Uno semina e l’altro miete
La Chiesa di Dio vive di tre necessari principi da osservare: la responsabilità personale nel seminare la Parola dinanzi allo Spirito Santo e ai suoi doni di grazia e verità, la comunione gerarchia nei doni dello Spirito Santo, l’unicità dell’opera e di conseguenza la comunione temporale tra il prima e il dopo. Il primi principio vuole che ognuno conosca nello Spirito Santo ciò che lui personalmente può e deve fare. Del suo può e del suo deve domani e anche oggi risponderà allo Spirito del Signore. La conoscenza della nostra personale missione ci protegge dal cadere nei moti di invia, gelosia, vanagloria, prepotenza e infinita stoltezza. Ci evita dal commettere il peccato di Maria e di Aronne, che divennero gelosi di Mosè.
Maria e Aronne parlarono contro Mosè, a causa della donna etiope che aveva preso. Infatti aveva sposato una donna etiope. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra. Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre verso la tenda del convegno». Uscirono tutti e tre. Il Signore scese in una colonna di nube, si fermò all’ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: «Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l’immagine del Signore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?». L’ira del Signore si accese contro di loro ed egli se ne andò. La nube si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa (Num 12,1-10).
La comunione gerarchica dei carismi, dei ministeri, delle vocazioni ci mantiene sempre nell’umiltà, sapendo che il Signore ha posto sopra di noi altri perché ci custodiscano nella verità e nella giustizia secondo Dio. Questo principio necessario, indispensabile oggi si sta sgretolando. Ognuno pensa e crede che sia sufficiente a se stesso. Ognuno si reputa voce dello Spirito del Signore, ignorando che lo Spirito si è obbligato alla comunione, perché Lui nella sua essenza è Comunione eterna e dove la sua Comunione è assente, lì lo Spirito è assente. Lo Spirito vuole essere controllato dallo Spirito. Anche il Papa è obbligato al controllo dello Spirito che aleggia su ogni altro figlio della Chiesa di Cristo Signore. Anche Gesù era sempre sotto il controllo dello Spirito. La comunione tra il Padre e il Figlio è nello Spirito Santo. Se questo principio si perde, lo Spirito si perde, la verità si perde, la missione del singolo si perde.
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,27-42).
Il terzo principio esige la comunione tra il prima e il dopo. Il dopo è sempre il frutto del prima. Ogni dopo deve divenire il prima per il dopo che verrà. C’è chi semina e chi raccoglie. Si raccoglie ciò che altri hanno seminato, si semina perché altri possano raccogliere. Se viene l’autunno e il grano non si semina, quando viene giugno nessuno mieterà e nessuno raccoglierà. La pastorale si fonda su questo principio. Semina e raccolto devono essere sempre nuovi. Se una persona oggi non semina la Parola, chi viene dopo mai potrà raccogliere. Se chi viene dopo non si mette subito a seminare, nessuno dopo di lui potrà raccogliere. Quando un campo è pieno di spine e ogni altra erba cattiva, è segno che nessuno ha seminato. Si può stare in una parrocchia senza seminare anche per cinquanta anni. Chi viene dopo subito dovrà iniziare non a raccogliere, ma a dissodare il terreno e a seminare. Invece tutti vorrebbero subito raccogliere. Se uno non ha seminato per molti anni, molti anni urgono per seminare, forse l’altro che segue raccoglierà. Anche questa comunione temporale tra il prima e il dopo è vissuta male.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità della nostra missione.