Stabilirò per sempre la tua discendenza – Una luce è spuntata per il giusto
16 Giugno
Stabilirò per sempre la tua discendenza
Ogni uomo ha bisogno di rinnovare la sua speranza. Ma per quale vie essa si rinnova? Il Salmo ci insegna che vi è una sola via perché essa possa divenire la luce che ci attrae e la forza che ci spinge. Questa via ha un solo nome: ricordo delle opere di Dio, ricordo di ogni sua Parola, ogni sua Profezia, ogni sua Promessa. Opere e parole di Dio sono l’unico e solo fondamento della nostra speranza.
Quando una Parola esce dalla bocca del Signore, essa si compie sempre. È il compimento della Parola il fondamento di ogni vera speranza. Quanto il Signore dice lo attua sempre, lo compie, lo realizza. Nessuna Parola del Signore è rimasta mai inadempiuta. Sapendo questo, su di essa si costruisce la propria casa, sia nel presente che nel futuro. Spetta a chi è guida del popolo, fondare ogni giorno la vera speranza.
Il Salmista vede un popolo confuso, smarrito, disorientato, senza speranza, deluso. Non vi sono vie umane per rialzare chi è sfinito, abbattuto, demoralizzato, distrutto. Lui prende la cetra e inizia a cantare le opere di Dio, ricorda le sue promesse, celebra la grandezza del suo Signore. Il Dio di ieri è anche il Dio di oggi, il Signore di ieri è il Signore di oggi. Colui che ieri ha compiuto prodigi e lo stesso di oggi.
Non è un altro Dio quello che il popolo adora oggi. Dio è lo stesso ieri, oggi, sempre. Come la sua Parola si è compiuta ieri, si compie oggi, domani, sempre. Mai il nostro Dio verrà meno nella sua essenza, mai verrà meno nelle sue parole, mai verrà meno in una sola sua profezia. È questa verità la roccia sulla quale è possibile costruire la speranza dell’uomo. La sua Parola è eterna e intramontabile. Lui dice e le cose sono.
L’errore nostro è uno solo: aver costruito un Dio senza Parola, aver costruito una religione senza verità storica di Dio. Ogni religione senza la Parola storica di Dio, senza la sua profezia, la sua promessa, i suoi giuramenti, è una religione artificiale. Sulla religione artificiale non si può costruire la speranza. Ma neanche la verità di Dio è possibile stabilire se manca la sua Parola circostanziata, specifica, particolare.
Iniziamo a cantare il nostro Dio, celebrare la sua Parola, narrare le sue profezie. Sempre riaccenderemo la speranza nei cuori. La luce si riaccenderà e il cammino dell’uomo nel presente e verso il suo futuro si rischiarerà. Ma senza la Parola puntuale di Dio, nessuna speranza nascerà. Il Salmista inizia ricordando la promessa fatta da Dio a Davide. È una Parola che mai verrà meno. Il regno di Dio verrà. È certezza.
Maskil. Di Etan, l’Ezraita. Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: «È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono». I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore, chi è simile al Signore tra i figli degli dèi? Dio è tremendo nel consiglio dei santi, grande e terribile tra quanti lo circondano.
Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti? Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda. Tu domini l’orgoglio del mare, tu plachi le sue onde tempestose. Tu hai ferito e calpestato Raab, con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, il Tabor e l’Ermon cantano il tuo nome. Tu hai un braccio potente, forte è la tua mano, alta la tua destra.
Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, amore e fedeltà precedono il tuo volto. Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia.
Perché tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte. Perché del Signore è il nostro scudo, il nostro re, del Santo d’Israele.
Un tempo parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo: «Ho portato aiuto a un prode, ho esaltato un eletto tra il mio popolo. Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza. u di lui non trionferà il nemico né l’opprimerà l’uomo perverso.
Annienterò davanti a lui i suoi nemici e colpirò quelli che lo odiano. La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte. Farò estendere sul mare la sua mano e sui fiumi la sua destra. Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Io farò di lui il mio primogenito, il più alto fra i re della terra. Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele. Stabilirò per sempre la sua discendenza, il suo trono come i giorni del cielo.
Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non seguiranno i miei decreti, se violeranno i miei statuti e non osserveranno i miei comandi, punirò con la verga la loro ribellione e con flagelli la loro colpa. Ma non annullerò il mio amore e alla mia fedeltà non verrò mai meno. Non profanerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa.
Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: certo non mentirò a Davide. In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo».
Ma tu lo hai respinto e disonorato, ti sei adirato contro il tuo consacrato; hai infranto l’alleanza con il tuo servo, hai profanato nel fango la sua corona. Hai aperto brecce in tutte le sue mura e ridotto in rovine le sue fortezze; tutti i passanti lo hanno depredato, è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
Hai esaltato la destra dei suoi rivali, hai fatto esultare tutti i suoi nemici. Hai smussato il filo della sua spada e non l’hai sostenuto nella battaglia. Hai posto fine al suo splendore, hai rovesciato a terra il suo trono. Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza e lo hai coperto di vergogna.
Fino a quando, Signore, ti terrai nascosto: per sempre? Arderà come fuoco la tua collera? Ricorda quanto è breve la mia vita: invano forse hai creato ogni uomo? Chi è l’uomo che vive e non vede la morte? Chi potrà sfuggire alla mano degli inferi? Dov’è, Signore, il tuo amore di un tempo, che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
Ricorda, Signore, l’oltraggio fatto ai tuoi servi: porto nel cuore le ingiurie di molti popoli, con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano, insultano i passi del tuo consacrato. Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen (Sal 89 (88) 1-53).
Ma chi può narrare le opere di Dio, annunziare le sue profezie, proclamare ogni sua Parola, ricordare tutti i suoi giuramenti? Solo chi in questa Parola vi abita, di questa Parola vive, questa Parola è divenuta suo pensiero, sua verità, sua stessa carne. Non vi può essere una relazione puramente esteriore, superficiale, artificiale, di puro e semplice studio, o cose del genere. Se la Parola è fuori di noi, è parola vana.
La Parola diviene creatrice di vera speranza, se ha già creato la vera speranza in noi. Può trasformare in vita la Parola di vita, chi ha già trasformato in vita per sé la Parola. La vita nasce dalla vita, la fede dalla fede, la speranza dalla speranza, la verità dalla verità che è colui che è chiamato a dare vita ai cuori attraverso l’annunzio della Parola di vita. Se colui che dice la Parola è morto alla Parola, mai potrà creare vita.
Il Salmista è pieno di Parola di Dio. Lui vive della sua Parola, della sua Parola si nutre, le sue opere contempla. Non le vede solo opere di ieri, le vede anche opere di oggi. La sua vita è intessuta da Dio oggi. Oggi il Signore lo crea ed oggi Lui vede compiersi in Lui ogni buona Parola del suo Dio. Vede e annunzia, vive e profetizza, è traformato in opera di Dio e può creare la speranza nei cuori. Chi allora può creare la vera speranza? Chi si vede ogni giorno opera di Dio, compimento della Parola di Dio, realizzazione di ogni sua profezia. Il Dio e la Parola che sono dentro di Lui, divengono via, segno, realtà per creare la speranza fuori di lui. È la sola via percorribile.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci creatori di speranza vera.
Una luce è spuntata per il giusto
La luce che spunta attesta che la notte è finita. Il regno delle tenebre è passato. Questa luce è Cristo che viene per rischiarare le nostre tenebre. San Paolo chiede ai cristiani di indossare le armi della luce per poter sempre sconfiggere le tenebre.
E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne (Rm 13,11-14).
Quali sono per Paolo le armi della luce? Quelle da lui manifestate nella Lettera agli Efesini. È quella corazza spirituale che ci farà essere sempre della luce.
Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, e affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare (Ef 6,10-20).
San Paolo, profondo conoscitore della Scrittura nella luce dello Spirito che sempre muove e governa la sua mente e il suo cuore, attinge l’immagine dell’armatura dal Libro della Sapienza. Dio è presentato ben armato mentre si prepara a scendere in campo in difesa dei suoi amici. È Lui infatti il loro difensore, custode, liberatore.
