la Parola del Padre era stata cancellata e al suo posto vi era un imparaticcio di parole umane, della terra. Si chiudeva il regno di Dio. Si aprivano le porte del regno delle tenebre. A noi ora interessa gridare una sola verità: Oltre Cristo non c’è nessuna Chiave vera. Tute le altre sono chiavi false.

Ognuno ora sa cosa scegliere. Se vuole la verità e la vita, deve scegliere la Chiave di Cristo Gesù. Se vuole la morte e la falsità, scelga qualsiasi altra chiave. Non vi è alcuna differenza, sono tutte false. Una vale l’altra. Oggi anche la Chiesa rischia, sta rischiando si lasciare la sola Chiave vera che è Gesù Signore, per la chiave falsa del Dio unico, che Satana sta imponendo con prepotenza ai figli della Chiesa. Ognuno è libero di scegliere la vita e la morte. Deve però essere avvisato che fuori di Cristo Gesù non esiste nessun’altra chiave che possa aprire il cuore del Padre, della Scrittura, della verità, della luce. Ogni altra chiave è falsa, perché costruita da Satana per la rovina dell’umanità. Ora ognuno sa. Non esistono scuse, né davanti a Dio, né davanti agli uomini. Cristo è la sola, unica Chiave vera, Chiave universale, eterna.

CHIUDI E NESSUNO APRE: Con la sua Parola, Gesù ha chiuse le porte della falsità, della menzogna, dell’inganno. La sua Parola ci dice cosa è bene, cosa è male, cosa è giusto, cosa è ingiusto, cosa è morale e cosa è immorale, cosa conduce al Paradiso e cosa alla perdizione. Gesù ha aperto la via della verità e ha chiuso la via della menzogna.

Oggi, nei nostri giorni, tutte le potenze degli inferi si sono scatenate. Hanno invaso la mente di ogni discepolo di Gesù. In essa hanno cancellato la via della verità per la salvezza. In essa hanno scritto la via della falsità, ma come vera via di vita e di realizzazione dell’uomo. Le potenze delle tenebre non sono si sono limitate a distruggere il Vangelo. Sarebbe ancora rimasto un margine di verità almeno con i Comandamenti dell’Antica Legge.

Invece no! Esse, le potenze degli inferi, hanno conquistato la mente del credente in Cristo e hanno cancellato da essa ogni riferimento non solo al Vangelo, ma anche ai Comandamenti della Legge Antica. Tutto ormai deve essere dalla volontà, dal cuore, dai desideri dell’uomo. Queste potenze delle tenebre hanno scatenato una battaglia così aspra e dura da portare l’umanità quasi alle soglie del diluvio universale, quando ogni pensiero concepito dal cuore dell’uomo altro non era che male. Cancellati anche i più piccoli rudimenti di un possibile riferimento a Dio, siamo precipitati nelle tenebre più buie.

Altro triste risultato ci rivela che mentre prima la verità veniva soffocata nell’ingiustizia. Ora questa esigenza di soffocarla neanche più esiste. L’immoralità, l’ingiustizia è fatta legge dell’uomo. Mentre prima la vergogna era sul volto di chi commetteva certi abomini, ora invece sul volto vi è la gioia di una conquista sociale, di una legge che deve far vergognare coloro che si oppongono ad essa. Gesù ha chiuso per sempre le porte della falsità e dell’immoralità, dell’idolatria e della superstizione. Chiuse rimarranno in eterno.

L’uomo può anche aprirle, ma è un’apertura per la morte, non per la vita. Infatti tutte queste aperture dell’uomo moderno all’immoralità e all’idolatria di se stesso, sono tutte porte che stanno conducendo alla morte, non solo spirituale, ma anche sociale. Sta morendo l’umanità. Oggi vi è un diluvio di morte che l’uomo stesso sta riversando sulla sua umanità. Dio ha promesso che mai più le acque avrebbero distrutto l’uomo. Questa promessa l’uomo ha deciso di abrogarla. Ha stabilito che con le sue leggi immorali l’umanità venga sommersa dalla morte.

Ciò che Cristo Signore ha stabilito come bene, rimane bene in eterno. Nessuno lo potrà dichiarare male. Ciò che Gesù Signore ha stabilito come male, male rimarrà in eterno. Nessuno lo potrà dichiarare bene. Può anche dichiararlo verità e bene. Sarà sempre una verità e un bene che danno solo morte. La verità e il bene di Gesù danno solo vita eterna.

VIENI E LIBERA DAL CARCERE LO SCHIAVO: A Gesù, che ha le Chiavi della vita, della verità, della speranza, della vera libertà, si chiede che venga, apra le porte del carcere della falsità e della morte, della schiavitù e delle tenebre di Satana e liberi lo schiavo, cioè l’uomo, che in questo carcere è tenuto prigioniero, legato con pesanti catene di tenebre e falsità.

Nessuno lo dimentichi. Solo Gesù ha le Chiavi. Solo Lui può liberare. Nessun altro possiede le Chiavi. Ogni altro possiede le chiavi per portare lo schiavo da una cella ad un’altra cella, ma non possiede nessuna chiave per portare lo schiavo fuori dal carcere. Oggi l’uomo ha molte chiavi. Ma esse hanno un solo fine: portare lo schiavo da una cella ad un’altra.

