VERSO IL NATALE DEL SIGNORE 2016 – RIFLESSIONI SULLE SETTE ANTIFONE MAGGIORI – CONCLUSIONE

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O Sapientia

(17 Dicembre)

Gesù è la Sapienza Eterna del Padre. Per mezzo di Lui il Padre ha creato l’universo visibile e invisibile, Angeli, uomini, animali, piante e ogni altra materia animata e inanimata. Tutto è stato fatto da Lui, per mezzo di Lui in vista di Lui. Il Verbo, o Sapienza del Padre, della creazione è anche la luce e la vita. Tutto vive per Lui, per mezzo di Lui. Il Padre, nel suo disegno di amore, ha stabilito che la Sapienza invisibile si facesse visibile, si facesse carne e dalla carne, per la carne, nella carne, redimesse, cioè riportasse tutta la creazione nella sua verità, luce, vita. Vi è però una differenza sostanziale tra la creazione e la redenzione. Nella creazione l’uomo era nella luce e nella vita, avrebbe dovuto attingere luce e vita sempre in Dio, nell’osservanza del suo comandamento. Con la sua disobbedienza ha perso la luce e la vita.

Ora l’uomo è senza luce e senza vita. Se vuole ritornare nella vita e nella luce, che sono ancora più mirabili, deve accostarsi alla Sapienza Incarnata, accogliere la sua Parola, come luce, divenire con Essa una cosa sola, così come Essa è una cosa sola con il Padre. Nella Sapienza visibile, con Essa e per Essa, divenire poi sapienza visibile per il mondo, per l’intera creazione. Solo in Cristo si è sapienza per noi e per il mondo. Ci si alimenta di Lui, si vive in Lui, si vive con Lui, si vivrà per Lui. Si darà vita e luce all’umanità e alla creazione. Questa fede noi manifestiamo, in essa crediamo, con essa vogliamo agire e operare per tutti i giorni della nostra vita: “O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ed arrivi ai confini della terra con forza, e tutto disponi con dolcezza: vieni ad insegnarci la via della prudenza”.

O Adonai

(18 Dicembre)

Adonai è il Signore Onnipotente, il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe che ha rivelato a Mose sul Monte Sinai il suo nome: “Io sono colui che sono”. Cosa è il Signore? È la vita, la luce, la verità, la sapienza, l’intelligenza, la scienza, è l’Essere che dona essere e vita a ciò che dovrà essere e vivere. Dona ogni cosa per creazione. Adonai è il Dio che scende con Mosè in Egitto per dare liberazione agli schiavi, vita ai morti, speranza ai senza speranza. Scende per aprire il Mare e far passare il suo popolo e condurlo nella terra dove scorre latte e miele. Adonai è il Dio che sull’Oreb dona la Legge della vita e della benedizione al suo popolo. Adonai è il Dio che per nutrire i figli d’Israele per ben quarant’anni ha fatto scendere la manna dal cielo e dalla roccia durissima ha fatto scaturire acqua viva per dissetare quanti eran consumati dall’arsura.

Gesù non è solo l’Adonai che si rivela, si manifesta, accompagna Mosè e per mezzo di lui compie prodigi in terra d’Egitto. Gesù è l’Adonai nella carne, venuto per costituire, quanti credono in Lui, “Adonai” nella sua carne, per compiere ogni prodigio di salvezza e di redenzione a favore del mondo intero. “Adonai” si è fatto carne, vero uomo. Oggi viene per assumere ogni carne, perché nella carne, possa compiere l’opera del ritorno nella vita e nella luce di ogni altro uomo. Questo significa che se io non dono a Lui la mia carne, così come l’ha data la Vergine Maria, anche se in modalità sostanzialmente diverse, Lui non potrà compiere la sua missione. Resta Adonai incarnato, ma senza la mia carne: “O Adonai, e condottiero di Israele, che sei apparso a Mosè tra le fiamme, e sul Sinai gli donasti la legge: redimici col tuo braccio potente”.

O Radix Iesse

(19 Dicembre)

Quando questa profezia è stata “gridata” da Isaia al suo popolo, la monarchia era consumata da ogni idolatria, immoralità, stoltezza, insipienza. Era albero secco. Nessun avrebbe mai potuto solamente immaginare che da essa sarebbe un giorno venuta la vita per l’intero universo. Ora “Iesse” è la Chiesa. È questa la nostra fede: dobbiamo credere che quando il corpo di Cristo, dal quale viene la salvezza, si fa corpo secco, arido, morto, perché consumato dall’idolatria e dell’immoralità, sempre il Signore farà sorgere, spuntare un virgulto dal quale la luce e la vita di Cristo si riversano nuovamente sul mondo. È questa la nostra speranza. Non certo per capacità umane, ma per promessa divina. La storia della Chiesa, “nuovo Iesse”, ci attesta questa verità e ogni giorno la rinnova, perché sempre lo Spirito Santo fa spuntare nuovi virgulti di luce e di vita.