I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e di essi ha cura l’Altissimo. Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalle mani del Signore, perché li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo. Egli prenderà per armatura il suo zelo e userà come arma il creato per punire i nemici, indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio imparziale, prenderà come scudo la santità invincibile, affilerà la sua collera inesorabile come spada e l’universo combatterà con lui contro gli insensati. Partiranno ben dirette le saette dei lampi e dalle nubi, come da un arco ben teso, balzeranno al bersaglio; dalla sua fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Si metterà in fermento contro di loro l’acqua del mare e i fiumi li travolgeranno senza pietà. Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso e come un uragano li travolgerà. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti (Sap 5,15-23).
Per Paolo non è Dio che deve accorrere per difendere, custodire, liberare il giusto. È il giusto che deve mettere ogni cura e attenzione per non cadere nel male e il male è solo quello spirituale. Del male fisico il cristiano sa che deve farne un sacrificio al Signore, un’offerta a Lui gradita, offrendo anche il suo corpo per la redenzione dei suoi fratelli. Lui però deve sempre vigilare per non cadere nel male morale. Mai dalla luce deve ritornare nelle tenebre. Lui deve essere sempre luce che spunta sulla terra per illuminare ogni uomo. Cristo Gesù è luce e dona luce. La luce è vita. Se il cristiano è luce nella sua anima, nel suo corpo, nel suo spirito, dona luce. Se non è luce nella sua persona, mai potrà dare luce. Ma lui è stato fatto luce in Cristo Gesù. Deve crescere di luce in luce, di verità in verità, di Parola in Parola. Più crescerà e più la sua luce nessuno la potrà spegnere. Se invece rimane luce tenue, basta un nulla perché venga spenta e lui ritorni nelle tenebre di un tempo. Il cristiano deve essere luce sempre accesa, sempre ardente, sempre che brilla in mezzo agli uomini, nel mondo.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,14-16).
Dio Luce eterna. La Luce eterna di Dio è tutta in Cristo Gesù. Cristo Gesù è venuto, è spuntato in questo mondo. Ha posto la dimora in mezzo a noi per accedere con la sua luce ogni uomo. La Luce di Cristo è stata data tutta alla sua Chiesa, fondata su Pietro. È la Chiesa oggi che deve essere la luce collocata sul monte, posta sul candelabro. La Chiesa è Luce in ogni suo figlio. Se il cristiano non brilla, la luce di Cristo si oscura per lui e oscurandosi la luce di Cristo neanche quella di Dio più si vede.
Quando qualcuno afferma di non vedere la luce di Dio, di Cristo, della Chiesa, non la vede non perché Dio, Cristo, la Chiesa non siano più luce, ma perché il cristiano è tornato ad essere tenebra. Per lui la Luce eterna risplende nel mondo e per lui si spegne. Grande è la responsabilità del cristiano. Per lui gli uomini raggiungono la luce, se vogliono. Per lui, pur volendo, mai la potranno raggiungere. Lui è tenebra e non illumina. Si è spento come vera luce. Cristo Gesù e la Chiesa non vivono in lui.
Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte. Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sostengono il suo trono. Un fuoco cammina davanti a lui e brucia tutt’intorno i suoi nemici. Le sue folgori rischiarano il mondo: vede e trema la terra. I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. Annunciano i cieli la sua giustizia, e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Si vergognino tutti gli adoratori di statue e chi si vanta del nulla degli idoli. A lui si prostrino tutti gli dèi! Ascolti Sion e ne gioisca, esultino i villaggi di Giuda a causa dei tuoi giudizi, Signore.
Perché tu, Signore, sei l’Altissimo su tutta la terra, eccelso su tutti gli dèi. Odiate il male, voi che amate il Signore: egli custodisce la vita dei suoi fedeli, li libererà dalle mani dei malvagi. Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore. Gioite, giusti, nel Signore, della sua santità celebrate il ricordo (Sal 97 (96) 1-12).
