Su di lui si poserà lo spirito del Signore – In lui abbiamo sperato perché ci salvasse
20 Giugno
Su di lui si poserà lo spirito del Signore
Su Gesù lo Spirito si è posato il giorno del Battesimo nel fiume Giordano, dopo il Battesimo. In verità lo Spirito Santo è stato sempre su Gesù, dal primo istante del suo concepimento. Dopo il Battesimo si è posato lo Spirito con tutta la sua potenza di sapienza, conoscenza, fortezza, consiglio, intelletto, timore del Signore, pietà, per guidarlo, condurlo nella missione che Lui dovrà portare a compimento. Nessuna missione potrà essere vissuta se manca la guida e la conduzione dello Spirito Santo. Per ogni nuova missione che si riceve, sempre viene dato lo Spirito Santo.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,7-17).
Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Gv 1,29-34).
Nel Battesimo si riceve lo Spirito Santo per poter vivere da veri figli di Dio. Nella Confermazione è dato lo Spirito per vivere la missione di essere difensori e costruttori del regno di Dio. Nel Sacramento dell’Ordine si riceve lo Spirito per agire in nome di Cristo in ordine al dono della Parola e della grazia. Nella Confessione si riceve il dono dello Spirito che opera la creazione del cuore nuovo, distrutto dopo il peccato. Nel Sacramento dell’Eucaristia si riceve lo Spirito perché diventiamo un solo corpo con Cristo, corpo capace di portare a compimento la sua immolazione per la salvezza. Nel sacramento del matrimonio si riceve lo Spirito dell’unità, lo Spirito che deve formare due persone a vivere come sola ed unità carne. Nel sacramento dell’unzione si riceve lo Spirito Santo perché renda forti nella sofferenza e mantenga il sofferente sempre sulla via del Vangelo, la sola che porta nell’eternità beata.
Gesù viene ricolmato di tutta la potenza dello Spirito del Signore. Dovrà compiere l’opera della redenzione dell’uomo e in ogni istante della sua missione dovrà essere ancorato alla volontà del Padre. Non può deviare da essa neanche per una piccolissima distrazione. Tutta la volontà di Dio dovrà essere da Lui manifestata e attuata, detta e realizzata. Niente dovrà rimanere non portato a compimento.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa. In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la sua mano per riscattare il resto del suo popolo, superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Patros, dall’Etiopia e dall’Elam, da Sinar e da Camat e dalle isole del mare.
Egli alzerà un vessillo tra le nazioni e raccoglierà gli espulsi d’Israele; radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. Cesserà la gelosia di Èfraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Èfraim non invidierà più Giuda e Giuda non sarà più ostile a Èfraim. Voleranno verso occidente contro i Filistei, insieme deprederanno i figli dell’oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e i figli di Ammon saranno loro sudditi.
Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto e stenderà la mano contro il Fiume. Con la potenza del suo soffio lo dividerà in sette bracci, così che si possa attraversare con i sandali. Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall’Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dalla terra d’Egitto (Is 11,1-16).
Gesù è venuto perché il suo corpo, sulla croce, si trasformasse in roccia dalla quale far sgorgare lo Spirito per tutta l’umanità. Tutto il Vangelo secondo Giovanni rivela e manifesta questa verità. Cristo Gesù è Colui che dona lo Spirito e lo dona senza misura. Dal suo cuore trafitto sgorga abbondantissimo. Esso scaturisce sotto forma di acqua e sangue. L’acqua è lo Spirito, il sangue è la redenzione che si compie nei sacramenti della salvezza, sempre per opera dello Spirito Santo.
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui (Gv 3,31-36).
Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te» (Gv 4,5-26).
Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato (Gv 7,37-39).
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19,31-37).
Dopo averlo versato dalla Croce, Gesù lo alita il giorno di Pasqua sui suoi Apostoli e li costituisce “generatori” della Nuova Umanità. Essi dovranno andare per il mondo e dare ad ogni uomo lo Spirito Santo, attraverso la celebrazione dei sacramenti, ma anche versarlo sul mondo come Spirito di conversione con l’annunzio della Parola.
Una verità va subito detta. Se gli Apostoli non trasformano la loro voce in soffio di Spirito Santo da unire sempre al dono della Parola, lo Spirito che donano per via sacramentale non produce alcun effetto in ordine al cambiamento della vita. Prima viene la conversione e non c’è conversione se il ministro non è soffio di Spirito Santo su quanti lo ascoltano. Il sacramento necessita sempre della conversione.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,19-22).
