SI MISERO A PARLARE IN LINGUE E A PROFETARE

LUNEDÌ 25 MAGGIO (At 19,1-8)

La profezia è purissimo dono dello Spirito Santo. Tracce di questo dono si trovano già nell’Antico Testamento: “Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li fece stare intorno alla tenda. Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!». E Mosè si ritirò nell’accampamento, insieme con gli anziani d’Israele” (Num 12,24-30). “Appena egli ebbe voltato le spalle per partire da Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti questi segni si verificarono il giorno stesso. Arrivarono là, a Gàbaa, ed ecco una schiera di profeti di fronte a loro; lo spirito di Dio irruppe su di lui e si mise a fare il profeta in mezzo a loro. Quanti lo avevano conosciuto prima, vedendolo d’un tratto fare il profeta con i profeti, si dissero l’un l’altro: «Che è accaduto al figlio di Kis? È dunque anche Saul tra i profeti?». Uno del luogo disse: «E chi è il loro padre?». Per questo passò in proverbio l’espressione: «È dunque anche Saul tra i profeti?»” (1Sam 10,1-12). San Paolo ci rivela che anche la confessione della verità di Cristo è frutto in noi dello Spirito Santo: “io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1Cor 12,3). La vera profezia riguarda il vero mistero di Dio, il vero mistero di Cristo Gesù, il vero mistero dell’uomo, il vero mistero della Parola, il vero mistero della salvezza. Nessuno può essere vero testimone di Gesù se non è colmo di Spirito Santo.

Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini. Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio.

Il parlare in lingue rivela che veramente lo Spirito del Signore è nel cuore del discepolo di Gesù: “Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2,1-4). Il parlare in lingue è solo segno della presenza dello Spirito. Poi si deve abbandonare questo dono, perché si deve parlare agli uomini dalla purezza di verità del mistero di Cristo Gesù. Non ci si converte al dono delle lingue, ma al mistero di Cristo Signore. Il dono delle lingue suscita interesse, attrazione. L’annunzio della verità di Cristo e del suo mistero converte. La lingua attrae a noi. L’annunzio del mistero attrae a Cristo. Il fine di ogni dono spirituale, compreso anche il dono della profezia, è uno solo: portare ogni cuore a Cristo Signore. Se i cuori non vengono portati a Cristo Gesù, l’uso dei doni spirituali è vissuto o vanamente o peccaminosamente, perché se ne fa uno strumento a servizio della propria gloria.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che tutto nel cristiano sia a servizio di Cristo Gesù.