SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE

Oggi la Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe, che è l’uomo dalla missione altissima. Lui è chiamato a dare al Figlio della Vergine Maria la discendenza davidica, perché possano in Lui compiersi tutte le antiche profezie del Signore in ordine al suo Messia. Gesù, per il concepimento verginale da Maria ad opera dello Spirito Santo, è vero Figlio di Dio e vero Figlio dell’uomo. Per il concepimento spirituale nel cuore di Giuseppe, ad opera dello Spirito Santo, è vero Figlio di Davide, vero Figlio di Abramo. Il Padre lo può eleggere come suo vero Messia e in Lui benedire tutte le famiglie della terra. Si compie in Lui la promessa fatta ad Abramo. È in Gesù la salvezza del mondo.

L’antifona d’ingresso ci presenta San Giuseppe come modello di vera saggezza e fedeltà. Può essere posto da Dio a capo della sua famiglia: “Ecco il servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia”. Ecco le due virtù richieste per chi il Signore pone a capo nella sua Chiesa e anche nella società: “Saggezza e fedeltà”. Con la saggezza si è sempre alla ricerca dell’attuale volontà di Dio. Con la fedeltà si è in perenne obbedienza a quanto Dio vuole, comanda, chiede. Giuseppe è saggio perché sempre agisce secondo la più grande giustizia e verità. È fedele perché ascolta il Signore e subito obbedisce ad ogni sua richiesta o comando. Tra la richiesta e l’obbedienza vi è l’immediatezza, l’istantaneità, il subito.

La preghiera di Colletta vede San Giuseppe come vero modello da imitare. Come Dio ha affidato a Giuseppe gli inizi della nostra redenzione, così anche ha affidato alla sua Chiesa di cooperare al compimento dell’opera della salvezza. Come San Giuseppe ha vissuto nel modo più santo la sua missione, così la Chiesa deve vivere la sua. Per questo si chiede l’intercessione dello Sposo castissimo della Madre di Dio. San Giuseppe intercede per la Chiesa e Di conceda ai figli della Chiesa di essere saggi e fedeli amministratori dei beni della salvezza eterna.

La prima lettura ricorda la promessa fatta da Dio a Davide: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”. Giuseppe, essendo figli di Davide, deve dare a Gesù la figliolanza regale. Lo deve fare suo vero figlio.

Lo farà, lasciando che lo Spirito Santo lo concepisca nel suo cuore, nel suo spirito, nella sua anima. Gesù è vero figlio di Giuseppe come è vero figlio di Maria. In Maria è stato concepito nel suo seno verginale. In Giuseppe è stato concepito nella sua anima e nel suo cuore. È questa la vera adozione: nascita dall’anima per opera dello Spirito Santo. Gesù, per lo Spirito Santo, è spirito dallo spirito, cuore dal cuore, anima dall’anima di Giuseppe, suo vero figlio. Così Giuseppe diviene vera immagine e figura della nostra adozione da parte di Dio. Per lo Spirito Santo siamo resi partecipi della natura divina. Non nasciamo dalla sua natura, della sua natura diviniamo parte.

Il Salmo responsoriale canta la fedeltà di Dio alla promessa giurata a Davide: “Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà”. Questa fede spesso manca nei cuori. Quando essi sono nel peccato, non vedono nulla di Dio. Neanche vedono Dio. Il peccato è cecità.

Dio invece sempre ricorda la sua parola, i suoi giuramenti, la sua alleanza: “Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono. Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza. Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele”. È questa la nostra fede: radicamento eterno nella Parola del Signore. Lui lo ha detto. Lui lo compirà. La sua fedeltà è eterna.

La seconda lettura ci rivela che: “Tutto è dalla fede di Abramo, il quale credette nella speranza contro ogni speranza”. Umanamente parlando non vi era alcun fondamento per credere nel compimento della Parola di Dio, dal momento che Dio stesso, nel comando dato ad Abramo, apparentemente distruggeva la sua Parola sulla quale la speranza di Abramo era fondata. La discendenza di Abramo era Isacco.

Il Signore comandava di sacrificare Isacco, speranza di Abramo. Abramo sacrifica la speranza credendo, contro la speranza da lui sacrificata, che il Signore avrebbe ugualmente mantenuto la Parola della speranza. Come? Solo Dio sa conservare in vita la Parola della speranza, chiedendo di sacrificare la stessa Parola della speranza. È questa la fede: “Credere nella Parola di Dio anche quando il Signore ci chiede di sacrificare il frutto della sua Parola e di conseguenza sacrificare la speranza nella quale abbiamo creduto e sulla quale abbiamo fondato la nostra vita”. Dio è infinitamente la storia e ogni apparenza della storia.

L’acclamazione al Vangelo ci rivela una sorprendente verità: “Beato chi abita nella tua casa, Signore: senza fine canta le tue lodi”. Giuseppe ha fatto Gesù figlio della casa di Davide. Gesù ha fatto Giuseppe figlio della casa di Dio. Maria e Giuseppe hanno dato una casa umana a Cristo, Cristo dona loro la sua casa divina, eterna.

Il Vangelo rivela i due momenti della vita di Giuseppe: la sua grande sapienza e la sua immediata, istantanea fedeltà al suo Signore. Con la sapienza Giuseppe pensa, desidera, sceglie il bene più grande per la Vergine Maria. Decide di agire nel modo più santo possibile. Lui si ritira dalla sua vita, senza però arrecare a Lei alcun danno, né fisico, né morale, né spirituale. È questa la giustizia di un uomo: pensare sempre il bene più grande per gli altri. Il giusto odia il male. Mai lo compie. Mai lo pensa. Se il giusto pensasse il male, non sarebbe giusto. Giuseppe è altamente giusto.

Ma Giuseppe è anche istantaneamente fedele. Ascolta una parola da parte del suo Signore e subito le dona attualizzazione: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Con la sua giustizia Giuseppe sta lontano dal male. Con la sua fedeltà Giuseppe compie tutto e solo il bene che gli viene comandato. Giustizia e fedeltà sono i pilastri sui quali la vita di Giuseppe è costruita. È una casa ben solida. Dio può costruire su di essa la sua salvezza. Ad essa può affidare Gesù Signore.

La preghiera sulle offerte chiede al Signore che sul modello di Giuseppe venga impostata tutta la nostra vita: “Donaci la stessa fedeltà e purezza di cuore, che animò san Giuseppe nel servire il tuo unico Figlio, nato dalla Vergine Maria”. Nessun ministero né evangelico né sacerdotale potrà viversi senza giustizia e senza fedeltà.

L’antifona alla comunione vede Giuseppe introdotto nella gloria eterna a motivo della fedeltà al ministero ricevuto: “Bene, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore”. La preghiera dopo la comunione chiede al Signore di “proteggere la sua famiglia e di custodire in noi i doni del suo amore di Padre”. Il ricordo gioioso di San Giuseppe deve accendere nei nostri cuori un amore più grande verso la missione che ci è stata affidata. Come Giuseppe dobbiamo crescere nella giustizia e nella fedeltà. Sono le due virtù necessarie per edificare sulla terra il regno di Dio.