È giusto che ci chiediamo: ma perché il Signore Gesù, il suo Messia, viene nel mondo come luce e perché tutto è nella sua luce? La risposta ce la offre il Vecchio Simeone.
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32).
Il mondo è nell’idolatria. Vive in una guerra e confusione di ignoranza. Non conosce il vero Dio. Ogni uomo adora un Dio da lui pensato, creato, immaginato, idealizzato. Gesù viene per liberarci da questa guerra e confusione. Lui viene e ci manifesta il vero Dio, il vero Padre celeste, il vero Signore, il vero Creatore. Viene per liberare il mondo dall’idolatria che è universale e generalizzata. Oggi anche il cristiano è vittima dell’idolatria del Dio unico. Anche lui ha abbandonato il Dio vivo e vero che è il padre del Signore nostro Gesù Cristo e si è fabbricato, costruito il suo Dio.
Se il cristiano, anche lui, vorrà conoscere il vero Dio, dovrà divenire una cosa sola con Cristo Gesù. Il Padre non si conosce se si è fuori di Lui, fuori del suo cuore, della sua mente, della sua anima, della sua divinità, del suo corpo, del suo Spirito. Se si è fuori di Lui si è anche fuori dello Spirito Santo e nessuna conoscenza sarà più possibile. Cristo non è solo il mediatore nella preghiera, è mediatore universale e di conseguenza anche nella conoscenza, nella scienza, nella sapienza, nella teologia, nella rivelazione, in ogni altra cosa, anche nella meditazione e riflessione. Nulla si fa dal di fuori di Lui, se non si diviene una cosa sola con Lui. Neanche lo si può pensare come uno strumento qualsiasi. Mi serve, lo uso, non mi serve, non lo uso, lo metto da parte. O il cristiano diventa una cosa sola con Cristo Gesù, oppure non sarà possibile alcuna vera mediazione. Il Mediatore è Cristo ed è in Cristo che si vive la sua mediazione.
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,25-30).
Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità (1Tm 2,1-7). Ora invece egli ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra (Eb 8,6-7).
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa. Ora, dove c’è un testamento, è necessario che la morte del testatore sia dichiarata, perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti, dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la Legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera con il sangue asperse anche la tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la Legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue non esiste perdono (Eb 9,15-22).
Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Non potevano infatti sopportare quest’ordine: Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata. Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele (Eb 12,18-24).
Sapendo chi è Cristo, luce e mediatore della luce, luce eterna del Padre che deve rivelarci la verità del Padre, sappiamo anche chi è il cristiano. Lui è luce dalla luce, nella luce, con la luce, per la luce di Cristo Gesù. Mai potrà essere luce di Cristo, se non è luce in Cristo, da Cristo, con Cristo. Il cristiano si deve “confondere” con la luce di Cristo Gesù, facendo con Lui una sola luce. Quando questo accade, allora anche lui rivela il Padre perché manifesta al mondo la luce di Gesù Signore.
Oggi l’errore di molti cristiani è uno solo: usare Cristo Gesù come si usa un qualsiasi altro strumento. Come lo strumento si prende e si lascia a seconda dell’uso che si fa di esso, così avviene con Cristo Gesù. Prendiamo Lui solo quando ci serve in qualche modo e spesso solo per qualche raccomandazione di preghiera e non tanto, perché per le preghiere ci si rivolge per lo più ai Santi, ritenuti più vicini a noi e anche potenti intercessori ognuno nel suo ramo e secondo le sue specialità.
Urge necessariamente cambiare modo di pensare e soprattutto di credere. Il cristiano è la luce che oggi deve spuntare per illuminare tutta la verità di Cristo, nella quale è la verità del Padre. Un esempio basta per tutti: parliamo di misericordia di Dio. Non diciamo che è Cristo che ci rivela la vera misericordia di Dio ed è Lui che ci indica la via per poter accedere ad essa. Senza Cristo avremo una misericordia artificiale.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera luce in Cristo Gesù.