La storia sempre ci rivela che l’uomo senza Cristo, passa da una cella ad un’altra, da un padiglione ad un altro, da un diavolo ad un altro, ma mai esce dal carcere della falsità e della morte. Chi può farci uscire dal carcere della falsità e della morte è solo Gesù Signore. Non vi sono altri che possiedono questa Chiave. Questa verità va gridata ai quattro venti.

L’uomo non ha le chiavi per aprire le porte della vita. Ha invece le chiavi di Satana per aprire le porte della morte. È questo il diletto dell’uomo, prima apre una porta di morte, poi stufo di quella morte, apre un’altra porta e poi un’altra porta ancora, in un gioco che mai finisce. Chiude la porta di una guerra e ne apre un’altra. Chiude la porta di un disastro e ne apre un altra. Chiude la porta di un’epidemia o pandemia morale e spirituale e ne apre un’altra. Chiude una porta di disumanità e ne apre un’altra. Chiude le porte di un pensiero di tenebra e ne apre un’altra.

Questa è la storia dell’umanità: chiusura di una porta di male e subito apertura di un’altra. Si rigettano e si condannano i mali di ieri e intanto si aprono le porte ad ogni male oggi. Si condannano gli olocausti di ieri, mentre anche oggi non si vive un solo olocausto ma mille anche peggiori, perché sono scientifici, invisibili, elevati a legge di civiltà e progresso.

Mentre l’uomo può solo aprire le celle della prigione e sposta l’uomo da una cella ad un’altra, da un pensiero di male ad un altro, di una guerra ad un’altra, da una morte spirituale ad un’altra, da una forma di governo ad un’altra, ma sempre nella stessa prigione e nello stesso carcere, solo Cristo Signore può venire e farci uscire da esso per sempre, a condizione che l’uomo voglia uscire e rimanere fuori, senza più ritornare, ponendosi contro la tentazione di Satana, che sempre va a cercarlo perché vi ritorni dentro.

La novena del Santo Natale è questa preghiera accorata al Signore perché venga e ci liberi dal carcere di ogni schiavitù. Se noi crediamo e ci lasciamo liberare da Lui, possiamo mostrare agli uomini la bellezza della sua liberazione in modo che anche loro desiderino essere liberati. Ancora una volta ritorna la verità precedentemente annunziata e posta in luce. Non si parla all’uomo solo per concetti, per idee, per riflessione, meditazione, elaborazione di verità, ma si parla con il corpo, lo spirito, l’anima, manifestando i frutti dell’opera di Cristo nella nostra vita.

Non si può parlare della bellezza della liberazione di Gesù Signore dal carcere delle tenebre e della morte, dell’immoralità e della falsità, dell’idolatria e della superstizione. Si esce dal carcere, si rimane fuori del carcere. Si può narrare ad ogni uomo la bellezza della liberazione di Cristo Gesù, manifestando i frutti di essa. È la vita del cristiano che deve cantare il canto nuovo per convincere ogni uomo a lasciarsi liberare dal suo Salvatore, Liberatore, Signore.

CHE SIEDE NELLE TENEBRE, E NELL’OMBRA DELLA MORTE. Lo schiavo, cioè l’uomo, siede nelle tenebre e nell’ombra di morte. Da queste tenebre e da questa ombra di morte solo il Signore potrà liberare l’uomo. L’uomo conduce da una tenebra ad un’altra, da un’ombra ad un’altra. Viene Gesù e libera dalle tenebre e dall’ombra do morte.

Non dimentichiamo che ogni antifona si compone di due parte: la prima parte rivela chi è Gesù, la seconda è preghiera alla verità di Gesù. Solo Gesù è la Chiave della salvezza. a Gesù Chiave della salvezza si chiede la liberazione, la salvezza. Se però non si ha questa fede, se l’uomo pensa di essere lui chiave o qualche altro uomo, all’istante Gesù viene relativizzato e la preghiera risulterà inutile. A che serve celebrare l’Avvento o la Novena del Natale se Gesù è come ogni altro uomo, ogni altro fondatore di religione?

Lui va atteso, celebrato, invocato solo se si riconosce, si confessa che la sua verità è esclusiva, perché il suo essere, la sua persona, la sua missione è esclusiva. Sapendo questo possiamo elevare a Lui la nostra preghiera, fondata però sulla sua verità che è di nessun altro. Non vi sono altre chiavi, altre liberazioni. È verità: Gesù libera dal carcere. L’uomo libera da una cella di morte per condurre ad un’altra cella di morte. Libera dall’ombra di un male, per condurre sotto l’ombra di un altro male. Con questa verità possiamo innalzare a Gesù la nostra preghiera, chiedendogli che venga e ci tolga fuori dalla prigione.

APPARATO BIBLICO:

Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria.

Riedificheranno le rovine antiche, ricostruiranno i vecchi ruderi, restaureranno le città desolate, i luoghi devastati dalle generazioni passate. Ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni, vi vanterete dei loro beni.

