Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo – Al Signore Dio appartengono le porte della morte
14 Giugno
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo
Questo Salmo è un inno alle nozze del Re Eterno, Cristo Signore, con l’umanità. In Cristo Gesù vi sono due nozze. Le prime nozze furono quelle dell’Incarnazione ed esse furono celebrate nel seno purissimo della Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo. Nell’istante in cui Lei dice il suo sì a Dio, il Verbo si sposa per l’eternità con la natura umana, diviene uomo perfetto, vero uomo, uomo vero.
Ma vi sono le seconde nozze del Re Eterno. Queste nozze si celebrano nel seno della Croce, attraverso la propria immolazione, facendo del suo corpo un vero olocausto d’amore per il Padre suo. Queste nozze esigono e richiedono il dono del suo sangue per purificare la sposa, farla bella e santa al suo cospetto. Uno Sposo santo vuole una sposa santa, ma è Lui che deve santificarla. Come? Purificandola con il suo sangue.
Lo Sposo santo sale sulla croce versa il suo sangue, si acquista la sua sposa e ogni giorno è obbligato dal suo amore a purificarla, lavarla, rigenerarla con il suo sangue. Di questo mistero parla Paolo nella Lettera agli Efesini. Dove è detto chiaramente che Cristo Signore lava la sua sposa con il sangue. Lo attesta anche l’Apocalisse di Giovanni. I martiri lavano le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello.
Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito (Ef 5,21-33).
Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta.
E vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele:
dalla tribù di Giuda, dodicimila segnati con il sigillo; dalla tribù di Ruben, dodicimila; dalla tribù di Gad, dodicimila; dalla tribù di Aser, dodicimila; dalla tribù di Nèftali, dodicimila; dalla tribù di Manasse, dodicimila; dalla tribù di Simeone, dodicimila; dalla tribù di Levi, dodicimila; dalla tribù di Ìssacar, dodicimila; dalla tribù di Zàbulon, dodicimila; dalla tribù di Giuseppe, dodicimila; dalla tribù di Beniamino, dodicimila segnati con il sigillo.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 7,1-17).
Come la sposa è chiamata a lasciare la sua casa, così l’umanità di Cristo, sua vera sposa, da Cristo fu sempre condotta nella più perfetta obbedienza al Signore. Essa lasciò la casa del mondo alla quale mai era appartenuta per abitare solo e sempre nella casa del Padre. Così anche la Chiesa, seconda sposa di Cristo nella prima sposa, cioè nella sua umanità. Essa deve lasciare la casa del mondo per entrare tutta nella casa di Cristo, nella volontà del Padre, nella sua Parola. È la condizione per essere sposa degna di Gesù, sposa che lui domani dovrà introdurre nella casa eterna.
Al maestro del coro. Su «I gigli». Dei figli di Core. Maskil. Canto d’amore. Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce. Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre.
O prode, cingiti al fianco la spada, tua gloria e tuo vanto, e avanza trionfante. Cavalca per la causa della verità, della mitezza e della giustizia. La tua destra ti mostri prodigi. Le tue frecce sono acute – sotto di te cadono i popoli –, colpiscono al cuore i nemici del re.
Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale. Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni. Di mirra, àloe e cassia profumano tutte le tue vesti; da palazzi d’avorio ti rallegri il suono di strumenti a corda.
Figlie di re fra le tue predilette; alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio. Gli abitanti di Tiro portano doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo favore. Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo vestito. È condotta al re in broccati preziosi; dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presentate; condotte in gioia ed esultanza, sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai prìncipi di tutta la terra. Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni; così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre (Sal 45 (44) 1-18).
Ogni uomo è chiamato a compiere questo duplice sposalizio, ma in Cristo, con Cristo, per Cristo. Il primo sposalizio si compie nel battesimo. È in esso che lo Spirito Santo ci fa corpo di Cristo, vera sua sposa. Ma poi, non appena divenuti sposa di Cristo, si deve compiere il secondo sposalizio, quello con l’intera umanità e questo secondo sposalizio non si può compiere se non sulla croce, divenendo in Cristo vero olocausto di salvezza, sacrificio di soave odore per il Padre nostro che è nei cieli.
Come Cristo Gesù sottrasse la sua umanità al mondo e al principe di questo mondo per farla abitare sempre nella casa della Parola del Padre suo, così anche ogni sposa di Cristo deve sottrarre al mondo e al principe di questo mondo la sua umanità per portarla sempre nella casa del Vangelo. Come Cristo Gesù si acquistò la seconda sposa nella sua umanità versando il suo sangue ed espiando per essa, così ogni sposa di Cristo deve celebrare questo secondo sposalizio con l’umanità lavando la sua sposa con il suo sangue, offrendo il suo corpo in olocausto e in sacrificio al Padre celeste. Il proprio sangue è necessario per acquistarsi l’umanità come propria sposa, necessaria questa sposa per essere in tutto simili a Cristo Signore.
