Su quello che avrebbero potuto fare a Gesù

Il peccato ha un suo “ordine religioso, sociale, civile, filosofico, teologico, morale, antropologico, scientifico, diplomatico”. Il peccato può regnare nel peccato, ma sempre il peccato più grande fagocita il peccato più piccolo. Le tenebre possono governare le tenebre, sempre le tenebre più fitte ingloberanno le tenebre più tenue. Il male può imperare sul male, sempre rispettando la sola legge del peccato: è del più forte dominare sul più debole.

Nel peccato, nelle tenebre, nel male, non può entrare la luce, la verità, la giustizia, la Parola del Signore. Se quel mondo accogliesse la Parola, si scioglierebbe come neve al sole. Poiché esso è dura pietra e tale vuole rimanere, in esso non c’è posto per tutto ciò che viene da Dio. Il posto è solo per ciò che viene dal diavolo, dall’inferno, dall’idolatria, dall’immoralità, dalla superstizione, dall’ingiustizia, da ogni disordine morale e spirituale.

Gesù viene, porta la sua luce eterna in questo ordine di peccato. Vuole illuminare le coscienze sul vero bene e sul vero male secondo il Padre suo. È evidente che l’ordine del peccato rischia di sgretolarsi, andare in frantumi. Qual è la decisione dei responsabili di quell’ordine? Uccidere Gesù, toglierlo di mezzo. Quell’ordine sa come fare apparire giustizia ogni ingiustizia e come mostrare il male nella veste di un bene più grande e per questo si mette a studiare.

Quel mondo di peccato e di ordine di peccato si riunisce, si consulta, ascolta le varie soluzioni, vaglia le molteplici proposte. Una cosa è certa: la decisione è presa. Gesù deve morire. Deve lasciare questo mondo. Per lui non c’è posto. Quel mondo non tollera la sua presenza. Ora si tratta di scegliere la via migliore di tutte, quella che farà apparire la morte di Cristo come un peccato commesso non contro quest’ordine, ma contro il Dio che quest’ordine governa.

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù (Lc 6,1-11).

Su Gesù veglia il Padre celeste, lo Spirito Santo e tutto l’esercito celeste. Lui non lascerà questo mondo come vogliono loro, lo lascerà come e quando vorrà il Padre suo. Con divina sapienza di Spirito Santo Gesù attira la folla dalla sua parte, aiutandola a riflettere, a pensare secondo verità. In fondo la folla, anche se oppressa da quest’ordine di peccato, cerca sempre il bene, a suo modo, ma lo cerca, lo desidera, lo brama, lo vuole.

Gesù aiuta la folla perché si schieri dalla sua parte. Quell’ordine di peccato teme la folla. Sa che non può mettersi apertamente contro di essa e così Gesù potrà ancora continuare a squarciare con la sua potente luce quel mondo di tenebre e di oscurità infernale. La legge rituale cede il posto dinanzi alla legge della misericordia, della pietà, della compassione verso ogni uomo. Ad un uomo affamato si offrono anche le tovaglie dell’altare se necessario.

Ad una persona che non può usare la mano, perché paralizzata, sempre si può dare la guarigione. Amare, servire per amore, accudire per carità non è lavoro proibito. Questo lavoro di amore è gradito al Signore. Anzi per questo il giorno di riposo è stato creato da Dio: perché tutti i suoi figli scoprissero l’altro lavoro: quello della carità, dell’amore, della misericordia, della gratuita del servizio, della vera fratellanza, della gioia, della festa.

Purtroppo l’ordine di peccato non conosce l’amore, la carità, la giustizia, la verità. Conosce solo il suo egoismo, la sua superbia, la sua stoltezza, la falsità e l’ignoranza con la quale governa il mondo. Ma per questo Gesù è stato mandato dal Padre: per insegnarci la sola legge che non si conosce nel regno del peccato: quella del purissimo amore e della grande misericordia che giunge fino a dare la vita in riscatto per la salvezza del mondo intero. Cristo Gesù questo ha fatto: ha dato la vita per noi. Questo chiede ad ogni uomo: che doni la vita per i fratelli.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la legge del vero amore.