Invece della loro vergogna riceveranno il doppio, invece dell’insulto avranno in sorte grida di gioia; per questo erediteranno il doppio nella loro terra, avranno una gioia eterna. Perché io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l’ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un’alleanza eterna. Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.

Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti (Is 61,1-11).

Oracolo sulla valle della Visione. Che hai tu dunque, che sei salita tutta sulle terrazze, città colma di rumore e tumulto, città gaudente? I tuoi trafitti non sono stati trafitti di spada né sono morti in battaglia. Tutti i tuoi capi sono fuggiti insieme, sono stati fatti prigionieri senza un tiro d’arco; tutti coloro che si trovavano in te sono stati catturati insieme, anche se fuggiti lontano. Per questo dico: «Stornate lo sguardo da me, che io pianga amaramente; non cercate di consolarmi per la desolazione della figlia del mio popolo».

Infatti è un giorno di panico, di distruzione e di smarrimento, voluto dal Signore, Dio degli eserciti. Nella valle della Visione un diroccare di mura e un invocare aiuto verso i monti. Gli Elamiti hanno indossato la faretra, con uomini su carri e cavalieri; Kir ha tolto il fodero allo scudo. Le migliori tra le tue valli sono piene di carri; i cavalieri si sono disposti contro la porta. Così è tolta la protezione di Giuda. Tu guardavi in quel giorno alle armi del palazzo della Foresta. Avete visto le brecce della Città di Davide quanto erano numerose. Poi avete raccolto le acque della piscina inferiore, avete contato le case di Gerusalemme e avete demolito le case per fortificare le mura. Avete anche costruito un serbatoio fra i due muri per le acque della piscina vecchia; ma voi non avete guardato a chi ha fatto queste cose, né avete visto chi ha preparato ciò da tempo. Vi invitava in quel giorno il Signore, Dio degli eserciti, al pianto e al lamento, a rasarvi il capo e a vestire il sacco.

Ecco invece gioia e allegria, sgozzate bovini e scannate greggi, mangiate carne e bevete vino: «Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!». Ma il Signore degli eserciti si è rivelato ai miei orecchi: «Certo non sarà espiato questo vostro peccato, finché non sarete morti», dice il Signore, Dio degli eserciti.

Così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Rècati da questo ministro, da Sebna, il maggiordomo, e digli: “Che cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui, tanto da scavarti qui un sepolcro?”. Scavarsi in alto il proprio sepolcro, nella rupe la propria tomba! Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo, ti afferrerà saldamente, certamente ti rotolerà ben bene come una palla, verso una regione estesa. Là morirai e là finiranno i tuoi sontuosi cocchi, o ignominia del palazzo del tuo signore!

Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto. In quel giorno avverrà che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia; lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua cintura e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. Lo conficcherò come un piolo in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre.

Su di lui faranno convergere ogni gloria della casa di suo padre: germogli e rampolli, ogni piccolo vasellame, dalle coppe alle anfore.

In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – cederà il piolo conficcato in luogo solido. Si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato» (Is 22,1-25).

Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».

Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca (Lc 11,37-54).

All’angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi: “Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch’io ti custodirò nell’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 3,7-13).

Eud uscì nel portico, dopo aver chiuso i battenti del piano di sopra e aver tirato il chiavistello (Gdc 3, 23). Aspettarono fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i battenti del piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco il loro signore era steso per terra, morto (Gdc 3, 25). Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte (Gb 38, 10). Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello (Ct 5, 5). Con una moglie malvagia è opportuno il sigillo, dove ci sono troppe mani usa la chiave (Sir 42, 6). Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire (Is 22, 22).

A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 19). Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito” (Lc 11, 52). All’angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre (Ap 3, 7). Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso (Ap 9, 1). Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano (Ap 20, 1).

E li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto (Gen 40, 3). Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo (Gen 40, 4). Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: “Perché quest’oggi avete la faccia così triste?” (Gen 40, 7). Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il capo dei panettieri (Gen 41, 10). E li tenne in carcere per tre giorni (Gen 42, 17).

Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case (Gen 42, 19). Quell’uomo che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie del paese (Gen 42, 30). A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame (Es 12, 29).

Poi però il re d’Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a So re d’Egitto e non spediva più il tributo al re d’Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il re d’Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere (2Re 17, 4). A riguardo di chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la legge del re, sia fatta prontamente giustizia o con la morte o con il bando o con ammenda in denaro o con il carcere” (Esd 7, 26). Costui venne, batté l’esercito di Demetrio, lo catturò e lo condusse ad Arsace e questi lo mise in carcere (1Mac 14, 3). Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome: i giusti mi faranno corona quando mi concederai la tua grazia (Sal 141, 8).

Così chiunque, cadendo là dove si trovava, era custodito chiuso in un carcere senza serrami (Sap 17, 15). Eran degni di essere privati della luce e di essere imprigionati nelle tenebre quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli, per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge doveva esser concessa al mondo (Sap 18, 4). Saranno radunati e imprigionati in una fossa, saranno rinchiusi in un carcere e dopo lungo tempo saranno puniti (Is 24, 22). Perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre (Is 42, 7).

