Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?
Cristo è la carità del Padre. La prima carità che il Padre ci offre in Cristo, per Cristo, con Cristo, è la verità sulla quale camminare al fine di raggiungere la luce eterna. Senza questa prima carità, tutte le altre sono effimere. Esempio: a che serve rivestire un uomo di abiti di lusso, nutrirlo con gustose pietanze, dargli un’abitazione sfarzosa, se poi farà la fine del ricco cattivo, andando a finire nell’inferno? A che serve donare ad un uomo tutto sulla terra, per la terra se poi quest’uomo perde il cielo? Gesù lo dice con somma libertà: “A che serve ad un uomo se guadagna il mondo intero e poi perde la sua anima? Le cose di questo mondo non valgono una sola anima”. Prima va data la carità spirituale, la verità della salvezza e donando la verità della salvezza dell’anima, si fa anche la carità della salvezza del corpo.
Gesù vede un popolo confuso in ordine alla conoscenza della verità. Con amore, grande misericordia, infinita compassione, divina pietà, spiega loro che gli eventi della vita non attestano né che noi siamo nella verità e né che viviamo nell’ingiustizia. La torre può cadere. Chi muore non è colpevole e chi vive non è giusto. La giustizia e la colpevolezza la dice la Parola del Signore. Vivi la Parola del Signore? Sei giusto. Non la vivi? Sei colpevole. Alla Parola, alla verità, alla giustizia ci si deve sempre convertire. Mai si è pienamente convertiti ad essa. Se si vive una parola, non si vivono le altre. Se si osserva un comandamento, gli altri vengono trascurati. Tutta la Parola, tutta la Legge, tutti i Comandamenti vanno osservati. Allora si è convertiti e si è giusti. Altrimenti si è nell’ingiustizia, nel peccato, non si è convertiti.
Ma la conversione non serve per motivi umani, della terra. Serve per motivi soprannaturali, eterni. Serve per entrare domani nel regno eterno di Dio. Serve per godere nel Cielo l’eternità beata del Padre nostro. Serve per avere la salvezza nel paradiso. Senza conversione non si entra nel regno della vita. Oggi è questa verità che è stata cancellata dalla nostra fede, distruggendo e rendendo vana non solo la fede, ma tutte le strutture di essa: la Chiesa, i Sacramenti, la Preghiera, i ministeri, i carismi, lo stesso Vangelo. Se sono già salvo e nel Cielo, a che serve vivere il Vangelo, ascoltare la Chiesa, annunziare la verità, insegnare la sana dottrina? Ma esiste ancora la sana dottrina, dal momento che tutto è stato spazzato via da questo tornado distruttore della verità eterna? La Chiesa è obbligata ad amare dalla verità.
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”» (Lc 13,1-9).
Seconda, grande squisita carità. Dove aver insegnato i principi della verità che salva, si deve aiutare l’uomo a produrre frutti di verità, giustizia, amore, misericordia, pazienza, pietà, compassione, elemosina. Come si aiuta un uomo infruttuoso perché possa portare frutti? Riversando su di esso tutta la potenza dello Spirito Santo che è in noi. La carità non è solo comunione nello Spirito di Dio, ma è anche partecipazione, dono dello Spirito di Dio ai nostri fratelli. È questa l’acqua ed il concime che necessitano all’albero perché produca frutti. Se il cristiano non produce Spirito Santo, la sua carità è inefficace, inutile. È come se uno prendesse un morto, lo vestisse, lo nutrisse, gli leggesse la Scrittura, gli insegnasse la sana dottrina, gli curasse l’aspetto. Ma è un morto. È un albero secco. Mai potrà produrre un solo frutto.
Invece si invoca lo Spirito Santo su di lui, lo si vivifica, lo si risuscita alla vita di Cristo, lo si nutre di Vangelo, lo si ricolma di ogni grazia, quest’uomo produrrà di certo frutti buoni. Ma lo Spirito di Dio non si dona una volta solo in vita. Ogni giorno lo Spirito deve essere versato, donato, offerto. Lo Spirito va respirato come si respira l’aria. Un istante in cui non facciamo respirare il nostro Spirito Santo ai fratelli e questi ritornano nella loro morte spirituale. Oggi si pensa invece che sia sufficiente per vivificare l’uomo dargli qualche principio non negoziabile. Un morto non è in grado di sapere ciò che è negoziabile e ciò che è assoluto. È un morto. Per lui sono la stessa cosa. Invece gli si dona lo Spirito Santo, lo si risuscita a vita nuova, gli può essere donato tutto il Vangelo. Dono dello Spirito Santo e del Vangelo sono la carità perfetta del cristiano.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci datori di Spirito Santo e Vangelo.