La missione cristiana non è estrinseca al cristiano. Essa è necessaria per essere come Cristo, per essere vera sposa di Cristo, vero corpo di Cristo. Cristo dona il suo corpo assunto dalla Vergine Maria per assumere il corpo della Chiesa nel suo corpo. Il cristiano dona il suo corpo che è corpo di Cristo, sposa di Cristo per le acque del battesimo, per sposare l’umanità, perché essa divenga sua vera sposa in Cristo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vere spose di Cristo.
Al Signore Dio appartengono le porte della morte
Questo Salmo inneggia al Dio d’Israele, potente contro tutti i malvagi, amico dei poveri e dei derelitti. È Lui il vittorioso, colui che vince per vincere ancora. Nulla può opporsi alla sua forza. Nessuno potrà mai contrastare il suo volere. Lui è il Signore della storia, di ogni storia. Neanche la morte ha potere sopra di Lui. Lui è anche il Signore della morte e apre le sue porte a suo piacimento. Lui è il Dio della vita contro la stessa morte. Il profeta Osea annunzia che Dio è capace di strappare anche dalle mani della morte. Nulla è impossibile per Lui. Cristo Gesù non fu forse strappato dalle sue mani? Il Padre celeste non è sceso nel sepolcro e lo ha liberato in modo definitivo ed eterno?
Quando Èfraim parlava, incuteva terrore, era un principe in Israele. Ma si è reso colpevole con Baal ed è decaduto. Tuttavia continuano a peccare e con il loro argento si sono fatti statue fuse, idoli di loro invenzione, tutti lavori di artigiani. Dicono: «Offrite loro sacrifici» e mandano baci ai vitelli. Perciò saranno come nube del mattino, come rugiada che all’alba svanisce, come pula lanciata lontano dall’aia, come fumo che esce dalla finestra. «Eppure io sono il Signore, tuo Dio, fin dal paese d’Egitto, non devi conoscere altro Dio fuori di me, non c’è salvatore fuori di me. Io ti ho protetto nel deserto, in quella terra ardente. Io li ho fatti pascolare, si sono saziati e il loro cuore si è inorgoglito, per questo mi hanno dimenticato.
Perciò io sarò per loro come un leone, come un leopardo li spierò per la via, li assalirò come un’orsa privata dei figli, spezzerò la corazza del loro cuore, li divorerò come una leonessa; li sbraneranno le bestie selvatiche. Israele, tu sei rovinata e solo io ti posso aiutare! Dov’è ora il tuo re, che ti possa salvare? Dove sono i capi in tutte le tue città e i governanti di cui dicevi: “Dammi un re e dei capi”? Ti ho dato un re nella mia ira e con sdegno te lo riprendo. L’iniquità di Èfraim è chiusa in luogo sicuro, il suo peccato è ben custodito. I dolori di partoriente lo sorprenderanno, ma egli è figlio privo di senno, non si presenterà a suo tempo pronto a uscire dal seno materno. Li strapperò di mano agli inferi, li riscatterò dalla morte? Dov’è, o morte, la tua peste? Dov’è, o inferi, il vostro sterminio? La compassione è nascosta ai miei occhi».
Èfraim prosperi pure in mezzo ai fratelli: verrà il vento d’oriente, si alzerà dal deserto il vento del Signore e farà inaridire le sue sorgenti, farà prosciugare le sue fonti, distruggerà il tesoro e ogni oggetto prezioso (Os 13,1-15).
È questa la fede di Gesù che lo accompagna sulla croce. Il Padre di certo verrà e mi libererà dalla morte mentre sarò nel suo seno. Dio è colui che libera dalla morte proprio mentre si è nel suo seno. Oggi ha liberato Cristo Gesù. Ha liberato dalla morte anche la Madre sua. Domani nell’ultimo giorno libererà tutti i suoi eletti e li avvolgerà della gloriosa risurrezione del Figlio suo. Veramente il nostro Dio è più forte della morte.
Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto. Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi; come si scioglie la cera di fronte al fuoco, periscono i malvagi davanti a Dio. I giusti invece si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che cavalca le nubi: Signore è il suo nome, esultate davanti a lui. Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. Solo i ribelli dimorano in arida terra. O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto, tremò la terra, i cieli stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio d’Israele.
