Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, i Catechismi della CEI, tutti gli Scritti del Magistero, la sempre più abbondante letteratura teologica, la stessa Scrittura Sacra a nulla servono, se il cristiano non può rispondere alla domanda di quel mondo profano, ateo, idolatra e anche religioso che gli chiede: “Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Tu, cristiano, cosa dici del tuo Cristo? Cosa ti ha fatto di particolare, speciale, perché tu debba difenderlo, dichiararlo il solo vero Dio e Signore? Cosa hai ricevuto da Lui, perché ti debba schierare per Lui fino al dono della tua stessa vita? Cosa ha di particolare che gli altri non hanno? Su cosa fondi la tua professione di fede? Qual è la verità della tua vita sulla quale si sostiene? Se Lui è speciale per te di certo qualcosa di speciale ti avrà pure fatto?

È questa la debolezza, la fragilità della nostra professione di fede. Essa la fondiamo sulla Scrittura, sui Libri del Catechismo, su questa o quell’altra teologia, su questa o quell’altra verità attinta non sappiamo neanche noi dove. Manca quel rapporto diretto, personale con Cristo Gesù, che ha dato la svolta alla nostra vita. Da ciechi ci ha resi vedenti, da morti ci ha tratti fuori del sepolcro, da immorali ci ha dato una vita pura e santa, da idolatri ed empi ci introdotto nella più pura verità, da una fede astratta, artificiale, libresca, ad una relazione personalissima con Lui. Da una risposta fondata su altri: “Lo dice lui…”, ad una risposta che sgorga da un cuore interamente rinnovato, pervaso, trasformato da Gesù Signore. O diamo alla nostra testimonianza, confessione e professione di fede una connotazione personale, o si gira a vuoto.

Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!» (Gv 9,1-17).

Tutti i grandi testimoni della vera fede sono partiti da questo incontro personale con Dio che ha modificato la loro esistenza: Abramo, Mosè, Giosuè, Samuele, Davide, i Profeti, i Sapienti di Israele, gli Apostoli. San Paolo cambiò la sua vita con l’incontro di Gesù. Tutti i Santi e le Sante della Chiesa sono portatori, portatrici di una esperienza personale con Cristo Signore. Tutti possono dire: “Prima ero… Ora sono”. Personalmente posso confessare che prima ero un teologo artificiale, un teologo di carta, un teologo che trasbordava idee da molti libri ad un solo libro. Ero un teologo cercatore di una verità asettica, estratta da libri per essere conservata in altri libri. Era una verità non attinta dal cuore di Dio, di Cristo, dello Spirito Santo. Era una verità da studio e da studio rimaneva. Non era una verità da vita, perché verità senza il Padre, senza il Figlio, senza lo Spirito Santo. Verità da se stessa e per se stessa.

Poi un giorno passò il Signore come per il cieco. Passò nelle vesti di una umile donna. Sputò sui miei libri di teologia, impastò la loro polvere, fece del fango, lo spalmò sui miei occhi e lui stesso mi immerse nella piscina del suo Santo Spirito, riversandolo in me e su di me. Mi affidò il suo cuore da studiare. Mi disse che era nascosto in ogni pagina della Scrittura Santa. Lì è tutto nascosto per intero e solo lì lo avrei scoperto, trovato, compreso non però in un solo giorno. Avrei scoperto di esso una piccola luce al giorno, con grande lentezza. Il suo cuore è così immenso, così vasto, da non poter essere compreso da nessun altro cuore. Una piccola luce ogni giorno questo sì, ma solo per grazia e solo se guidato dallo Spirito Santo e preso per mano dalla Madre sua. Da quel giorno dura questa difficile missione: studiare il cuore di Cristo Gesù. Dal cuore di Cristo si vede il Padre, lo Spirito Santo, la Chiesa, l’uomo. Dal cuore di Cristo, secondo il cuore di Cristo, l’uomo va servito, illuminato, amato, condotto al cuore di Cristo Gesù.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a penetrare nel cuore di Gesù.