I capi erano sdegnati contro Geremia, lo percossero e lo gettarono in prigione nella casa di Giònata lo scriba, che avevano trasformato in un carcere (Ger 37, 15). Cavò gli occhi a Sedecìa e lo fece legare con catene e condurre a Babilonia, dove lo tenne in carcere fino alla sua morte (Ger 52, 11). Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli (Mt 11, 2). E mandò a decapitare Giovanni nel carcere (Mt 14, 10). Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito (Mt 18, 30).

E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? (Mt 25, 39). Ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato (Mt 25, 43). Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? (Mt 25, 44). Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio (Mc 15, 7). Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio (Lc 23, 19). Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà (Lc 23, 25). “Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno” (At 5, 23).

E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere (At 12, 6). Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: “Riferite questo a Giacomo e ai fratelli”. Poi uscì e s’incamminò verso un altro luogo (At 12, 17). Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Barnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni – se verrà da voi, fategli buona accoglienza – (Col 4, 10). Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio (2Tm 1, 8).

Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, in quanto anche voi siete in un corpo mortale (Eb 13, 3). Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita (Ap 2, 10). Gridò a gran voce: “E’ caduta, è caduta Babilonia la grande ed è diventata covo di demòni, carcere di ogni spirito immondo, carcere d’ogni uccello impuro e aborrito e carcere di ogni bestia immonda e aborrita (Ap 18, 2). Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere (Ap 20, 7).

Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re. Così egli rimase là in prigione (Gen 39, 20). Ma il Signore fu con Giuseppe, gli conciliò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione (Gen 39, 21). Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c’era da fare là dentro, lo faceva lui (Gen 39, 22). Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire (Gen 39, 23). E li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto (Gen 40, 3).

Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, aveva un significato particolare (Gen 40, 5). I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione (Gdc 16, 21). Nella gioia del loro cuore dissero: “Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!”. Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne (Gdc 16, 25). Dirai loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo indispensabile di pane e di acqua finché tornerò sano e salvo” (1Re 22, 27).

Ora nell’anno trentasette della deportazione di Ioiachìn, re di Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach re di Babilonia, nell’anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione (2Re 25, 27). E gli fece cambiare le vesti che aveva portato nella prigione. Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del re per tutto il resto della sua vita (2Re 25, 29). Asa si sdegnò contro il veggente e lo mise in prigione, essendo adirato con lui per tali parole. In quel tempo Asa oppresse anche parte del popolo (2Cr 16, 10). Riferite loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo di pane e di acqua finché tornerò in pace” (2Cr 18, 26). Palal figlio di Uzai lavorò di fronte alla svolta e alla torre sporgente dal piano di sopra della reggia, che dá sul cortile della prigione. Dopo di lui lavorava Pedaia figlio di Pareos (Ne 3, 25).

poi oltre la porta di Efraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeel, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione (Ne 12, 39). Il ragazzo infatti può uscir di prigione ed esser proclamato re, anche se, mentre quegli regnava, è nato povero (Qo 4, 14). Scese con lui nella prigione, non lo abbandonò mentre era in catene, finché gli procurò uno scettro regale e potere sui propri avversari, smascherò come mendaci i suoi accusatori e gli diede una gloria eterna (Sap 10, 14). Che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione? (Is 14, 17).

Pascur fece fustigare il profeta Geremia e quindi lo mise in ceppi nella prigione che si trovava presso la porta superiore di Beniamino, nel tempio del Signore (Ger 20, 2). L’esercito del re di Babilonia assediava allora Gerusalemme e il profeta Geremia era rinchiuso nell’atrio della prigione, nella reggia del re di Giuda (Ger 32, 2). Venne dunque da me Canamel, figlio di mio zio, secondo la parola del Signore, nell’atrio della prigione e mi disse: “Compra il mio campo che si trova in Anatot, perché a te spetta il diritto di acquisto e a te tocca il riscatto. Compratelo!”. Allora riconobbi che questa era la volontà del Signore (Ger 32, 8).

Diedi il contratto di compra a Baruc figlio di Neria, figlio di Macsia, sotto gli occhi di Canamel figlio di mio zio e sotto gli occhi dei testimoni che avevano sottoscritto il contratto di compra e sotto gli occhi di tutti i Giudei che si trovavano nell’atrio della prigione (Ger 32, 12). La parola del Signore fu rivolta una seconda volta a Geremia, mentre egli era ancora chiuso nell’atrio della prigione (Ger 33, 1). Geremia intanto andava e veniva in mezzo al popolo e non era stato ancora messo in prigione (Ger 37, 4). I capi erano sdegnati contro Geremia, lo percossero e lo gettarono in prigione nella casa di Giònata lo scriba, che avevano trasformato in un carcere (Ger 37, 15). Geremia poi disse al re Sedecìa: “Quale colpa ho commesso contro di te, i tuoi ministri e contro questo popolo, perché mi abbiate messo in prigione? (Ger 37, 18).