San Luca, poiché separa la Pasqua dalla Pentecoste, non ha nel Cenacolo il dono dello Spirito Santo come Giovanni. Cristo Gesù dona loro solo lo Spirito di Intelligenza per la conoscenza delle Scritture. I discepoli devono comprendere il mistero della sua morte e risurrezione contenuto nelle Scritture e per questo dona loro lo Spirito .
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,44-49).
Tutta la redenzione è il frutto del corpo di Cristo, ma il frutto è dato per opera dello Spirito Santo. La nuova creazione di cui parla il profeta Isaia, creazione di pace tra i contrari, gli opposti, i nemici, è anch’essa opera dello Spirito del Signore, mediante però il corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Se la Chiesa non vive perennemente nello Spirito, così come Cristo viveva nello Spirito, mai essa potrà né operare la redenzione del mondo né cooperare alla creazione della nuova umanità.
Come lo Spirito è sgorgato dal corpo di Cristo sulla croce, così Lui sempre dovrà sgorgare dal corpo trafitto della Chiesa inchiodata alla croce della più perfetta obbedienza a Dio. Ogni disobbedienza a Dio allontana da noi lo Spirito, ma anche ci rende strumenti inutili in ordine alla redenzione e alla creazione della nuova umanità. Senza lo Spirito ogni missione divina si trasforma in una sterile missione umana.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci ricchi di Spirito Santo.
In lui abbiamo sperato perché ci salvasse
Il banchetto che il Signore preparerà per tutti i popoli sul suo santo monte è vera immagine dell’Eucaristia. A questo banchetto è invitato ogni uomo. Esso è vero banchetto di vita eterna, perché in esso ci si nutre di vita eterna. L’Eucaristia è Dio stesso che in Cristo, nel suo corpo, si dona in cibo ad ogni uomo. Si dona in cibo, perché mangiando Lui, porti a compimento l’opera della sua creazione. L’uomo è stato creato ad immagine di Dio e per mezzo dell’Eucaristia deve realizzare questa immagine e mostrarla al mondo. Questo è il mio Dio: così il cristiano deve gridare.
Il profeta Isaia vede la città di Gerusalemme, vera figura o immagine dell’umanità, un ammasso di macerie materiali e spirituali. Da sé Gerusalemme non si può né redimere, né salvare. Essa però spera nel suo Signore. Da Lui attende la salvezza. Anche l’umanità è chiamata a sperare nel Signore, ad attendere da Lui la salvezza. Dio opera ogni salvezza per mezzo del suo Figlio Unigenito che si incarna, diviene vero uomo, per compiere nel suo corpo il sacrificio di espiazione e di redenzione per la vita del mondo. Se però l’uomo non spera, non attende, anzi rifiuta e non vuole la salvezza del suo Dio, il sacrificio di Cristo è vano. Senza vera speranza non c’è salvezza.
Signore, tu sei il mio Dio; voglio esaltarti e lodare il tuo nome, perché hai eseguito progetti meravigliosi, concepiti da lungo tempo, fedeli e stabili. Poiché hai trasformato la città in un mucchio di sassi, la cittadella fortificata in una rovina, la fortezza degli stranieri non è più una città, non si ricostruirà mai più. Per questo ti glorifica un popolo forte, la città di nazioni possenti ti venera. Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffo dei tiranni è come pioggia che rimbalza sul muro, come arsura in terra arida il clamore degli stranieri. Tu mitighi l’arsura con l’ombra di una nube, l’inno dei tiranni si spegne.
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Moab invece sarà calpestato al suolo, come si pesta la paglia nel letamaio. Là esso stenderà le mani, come le distende il nuotatore per nuotare; ma il Signore abbasserà la sua superbia, nonostante l’annaspare delle sue mani. L’eccelsa fortezza delle tue mura egli abbatterà e demolirà, la raderà al suolo (Is 25,1-12).
La speranza è il frutto della fede. Si crea la vera fede in Dio, i cuori si aprono alla speranza. Se però la fede è falsa, anche la speranza è falsa. Ma si può creare una vera fede senza la verità che è contenuta nella Parola? Satana non tenta Cristo a sperare su una falsa fede. Non gli dice forse di gettarsi dal pinnacolo del tempio, ma sperando su una parola che Dio mai ha detto e mai proferito? Sperare nel Signore si può e si deve, ma solo sul fondamento della sua Parola. Parola e speranza sono una cosa sola. Chi annunzia la speranza senza la Parola, è un falso profeta e un diavolo. Il Salmista spera, ma solo sulla Parola del Signore. Lui crede nella Parola del suo Dio.
