Si allontanò e andò a impiccarsi

Giuda Iscariota, nei Vangelo, è paragonato ad Achitofel. Amico e consigliere di Davide. Al tempo della rivolta di Assalonne, lui abbandonò Davide e si schierò dalla parte del figlio, consigliandogli una strategia infallibile perché il re fosse catturato e ucciso. Sappiamo poi che Assalonne volle anche ascoltare Cusài. Accolse il consiglio di quest’ultimo e non seguì quello dell’altro. Achitofel, visto che il re non aveva seguito il suo consiglio, sellò l’asino e andò ad impiccarsi. “Achitòfel disse ad Assalonne: «Sceglierò dodicimila uomini: mi metterò a inseguire Davide questa notte, gli piomberò addosso mentre egli è stanco e ha le braccia fiacche, lo spaventerò e tutta la gente che è con lui si darà alla fuga; io colpirò solo il re e ricondurrò a te tutto il popolo, come ritorna la sposa al suo uomo. La vita di un solo uomo tu cerchi: la gente rimarrà tranquilla». Questo parlare piacque ad Assalonne e a tutti gli anziani d’Israele. Ma Assalonne disse: «Chiamate anche Cusài, l’Archita, e sentiamo ciò che ha in bocca anche lui». Quando Cusài fu giunto da Assalonne, questi gli disse: «Achitòfel ha parlato così e così: dobbiamo fare come ha detto lui? Se no, parla tu!». Cusài rispose ad Assalonne: «Questa volta il consiglio dato da Achitòfel non è buono». Cusài continuò: «Tu conosci tuo padre e i suoi uomini: sai che sono dei prodi e che hanno l’animo esasperato, come un’orsa privata dei figli nella campagna; poi tuo padre è un guerriero e non passerà la notte con il popolo. A quest’ora egli è nascosto in qualche buca o in qualche altro luogo; se fin da principio cadranno alcuni dei tuoi, si verrà a sapere e si dirà: “C’è stata una strage tra la gente che segue Assalonne”. Allora il più valoroso, anche se avesse un cuore di leone, si avvilirà, perché tutto Israele sa che tuo padre è un prode e che i suoi uomini sono valorosi. Perciò io consiglio che tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, si raduni presso di te, numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare, e che tu in persona vada alla battaglia. Così lo raggiungeremo in qualunque luogo si troverà e piomberemo su di lui come la rugiada cade sul suolo; di tutti i suoi uomini non ne resterà uno solo. Se poi si ritira in qualche città, tutto Israele porterà corde a quella città e noi la trascineremo nella valle, in modo che non se ne trovi più nemmeno una pietruzza». Assalonne e tutti gli Israeliti dissero: «Il consiglio di Cusài, l’Archita, è migliore di quello di Achitòfel». Il Signore aveva stabilito di render nullo il buon consiglio di Achitòfel per far cadere la rovina su Assalonne. Achitòfel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò l’asino e partì per andare a casa sua nella sua città. Mise in ordine gli affari della casa e s’impiccò. Così morì e fu sepolto nel sepolcro di suo padre” (Cfr, 2Sam 17,1-23).

Il peccato di Giuda è vero peccato contro lo Spirito Santo perché disperò del perdono di Dio e spinto dal rimorso andò ad impiccarsi. Per questo Gesù lo chiama figlio della perdizione. Poiché noi oggi non pensiamo secondo il Vangelo e la mente di Cristo Gesù, tutti, chi per un verso e chi per un altro, si stanno adoperando per introdurre la causa della santificazione di Giuda. Noi possiamo anche beatificarlo e santificarlo, resta il fatto che Gesù lo condanna, il Vangelo lo condanna, perché lui si è condannato alla morte eterna con la sua disperazione della salvezza.

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore (Mt 27,1-10).

Su Giuda Iscariota, Gesù nel Cenacolo fa esplicito riferimento al Salmo 42, mente Pietro si appella al Salmo 109, volendo e dovendo integrare il numero degli Apostoli: “Anche l’amico in cui confidavo, che con me divideva il pane, contro di me alza il suo piede (Sal 41 (40), 10).  Suscita un malvagio contro di lui e un accusatore stia alla sua destra! Citato in giudizio, ne esca colpevole e la sua preghiera si trasformi in peccato. Pochi siano i suoi giorni e il suo posto l’occupi un altro. I suoi figli rimangano orfani e vedova sua moglie. Vadano raminghi i suoi figli, mendicando, rovistino fra le loro rovine. L’usuraio divori tutti i suoi averi e gli estranei saccheggino il frutto delle sue fatiche. Nessuno gli dimostri clemenza, nessuno abbia pietà dei suoi orfani. La sua discendenza sia votata allo sterminio, nella generazione che segue sia cancellato il suo nome (Sal 109 (108) 10-13). Tutta la Scrittura rivela la verità su Giuda, sul suo peccato, sulle conseguenze di esso, sulla tragica fine da lui scelta. Noi che invece abitiamo nel mondo della falsità e della menzogna viviamo di misericordia che annulla ogni verità dalla terra. Da figli delle tenebre mai possiamo vedere la luce, a meno che non ci convertiamo alla Parola.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fa’ che il cristiano torni nella Parola di Gesù per vedere dalla verità.