Il re Sedecìa comandò di custodire Geremia nell’atrio della prigione e gli fu data ogni giorno una focaccia di pane proveniente dalla via dei Fornai, finché non fu esaurito tutto il pane in città. Così Geremia rimase nell’atrio della prigione (Ger 37, 21). Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango (Ger 38, 6). Allora tirarono su Geremia con le corde, facendolo uscire dalla cisterna, e Geremia rimase nell’atrio della prigione (Ger 38, 13). Geremia rimase nell’atrio della prigione fino al giorno in cui fu presa Gerusalemme (Ger 38, 28). mandarono a prendere Geremia dall’atrio della prigione e lo consegnarono a Godolia figlio di Achikam, figlio di Safan, perché lo conducesse a casa. Così egli rimase in mezzo al popolo (Ger 39, 14).

A Geremia era stata rivolta questa parola del Signore, quando era ancora rinchiuso nell’atrio della prigione (Ger 39, 15). Ora, nell’anno trentasettesimo della deportazione di Ioiachin re di Giuda, nel decimosecondo mese, il venticinque del mese, Evil-Merodach re di Babilonia, nell’anno della sua ascesa al regno, fece grazia a Ioiachin re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione (Ger 52, 31). Lo chiusero in una gabbia, lo condussero in catene al re di Babilonia e lo misero in una prigione, perché non se ne sentisse la voce sui monti d’Israele (Ez 19, 9). Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione (Mt 5, 25).

Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello (Mt 14, 3). Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata (Mc 6, 17). La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre (Mc 6, 28). Aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione (Lc 3, 20).

Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione (Lc 12, 58). E Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte” (Lc 22, 33). Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera (At 4, 3). Fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica (At 5, 18). Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse (At 5, 19). Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione (At 5, 21).

Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire (At 5, 22). Quando arrivò un tale ad annunziare: “Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo” (At 5, 25). Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione (At 8, 3). Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua (At 12, 4).

Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui (At 12, 5). E dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia (At 16, 23). Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi (At 16, 24). D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti (At 16, 26).

Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti (At 16, 27). Ma Paolo disse alle guardie: “Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!” (At 16, 37). Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono (At 16, 40). Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne (At 22, 4). Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione (At 24, 27). Come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l’autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch’io ho votato contro di loro (At 26, 10). E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione (1Pt 3, 19).

Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto” (Gen 19, 8). Rispose il rovo agli alberi: Se in verità ungete me re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano (Gdc 9, 15). Gaal, vista quella gente, disse a Zebul: “Ecco gente che scende dalle cime dei monti”. Zebul gli rispose: “Tu vedi l’ombra dei monti e la prendi per uomini” (Gdc 9, 36). Isaia rispose: “Da parte del Signore questo ti sia come segno che il Signore manterrà la promessa, fatta a te: Vuoi che l’ombra avanzi di dieci gradi oppure che retroceda di dieci gradi?” (2Re 20, 9). Ezechia disse: “E’ facile che l’ombra si allunghi di dieci gradi, non però che torni indietro di dieci gradi” (2Re 20, 10).

Il profeta Isaia invocò il Signore e l’ombra tornò indietro per i dieci gradi che essa aveva già scorsi sulla meridiana di Acaz (2Re 20, 11). Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un’ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c’è speranza (1Cr 29, 15). Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell’ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei servi alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il sabato (Ne 13, 19). Giuda disse: “Non sia mai che facciamo una cosa simile, fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria” (1Mac 9, 10). Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario (Gb 7, 2).

Perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo, come un’ombra sono i nostri giorni sulla terra (Gb 8, 9). Prima che me ne vada, senza ritornare, verso la terra delle tenebre e dell’ombra di morte (Gb 10, 21). Come un fiore spunta e avvizzisce, fugge come l’ombra e mai si ferma (Gb 14, 2). Si offusca per il dolore il mio occhio e le mie membra non sono che ombra (Gb 17, 7). Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra funerea? (Gb 38, 17). Lo ricoprono d’ombra i loti selvatici, lo circondano i salici del torrente (Gb 40, 22). I suoi occhi spiano l’infelice, sta in agguato nell’ombra come un leone nel covo. Sta in agguato per ghermire il misero, ghermisce il misero attirandolo nella rete (Sal 9, 30).

Custodiscimi come pupilla degli occhi, proteggimi all’ombra delle tue ali (Sal 16, 8). Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali (Sal 35, 8). Come ombra è l’uomo che passa; solo un soffio che si agita, accumula ricchezze e non sa chi le raccolga (Sal 38, 7). Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te mi rifugio; mi rifugio all’ombra delle tue ali finché sia passato il pericolo (Sal 56, 2). Dimorerò nella tua tenda per sempre, all’ombra delle tue ali troverò riparo (Sal 60, 5). A te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali (Sal 62, 8). La sua ombra copriva le montagne e i suoi rami i più alti cedri (Sal 79, 11).

Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte (Sal 87, 7). Tu che abiti al riparo dell’Altissimo e dimori all’ombra dell’Onnipotente (Sal 90, 1). I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco (Sal 101, 12). Abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ceppi (Sal 106, 10). Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene (Sal 106, 14). Scompaio come l’ombra che declina, sono sbattuto come una locusta (Sal 108, 23). Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra (Sal 120, 5).