A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque in te spera non resti deluso; sia deluso chi tradisce senza motivo. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza; io spero in te tutto il giorno. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre. I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li ricordare: ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti. Per il tuo nome, Signore, perdona la mia colpa, anche se è grande. C’è un uomo che teme il Signore? Gli indicherà la via da scegliere.
Egli riposerà nel benessere, la sua discendenza possederà la terra. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza. I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, è lui che fa uscire dalla rete il mio piede. Volgiti a me e abbi pietà, perché sono povero e solo. Allarga il mio cuore angosciato, liberami dagli affanni. Vedi la mia povertà e la mia fatica e perdona tutti i miei peccati. Guarda i miei nemici: sono molti, e mi detestano con odio violento. Proteggimi, portami in salvo; che io non resti deluso, perché in te mi sono rifugiato. Mi proteggano integrità e rettitudine, perché in te ho sperato. O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce (Sal 25 (24) 1-22).
Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango della palude; ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore. Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli né verso chi segue la menzogna. Quante meraviglie hai fatto, tu, Signore, mio Dio, quanti progetti in nostro favore: nessuno a te si può paragonare! Se li voglio annunciare e proclamare, sono troppi per essere contati. Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo».
Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore, la tua verità e la tua salvezza ho proclamato. Non ho celato il tuo amore e la tua fedeltà alla grande assemblea. Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia; il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre, perché mi circondano mali senza numero, le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere: sono più dei capelli del mio capo, il mio cuore viene meno. Dégnati, Signore, di liberarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto. Siano svergognati e confusi quanti cercano di togliermi la vita. Retrocedano, coperti d’infamia, quanti godono della mia rovina. Se ne tornino indietro pieni di vergogna quelli che mi dicono: «Ti sta bene!». Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano; dicano sempre: «Il Signore è grande!» quelli che amano la tua salvezza. Ma io sono povero e bisognoso: di me ha cura il Signore. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: mio Dio, non tardare (Sal 40 (39) 1-18).
Chi è allora Cristo Gesù? È il Realizzatore di tutte le “speranze annunziate” del Padre, cioè di tutte le sue profezie, i suoi oracoli, i suoi giuramenti, le sue promesse, ogni sua Parola. Nessuna Parola di Dio è rimasta inadempiuta, irrealizzata. Cristo Gesù le ha portate tutte a fruttificazione. A partire da questa verità di Gesù Signore, chi dovrà essere il cristiano, il suo discepolo? Colui che porta a compimento tutte le Parole di Gesù, tutte le sue profezie, tutti i suoi giuramenti, tutte le promesse.
È il cristiano la verità di Gesù, l’attestazione che il Vangelo è vero, allo stesso modo che è Gesù che attesta che Dio è vero. Come in Cristo tutte le Parole di Dio sono divenute vita, realtà, concretezza, realizzazione, così anche nel cristiano tutte le Parole di Gesù devono divenire vita, concretezza, realizzazione. Come Cristo Signore è la sola vera via per creare la fede nel Padre, così il cristiano deve essere la sola via per creare la fede in Gesù Signore. Come Cristo è la manifestazione della speranza nel Padre, così il cristiano deve essere la manifestazione della speranza in Cristo.
Se il cristiano non diventa per il mondo vera manifestazione, attestazione, certificazione della vera salvezza in Cristo Gesù, mai si potrà creare la vera speranza. Manca il fondamento storico, la visibilità immediata della speranza. Su quale Parola si può creare la speranza se non sul cristiano che è Parola di Cristo Gesù allo stesso modo che Gesù è Parola del Padre? È il cristiano in Cristo e nello Spirito Santo la vera speranza di Cristo, allo stesso modo che Cristo in Dio e nello Spirito Santo era la vera speranza del Padre. Chi vedeva Cristo lo gridava: Dio è venuto a visitare il suo popolo. Così deve anche gridarlo chi vede un cristiano: Cristo è venuto a salvare il suo popolo. Un solo corpo, una sola speranza, una sola fede, una sola Parola, una sola vita, una sola confessione deve regnare tra Cristo e il cristiano, vera Parola di Gesù Signore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera Parola di Gesù.