La fede che deve sorgere nel nostro cuore è una sola: anche te, anche me, anche noi, possiamo essere chiamati dallo Spirito Santo ad essere questo virgulto di vita. Di per sé ogni discepolo di Gesù è fatto virgulto di Iesse per la redenzione e salvezza del mondo. Non tutti però si lasciano fare virgulto dallo Spirito. Lo Spirito ha bisogno di virgulti dai quali Lui deve agire per la conversione dei cuori. Scende con potenza, li crea, li forma, li manda. A volte lo Spirito crea questi virgulti da fuori della Chiesa, ma sempre per inserirli dalla Chiesa, perché è dalla Chiesa, dal corpo di Cristo che Lui opera: “O Radice di Jesse, che sei un segno per i popoli, innanzi a te i re della terra non parlano, e le nazioni ti acclamano: vieni e liberaci, non tardare”. Se il cristiano, in Cristo, per lo Spirito, non diviene segno, nessuna salvezza sorgerà.

O Clavis David

(20 Dicembre)

La chiave è lo Spirito Santo., Con lo Spirito Santo, che era tutto nel suo cuore, Gesù ha aperto il cuore del Padre e ci ha rivelato tutti i tesori della sua grazia, verità, amore, misericordia, perdono, compassione, desiderio di salvezza. Ha aperto le porte della luce e della vita. Con essa ha chiuso le porte della falsità, della stoltezza, della menzogna, dell’inganno, della morte. Con essa ha aperto le porte del Paradiso e chiuso le porte dell’inferno. Ha aperto le porte della vera moralità e ha chiuso tutte le porte dell’idolatria e dell’immoralità. Ha aperto le porte della vera conoscenza e adorazione di Dio e dell’uomo, della giustizia e dell’ingiustizia, della santità e del peccato. Sempre con questa chiave apre il cuore dell’uomo perché accolga la luce, lo chiude perché non entri in esso la tenebra. Questa chiave il Padre l’ha data a Cristo Gesù.

Questa chiave Cristo Gesù la dona ad ogni suo discepolo, ad una condizione: che accolga Lui come unica e sola Parola di vita eterna, entri in Lui, dimori in Lui, formi con Lui un solo corpo di redenzione e di salvezza. In Cristo, con Cristo, per Cristo, sempre il cristiano saprà aprire le porte della luce e chiudere le porte delle tenebre. Il fatto storico che oggi il discepolo di Gesù abbia chiuso le porte della luce e spalancato le porte delle tenebre, attesta e rivela che lui si è separato da Cristo, non abita in Cristo, non dimora in Cristo. Se non si è in Cristo, mai il cristiano potrà chiudere le porte dell’inferno ed esso si diffondere sulla terra: “O Chiave di David, e scettro della casa di Israele, che apri e nessuno chiude, chiudi e nessuno apre: vieni e libera dal carcere lo schiavo, che siede nelle tenebre, e nell’ombra della morte”.

O Oriens

(21 Dicembre)

Gesù è luce eterna, luce sempre dal Padre, luce sempre “derivata” e mai “sorgente”. Lui è luce eterna dalla luce eterna. Lui è eternamente luce generata, che ha sua volta genera, perché sempre generata dal Padre. Ora Gesù è la luce che si è fatta carne, perché dalla carne, nella carne, generi ogni altra luce. Dio non dona più la sua luce direttamente dal cielo, la dona dalla carne. La carne è quella di Cristo Gesù. Perché la carne divenga sorgente di luce è necessario che essa venga trasformata in luce e la si trasforma con la più pura e perfetta obbedienza alla Parola di Dio. Mosè sul monte, a contatto con Dio, aveva reso il suo volto luminoso, sorgente di luce. Gesù, sul monte, per un attimo manifestò ai suoi discepoli tutta la luce impressa nella sua carne, da lui nascosta perché gli uomini non rimanessero accecati da essa.