L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa (Sal 143, 4). Chi sa quel che all’uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un’ombra? Chi può indicare all’uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole? (Qo 6, 12). Perché si sta all’ombra della saggezza come si sta all’ombra del denaro e il profitto della saggezza fa vivere chi la possiede (Qo 7, 12). E non sarà felice l’empio e non allungherà come un’ombra i suoi giorni, perché egli non teme Dio (Qo 8, 13). Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani. Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato (Ct 2, 3). La nostra esistenza è il passare di un’ombra e non c’è ritorno alla nostra morte, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro (Sap 2, 5). Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace (Sap 5, 9). Si vide la nube coprire d’ombra l’accampamento, terra asciutta apparire dove prima c’era acqua, una strada libera aprirsi nel Mar Rosso e una verdeggiante pianura in luogo dei flutti violenti (Sap 19, 7).

Da essa sarà protetto contro il caldo, egli abiterà all’ombra della sua gloria (Sir 14, 27). Una tenda fornirà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro i temporali e contro la pioggia (Is 4, 6). Dacci un consiglio, prendi una decisione! Rendi come la notte la tua ombra in pieno mezzogiorno; nascondi i dispersi, non tradire i fuggiaschi (Is 16, 3). Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffare dei tiranni è come pioggia d’inverno (Is 25, 4). Come arsura in terra arida il clamore dei superbi. Tu mitighi l’arsura con l’ombra d’una nube, l’inno dei tiranni si spegne (Is 25, 5). Siete partiti per scendere in Egitto senza consultarmi, per mettervi sotto la protezione del faraone e per ripararvi all’ombra dell’Egitto (Is 30, 2). La protezione del faraone sarà la vostra vergogna e il riparo all’ombra dell’Egitto la vostra confusione (Is 30, 3).

Ognuno sarà come un riparo contro il vento e uno schermo dall’acquazzone, come canali d’acqua in una steppa, come l’ombra di una grande roccia su arida terra (Is 32, 2). Vi si anniderà il serpente saettone, vi deporrà le uova, le farà dischiudere e raccoglierà i piccoli alla sua ombra; vi si raduneranno anche gli sparvieri, l’uno in cerca dell’altro (Is 34, 15). Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l’ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull’orologio di Acaz”. E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso (Is 38, 8). Siedi in silenzio e scivola nell’ombra, figlia dei Caldei, perché non sarai più chiamata Signora di regni (Is 47, 5). Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra (Is 49, 2).

Io ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano, quando ho disteso i cieli e fondato la terra, e ho detto a Sion: “Tu sei mio popolo” (Is 51, 16). All’ombra di Chesbòn si fermano spossati i fuggiaschi, ma un fuoco esce da Chesbon, una fiamma dal palazzo di Sicon e divora le tempie di Moab e il cranio di uomini turbolenti (Ger 48, 45). Il nostro respiro, l’unto del Signore, è stato preso nei loro trabocchetti, lui, di cui dicevamo: “Alla sua ombra vivremo fra le nazioni” (Lam 4, 20). Pregate perché il Signore ci dia forza e illumini i nostri occhi e si possa vivere all’ombra di Nabucodònosor, re di Babilonia, e all’ombra del figlio Baldassàr e servirli per molti anni e trovar grazia ai loro occhi (Bar 1, 12).

Anche le selve e ogni albero odoroso faranno ombra ad Israele per comando di Dio (Bar 5, 8). lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà (Ez 17, 23). Fra i suoi rami fecero il nido tutti gli uccelli del cielo, sotto le sue fronde partorirono tutte le bestie selvatiche, alla sua ombra sedettero tutte le grandi nazioni (Ez 31, 6). Popoli stranieri, fra i più barbari, lo tagliarono e lo distesero sui monti. Per ogni valle caddero i suoi rami e su ogni pendice della terra furono spezzate le sue fronde. Tutti i popoli del paese si allontanarono dalla sua ombra e lo abbandonarono (Ez 31, 12).

Anch’essi con lui erano scesi negli inferi fra i trafitti di spada, quelli che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra (Ez 31, 17). I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti e vi era in esso da mangiare per tutti. Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami; di lui si nutriva ogni vivente (Dn 4, 9). Sulla cima dei monti fanno sacrifici e sui colli bruciano incensi sotto la quercia, i pioppi e i terebinti, perché buona è la loro ombra. Perciò si prostituiscono le vostre figlie e le vostre nuore commettono adulterio (Os 4, 13). Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano (Os 14, 8).

Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all’ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città (Gn 4, 5). Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino (Gn 4, 6). il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata (Mt 4, 16). Egli stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17, 5).

Ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra” (Mc 4, 32). Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!” (Mc 9, 7). Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (Lc 1, 35). Per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1, 79). Fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro (At 5, 15).

Tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo! (Col 2, 17). Questi però attendono a un servizio che è una copia e un’ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto da Dio a Mosè, quando stava per costruire la Tenda: Guarda, disse, farai ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte (Eb 8, 5). E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendeva l’ombra sopra il luogo dell’espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari (Eb 9, 5). Poiché la legge possiede solo un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio (Eb 10, 1). Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento (Gc 1, 17).

La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1, 2). Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre (Gen 1, 4). E chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno (Gen 1, 5). E per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona (Gen 1, 18). Poi il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano verso il cielo: verranno tenebre sul paese di Egitto, tali che si potranno palpare!” (Es 10, 21). Mosè stese la mano verso il cielo: vennero dense tenebre su tutto il paese d’Egitto, per tre giorni (Es 10, 22).

Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva nelle fiamme che si innalzavano in mezzo al cielo; vi erano tenebre, nuvole e oscurità (Dt 4, 11). All’udire la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me (Dt 5, 23). Quelli gridarono al Signore ed egli pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; poi spinsi sopra loro il mare, che li sommerse; i vostri occhi videro ciò che io avevo fatto agli Egiziani. Dimoraste lungo tempo nel deserto (Gs 24, 7). Sui passi dei giusti Egli veglia, ma gli empi svaniscono nelle tenebre. Certo non prevarrà l’uomo malgrado la sua forza (1Sam 2, 9). Poiché l’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare tra le tenebre (Tb 4, 10).

Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikar. Non è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra? Ma Dio ha rigettato l’infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla luce mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di far morire Achikar. Per aver praticato l’elemosina, Achikar sfuggì al laccio mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel laccio, che lo fece perire (Tb 14, 10). Ecco un giorno di tenebre e di caligine, di tribolazione e angustia, di malessere e grande agitazione sulla terra (Est 1, 1g). Prima che me ne vada, senza ritornare, verso la terra delle tenebre e dell’ombra di morte (Gb 10, 21). Terra di caligine e di disordine, dove la luce è come le tenebre (Gb 10, 22).

Strappa dalle tenebre i segreti e porta alla luce le cose oscure (Gb 12, 22). Vanno a tastoni per le tenebre, senza luce, e barcollano come ubriachi (Gb 12, 25). Non crede di potersi sottrarre alle tenebre, egli si sente destinato alla spada (Gb 15, 22). Alle tenebre non sfuggirà, la vampa seccherà i suoi germogli e dal vento sarà involato il suo frutto (Gb 15, 30). Cambiano la notte in giorno, la luce – dicono – è più vicina delle tenebre (Gb 17, 12). Se posso sperare qualche cosa, la tomba è la mia casa, nelle tenebre distendo il mio giaciglio (Gb 17, 13).

Mi ha sbarrato la strada perché non passi e sul mio sentiero ha disteso le tenebre (Gb 19, 8). Tutte le tenebre gli sono riservate. Lo divorerà un fuoco non acceso da uomo, esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda (Gb 20, 26). Nelle tenebre forzano le case, di giorno se ne stanno nascosti: non vogliono saperne della luce (Gb 24, 16). Ha tracciato un cerchio sulle acque, sino al confine tra la luce e le tenebre (Gb 26, 10). L’uomo pone un termine alle tenebre e fruga fino all’estremo limite le rocce nel buio più fondo (Gb 28, 3). Quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre (Gb 29, 3).

Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre (Gb 38, 19). Si avvolgeva di tenebre come di velo, acque oscure e dense nubi lo coprivano (Sal 17, 12). Tu, Signore, sei luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre (Sal 17, 29). Non capiscono, non vogliono intendere, avanzano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra (Sal 81, 5). Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte (Sal 87, 7). Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi, la tua giustizia nel paese dell’oblio? (Sal 87, 13).

Hai allontanato da me amici e conoscenti, mi sono compagne solo le tenebre (Sal 87, 19). la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno (Sal 90, 6). Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono (Sal 96, 2). Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta (Sal 103, 20). Mandò le tenebre e si fece buio, ma resistettero alle sue parole (Sal 104, 28). Abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ceppi (Sal 106, 10). Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene (Sal 106, 14).

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto (Sal 111, 4). Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce (Sal 138, 12). Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita, mi ha relegato nelle tenebre come i morti da gran tempo (Sal 142, 3). Da coloro che abbandonano i retti sentieri per camminare nelle vie delle tenebre (Pr 2, 13). Chi maledice il padre e la madre vedrà spegnersi la sua lucerna nel cuore delle tenebre (Pr 20, 20). Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre (Qo 2, 13).

Gli iniqui credendo di dominare il popolo santo, incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte, chiusi nelle case, giacevano esclusi dalla provvidenza eterna (Sap 17, 2). Fosse un agricoltore o un pastore o un operaio impegnato in lavori in luoghi solitari, sorpreso cadeva sotto la necessità ineluttabile, perché tutti eran legati dalla stessa catena di tenebre (Sap 17, 16). Invece delle tenebre desti loro una colonna di fuoco, come guida in un viaggio sconosciuto e come un sole innocuo per il glorioso emigrare (Sap 18, 3). Eran degni di essere privati della luce e di essere imprigionati nelle tenebre quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli, per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge doveva esser concessa al mondo (Sap 18, 4). Furono perciò colpiti da cecità, come lo furono i primi alla porta del giusto, quando avvolti fra tenebre fitte ognuno cercava l’ingresso della propria porta (Sap 19, 17).

