Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria

Chi legge la Scrittura sa che deve operare una distinzione netta tra la Parola e colui che la porta. Dio può affidare la sua Parola a chiunque: dotto, semplice, sacerdote, fedele laico, uomo, donna, piccolo, adulto, ricco, povero, maestro nell’eloquenza, impacciato nel suo discorso. Altra verità che urge conoscere vuole che sia la Parola il segno e la verità di se stessa. La Parola di Dio si compie sempre, la parola dell’uomo è una perenne falsa profezia.

Ma come facciamo noi a distinguere il vero profeta dal falso, la vera parola di Dio dalla falsa, dal momento che all’apparenza sono tutte e due simili? La prima linea per operare un sano discernimento è l’osservanza dei comandamenti. Chi vive i Dieci Comandamenti in ogni loro dettato per la mente e per il cuore, per lo spirito e per l’anima, di certo non può avere una parola che si contrappone ad essi. I Comandamenti sono la verità basilare, essenziale, necessaria per dire una parola vera. Se un uomo trasgredisce i Comandamenti non può avere una parola vera. La sua sarà certamente falsa. Nessun vero profeta è ladro, calunniatore dei suoi fratelli, adultero, avaro, malvagio, traditore della vera fede, disonesto, pieno di vizi e di peccato.

Sempre si è invece falsi profeti, falsi maestri, falsi apostoli, falsi dottori quando la vita viene conquistata dalla trasgressione dei Comandamenti, dei vizi, di ogni altra trasgressione. Poiché vizi e peccati sono visibili, difficilmente si possono nascondere, diviene impossibile anche nascondere la falsa profezia. Chi ascolta, vede e sa discernere. Può dire di una persona la sua profezia, il suo insegnamento non è vera Parola di Dio perché lui nella vera Parola di Dio non crede. Non crede perché non la osserva e neanche ha il rimorso della coscienza per non averla osservata. Il falso profeta è sempre giustificatore dei suoi peccati.

La seconda linea per separare vero e falso profeta è l’osservanza delle Beatitudini. Quando una persona è povera in spirito, mite, umile, misericordiosa, sa sopportare ogni ingiustizia per causa della verità, opera la pace, è affamata e assetata della giustizia, cioè della più pura conoscenza della volontà di Dio, allora la sua parola non può essere falsa. Lui è albero buono e anche le parole che proferisce sono buone. Ogni albero produce secondo la sua natura. Chi è misericordioso, umile, mite, giusto, dirà parole di misericordia, umiltà, giustizia, mitezza. Questa è la sua natura è secondo questa natura sempre produrrà.

Viene Gesù sulla nostra terra. Dai primi movimenti da Lui fatti nella nostra storia è manifesto a tutti che Lui è l’Uomo Buono. Non sa cosa sia il male. Vive per fare il più grande bene ai suoi fratelli. Lui si manifesta come un ottimo albero. Così era visto da tutti. Un ottimo albero non può produrre frutti cattivi. Non può dire una parola di bene e una di male. Non può essere vero profeta in un luogo e falso in un altro. La sua bontà attesta l’impossibilità di una parola che non sia perfettamente vera. Perché quelli di Nazaret si scandalizzano di Lui? Perché non vedono in Lui i segni della grandezza umana, i segni della regalità davidica, i fasti di una discendenza di alta nobiltà. È di misere origini. Il suo casato è povero, umile, semplice. Oltre tutto, queste persone sono anche ignoranti della loro storia. Mai Dio ha legato le sue scelte al casato. Davide stesso, il loro grande re, era prima un pastore di pecore, tanto piccolo e tanto semplice da non essere neanche invitato al banchetto. Samuele lo unse come re solo per comando di Dio.

Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando (Mc 6,1-6).

Anche Mosè quando fu scelto da Dio era un pastore di greggi, che vagava in un deserto e per di più era anche impacciato nel discorso. Di Gesù si ammira la sapienza, ma non si crede nelle sue parole. Si rimane stupiti del suo discorso, ma non gli si presta fede perché di casato povero. Ma anche noi ci comportiamo allo stesso modo. Abbiamo bisogno della persona che nessuno conosce oppure che ha un nome umano perché venga e ci parli. Viene, ci narra “Wintermärchen”, dice paroloni alti e difficili, suggerisce di arare il mare e di seminarvi in esso la sabbia e tutti se ne tornano a casa ratificati nelle loro teorie. Personalmente devo attestare che la più alta, vera, divina parola di teologia l’ho ascoltata dalle labbra di una donna umile, semplice, senza alcuna formazione di Alta Scuola. L’ho ascoltata e ha trasformato la mia vita. Non è venuta da me con il mantello del profeta né con la cintura di pelle ai fianchi. Era vestita nella forma più semplice e senza alcuna appariscenza da attrarre lo sguardo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci conoscere la vera Parola di Dio.