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, la tua esausta eredità tu hai consolidato e in essa ha abitato il tuo popolo, in quella che, nella tua bontà, hai reso sicura per il povero, o Dio.
Il Signore annuncia una notizia, grande schiera sono le messaggere di vittoria: «Fuggono, fuggono i re degli eserciti! Nel campo, presso la casa, ci si divide la preda. Non restate a dormire nei recinti! Splendono d’argento le ali della colomba, di riflessi d’oro le sue piume».
Quando l’Onnipotente là disperdeva i re, allora nevicava sul Salmon. Montagna eccelsa è il monte di Basan, montagna dalle alte cime è il monte di Basan. Perché invidiate, montagne dalle alte cime, la montagna che Dio ha desiderato per sua dimora? Il Signore l’abiterà per sempre.
I carri di Dio sono miriadi, migliaia gli arcieri: il Signore è tra loro, sul Sinai, in santità. Sei salito in alto e hai fatto prigionieri – dagli uomini hai ricevuto tributi e anche dai ribelli –, perché là tu dimori, Signore Dio! Di giorno in giorno benedetto il Signore: a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte. Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici, la testa dai lunghi capelli di chi percorre la via del delitto.
Ha detto il Signore: «Da Basan li farò tornare, li farò tornare dagli abissi del mare, perché il tuo piede si bagni nel sangue e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici».
Appare il tuo corteo, Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario. Precedono i cantori, seguono i suonatori di cetra, insieme a fanciulle che suonano tamburelli. «Benedite Dio nelle vostre assemblee, benedite il Signore, voi della comunità d’Israele». Ecco Beniamino, un piccolo che guida i capi di Giuda, la loro schiera, i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
Mostra, o Dio, la tua forza, conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi! Per il tuo tempio, in Gerusalemme, i re ti porteranno doni. Minaccia la bestia del canneto, quel branco di bufali, quell’esercito di tori, che si prostrano a idoli d’argento; disperdi i popoli che amano la guerra!
Verranno i grandi dall’Egitto, l’Etiopia tenderà le mani a Dio. Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore, a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni. Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente! Riconoscete a Dio la sua potenza, la sua maestà sopra Israele, la sua potenza sopra le nubi. Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario. È lui, il Dio d’Israele, che dà forza e vigore al suo popolo. Sia benedetto Dio! (Sal 68 (67) 1-36).
San Paolo offre la verità della risurrezione di Cristo nella sua Prima Lettera ai Corinti. È una verità complessa che va sempre meditata perché diventi anche nostra fede.
Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
Ma qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore. Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Non tutti i corpi sono uguali: altro è quello degli uomini e altro quello degli animali; altro quello degli uccelli e altro quello dei pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale.
Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.
Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore (1Cor 15,1-58).
La risurrezione è l’opera delle opere di Dio. Essa è più potente di tutti i segni compiuti dal Signore in terra d’Egitto, nel deserto, nella terra di Canaan. Non tanto perché Cristo sia tornato in vita. Far ritornare una persona morta in vita lo hanno operato anche i profeti Elia ed Eliseo. Con Eliseo un morto è tornato in vita toccando solamente il suo sepolcro. Anche Gesù ha compiuto tre risurrezioni. La figlia di Giàiro, il figlio della vedova di Nain, il suo amico Lazzaro già da quattro giorni nel sepolcro.
La risurrezione di Gesù è ben oltre queste risurrezioni. Il Padre lo ha risorto ma anche trasformato, donandogli un corpo spirituale, incorruttibile, immortale, glorioso, di luce. Dio è luce e in luce ha trasformato il Corpo del suo Figlio Unigenito. Questa opera solo Dio l’ha operata. A nessun altro ha dato questo potere. Tanto grande è il nostro Dio. Non solo la morte è da Lui vinta, ma anche la creazione. Questa si modella secondo la sua volontà. Il corpo di Cristo Signore è stato modellato in purissima luce.
Nell’ultimo giorno il Signore chiamerà dalla polvere e anche a noi ridarà il nostro corpo. Lo darà glorioso ad immagine di quello di Cristo Gesù ai suoi eletti. Lo darà ignominioso a quanti non hanno accolto Lui come il Dio della loro vita e hanno tolto Cristo dalla storia perché non illuminasse gli uomini con la luce della sua Parola e li riscaldassi con il fuoco della sua grazia. La risurrezione dell’ultimo giorno, opera della sola onnipotenza divina che libera dalla morte, non sarà per tutti uguale, allo stesso modo che l’eternità non sarà per tutti la stessa. Sarà di gloria o di ignominia.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di purissima fede in Dio.