Errore e tenebre sono per gli empi e il male resta per i malvagi (Sir 11, 16). Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro (Is 5, 20). Fremerà su di lui in quel giorno come freme il mare; si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia e la luce sarà oscurata dalla caligine (Is 5, 30). E rivolgerà lo sguardo sulla terra ed ecco angustia e tenebre e oscurità desolante. Ma la caligine sarà dissipata (Is 8, 22). Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse (Is 9, 1).

Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: “Chi ci vede? Chi ci conosce?” (Is 29, 15). Udranno in quel giorno i sordi le parole di un libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno (Is 29, 18). Perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre (Is 42, 7). Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura. Tali cose io ho fatto e non cesserò di farle (Is 42, 16).

Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo (Is 45, 7). Per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli (Is 49, 9). Chi tra di voi teme il Signore, ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, speri nel nome del Signore, si appoggi al suo Dio (Is 50, 10). Se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio (Is 58, 10). Per questo il diritto si è allontanato da noi e non ci raggiunge la giustizia. Speravamo la luce ed ecco le tenebre, lo splendore, ma dobbiamo camminare nel buio (Is 59, 9). Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te (Is 60, 2).

O generazione! Proprio voi badate alla parola del Signore! Sono forse divenuto un deserto per Israele o una terra di tenebre densissime? Perché il mio popolo dice: Ci siamo emancipati, più non faremo ritorno a te? (Ger 2, 31). Date gloria al Signore vostro Dio, prima che venga l’oscurità e prima che inciampino i vostri piedi sui monti, al cadere della notte. Voi aspettate la luce, ma egli la ridurrà in tenebre e la muterà in densa oscurità! (Ger 13, 16). Perciò la loro strada sarà per essi come sentiero sdrucciolevole, saranno sospinti nelle tenebre e cadranno in esse, poiché io manderò su di essi la sventura, nell’anno del loro castigo. Oracolo del Signore (Ger 23, 12). Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce (Lam 3, 2). Ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell’orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre (Bar 6, 70).

Mi disse: “Hai visto, figlio dell’uomo, quello che fanno gli anziani del popolo d’Israele nelle tenebre, ciascuno nella stanza recondita del proprio idolo? Vanno dicendo: Il Signore non ci vede… il Signore ha abbandonato il paese…” (Ez 8, 12). Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te e stenderò sulla tua terra le tenebre. Parola del Signore Dio (Ez 32, 8). Svela cose profonde e occulte e sa quel che è celato nelle tenebre e presso di lui è la luce (Dn 2, 22). Benedite, luce e tenebre, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli (Dn 3, 72). Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile (Gl 3, 4).

Ecco colui che forma i monti e crea i venti, che manifesta all’uomo qual è il suo pensiero, che fa l’alba e le tenebre e cammina sulle alture della terra, Signore, Dio degli eserciti è il suo nome (Am 4, 13). Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del Signore? Sarà tenebre e non luce (Am 5, 18). Quindi per voi sarà notte invece di visioni, tenebre per voi invece di responsi. Il sole tramonterà su questi profeti e oscuro si farà il giorno su di essi (Mi 3, 6). Non gioire della mia sventura, o mia nemica! Se son caduta, mi rialzerò; se siedo nelle tenebre, il Signore sarà la mia luce (Mi 7, 8). Conosce quelli che confidano in lui quando l’inondazione avanza. Stermina chi insorge contro di lui e i suoi nemici insegue nelle tenebre (Na 1, 8). “Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità (Sof 1, 15).

il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata (Mt 4, 16). Mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti” (Mt 8, 12). Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti (Mt 10, 27). Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti (Mt 22, 13). E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti (Mt 25, 30). Per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1, 79).

La lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre (Lc 11, 34). Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore” (Lc 11, 36). Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti (Lc 12, 3). Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre” (Lc 22, 53)-

La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta (Gv 1, 5). E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie (Gv 3, 19). Di nuovo Gesù parlò loro: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12). Gesù allora disse loro: “Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va (Gv 12, 35). Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre (Gv 12, 46). Ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me (At 26, 18).

E sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre (Rm 2, 19). La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce (Rm 13, 12). Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio (1Cor 4, 5). E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo (2Cor 4, 6). Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? (2Cor 6, 14).

E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente (Ef 5, 11). E’ lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto (Col 1, 13). Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro (1Ts 5, 4). Voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre (1Ts 5, 5). Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (1Pt 2, 9).

Costoro sono come fonti senz’acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l’oscurità delle tenebre (2Pt 2, 17). Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre (1Gv 1, 5). Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità (1Gv 1, 6). E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende (1Gv 2, 8).

Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre (1Gv 2, 9). Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi (1Gv 2, 11). E che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno (Gd 1, 6). Il quinto versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e (Ap 16, 10).

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.

Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio (Gv 15.1-27)..[MORE]