Se il cristiano, vuole essere sole che sorge, sole sempre nuovo, sempre all’inizio del giorno e mai alla fine di esso, sole che mai tramonta, deve necessariamente farsi carne nella carne di Cristo Gesù e attingere sempre luce dalla sua luce. Come Gesù è luce generata dal Padre, è sole perché luce generata, diviene luce generante, così è per il cristiano. Lui sarà luce generante se sempre rimane luce generata. Se si distacca dalla luce generante, diviene tenebra. Non appena il cristiano si distacca anche di un solo millimetro dalla luce generante, la sua luce non genera più. Comincia a divenire luce smorta, fino a spegnersi. O il discepolo è luce dalla luce o mai sarà luce che genera luce: “O astro che sorgi, splendore di luce eterna, e sole di giustizia: vieni ed illumina coloro che siedono nelle tenebre, e nell’ombra della morte”.

O Rex gentium

(22 Dicembre)

Gesù Signore è Re delle genti perché di essi è il Creatore, il Signore, la vita, la luce, la verità, la giustizia. Oggi è il Signore dalla carne, nella carne. È nella sua carne che le genti trovano verità, pace, vita, luce, unità, comunione. Il Padre ha deciso che non sarà più la Legge o la fede nella sua Parola che fanno di molti uomini un solo popolo, ma sarà la carne del Figlio suo, nella sua carne. Fuori della carne di Cristo, mai ci sarà unità tra uomo e uomo. Chi entra nella carne di Cristo, in essa sarà unito ad ogni altro uomo che è nella carne di Cristo. Chi è fuori della carine di Cristo, mai penserà come Cristo, perché mai sarà luce di Cristo, pensiero di Cristo, volontà di Cristo, sentimento di Cristo. Quando Cristo viene escluso da un popolo, da una civiltà, società, questa popolo, società, civiltà si condannano alla divisione. Diventano Torre di Babele.

La missione o il mandato di creare la comunione e l’unità dei popoli e delle nazioni oggi è affidato al cristiano. Lui, formando una unità di solo corpo con Cristo, nello Spirito Santo, è mandato dallo Spirito Santo per chiamare ogni altro uomo perché divenga corpo di Cristo. Corpo visibile e non invisibile, Corpo che testimonia Cristo, che lavora per formare il corpo di Cristo. Se il corpo di Cristo non viene formato, non solo il cristiano è omissivo nel mandato ricevuto, lascia che i popoli vivano della disarmonia, nella divisione, della guerra senza fine. È grande la missione del cristiano. Egli deve portare ogni uomo al suo Re, portandolo nella sua carne, perché diventi sua carne, suo corpo santo: “O Re delle Genti, da esse desiderato, e pietra angolare, che riunisci tutti nell’unità: vieni, e salva l’uomo, che hai plasmato dal fango”.

O Emmanuel

(23 Dicembre)

“Emmanuele” è il Figlio della Vergine, è il segno dato all’umanità che il Signore non è lontano dal suo popolo, non è il Dio che vive nel Cielo, non è il Dio spettatore, così come pensa Abacuc, delle oppressioni e delle iniquità dell’uomo. È il Dio con noi, che si fa noi, prendendo su di sé tutte le iniquità, i peccati, le malvagità degli uomini, nel suo corpo ed espia le colpe degli uomini sulla croce. L’Emmanuele è il Dio crocifisso per amore. È il Dio che prende la croce di ogni uomo e la porta in vece sua, al suo posto. L’Emmanuele è il Dio che vuole essere contemplato da Crocifisso, non più nella sua gloria eterna del cielo. Chi contempla il Crocifisso impara da Lui che ormai l’amore non è solo l’osservanza dei comandamenti. Questo è solo amore iniziale. Neanche è l’osservanza delle beatitudini. Anche questo è amore iniziale, incipiente.

Chi contempla l’Emmanuele sa che il vero amore supera infinitamente i Comandamenti. Questo è un amore di giustizia. Supera anche le Beatitudini. Esso è una more di dono di sé agli altri. Diviene amore crocifisso, cioè assunzione delle colpe, della trasgressioni, delle cattiverie, delle malvagità, malignità, ogni male dell’uomo e lo si espia nel nostro corpo crocifisso con Cristo, in Cristo, per Cristo. Se il cristiano non raggiunge questo amore di immolazione non per sé, ma per i suoi fratelli, il mondo rimane senza Emmanuele, perché nella storia è il cristiano l’Emmanuele di Cristo, per la redenzione di tutte le creature del Padre: “O Emmanuel, nostro re e legislatore, atteso dalle genti, e loro Salvatore: vieni a salvarci, Signore, nostro Dio”.