Venivano a prenderlo per farlo re
Ogni uomo è uomo se rimane dalla volontà di Dio, vivendo perennemente in essa. Satana ha voluto fare dell’uomo un non uomo, un diavolo come lui. Lo ha tentato. Vi è riuscito. La differenza tra l’uomo e Satana è però abissale. Pur essendo l’uomo, caduto nella tentazione, un diavolo come lui, non è però un diavolo al pari di lui, cioè autonomo nelle sue scelte. È sempre un diavolo sottomesso a lui, a lui obbediente in ogni suo comando. Da uomo sottomessa a Dio, l’uomo è divenuto non uomo, sottomesso a Satana. Si comprenderà che questa è la stoltezza più grande. Uscire dall’obbedienza a Dio che lo fa vero uomo per sottomettersi totalmente a Satana che ne fa un diavolo, un non uomo, un diavolo neanche autonomo, è il sommo della stoltezza e dell’insipienza. Satana così lavora. Vuole tutti a lui sottomessi.
Quando l’uomo esce dalla vera fede, vera obbedienza al suo Signore, quando è lui stesso a pensarsi la sua religione e la sua verità, sempre lavorerà in obbedienza a Satana, diventerà un tentatore per ogni suo fratello, volendo e desiderando che tutti siamo sottomessi alla sua volontà, ai suoi desideri, alle sue aspirazioni. Anche Cristo fu tentato. Fu tentato direttamente da Satana e indirettamente da tutti coloro che erano suoi servi, ministri della sua falsità. Oggi Gesù moltiplica i pani come segno del suo essere da Dio. Lui è vero profeta del Dio vivente. Il vero profeta non viene per moltiplicare i pani, per far scaturire l’acqua dalla roccia, per liberare l’uomo dalle piccole noie del quotidiano. Queste noie sono l’essenza della vita, sono la sua stessa vita. Da tutte queste cose è il Padre che ci libera con la sua divina ed eterna Provvidenza. Gesù è venuto invece per liberarci dal potere di Satana e ricondurci al Padre suo.
I Giudei vedono il segno operato da Gesù e subito pensano si sottrarlo alla sua missione, che è quella di rivelare il Padre e di manifestare all’uomo la vera via della vita. Vogliono che Gesù sia dalla loro volontà, dai loro bisogni, dalle loro necessità. Loro hanno bisogno di pane, non di Parola, non di Dio. Loro la parola ce l’hanno e anche Dio. A loro manca il pane materiale. Di questo pane hanno bisogno e per questo pane decidono di fare loro re Gesù Signore. Gesù si trova dinanzi ad una scelta di purissima fede: essere per i bisogni materiali degli uomini o per le esigenze di verità e di giustizia del Padre suo? Deve avere compassione della folla e mettersi al suo servizio oppure lasciare che il Padre suo faccia lui il servizio della carità e della misericordia, mentre lui dovrà dedicarsi al servizio della verità e della giustizia? Gesù si reca dal Padre suo, gli sottopone la tentazione che sente nel suo cuore, dal Padre riceve luce, viene confermato nella sua missione. I miracoli devono essere segni, non fine a se stessi.
Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo (Gv 6,1-15).
Gesù, dopo il colloquio con il Padre suo, sa che non si deve lasciare tentare dall’uomo. Non deve essere né dalle sue necessità materiali, né dalle sue urgenze quotidiane, né dalla sua fame, né dalla sua sete. Per tutte queste cose si preoccupa il Padre suo. Lui dovrà essere dal Padre per manifestare ad ogni uomo le esigenze, i bisogni, le urgenze del Padre, che sono di vera e sincera conversione, accoglienza della sua Parola, di purissima sottomissione alla sua volontà in ogni momento, in ogni luogo, di giustizia e verità celeste. A Gesù è chiesto di distinguere sempre quello che deve fare il Padre, quello che deve fare Lui, il Figlio, e quello che dovrà fare lo Spirito Santo. La salvezza dell’uomo è opera della Beata Trinità. La fede di Cristo Gesù è proprio questa: credere nel Padre e nello Spirito Santo e nella loro opera di salvezza. Credere anche nella volontà che il Padre ha su di Lui e nella sua opera di salvezza. Questa chiarezza di fede manca ai discepoli di Gesù. Ad ognuno è chiesto di sapere cosa deve fare lui, cosa deve fare il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, la Madre di Gesù, ogni altro fratello nella fede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci una purissima visione di fede.