Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!

Il vero umanesimo nasce dall’ascolto della Parola di Gesù Signore. Questa verità richiede, esige, domanda che colui che parla dica sempre la più pura Parola di Dio, di Cristo Gesù. Non la dica in una ripetizione o in una modalità di ieri. Chi parla una parola di salvezza, deve dire la Parola secondo la pienezza di verità che oggi lo Spirito Santo vuole che si dica.

Molti vorrebbero ascoltare, vengono per ascoltare, però cosa gli dona il datore della Parola del Signore? Molte volte parole umane. Altre volte pensieri di ieri, teologie di ieri, modalità di ieri, comprensioni di ieri, forme di ieri. Con un dono così mai potrà nascere l’uomo nuovo. Non viene nutrito di Parola nuova, secondo la verità nuova dello Spirito del Signore.

Quando chi dona la Parola è nello Spirito del Signore, cammina alla luce della sua scienza, rivelazione, saggezza, intelligenza, sa parlare ad ogni uomo secondo le esigenze del suo cuore. È al cuore che si deve parlare. Ma al cuore può parlare solo lo Spirito di Dio. Nessun uomo da se stesso è capace di parlare ad un cuore, smuovendolo e consegnandolo al suo Signore.

Penso spesso alla Donna di Samaria che Gesù ha incontrato al pozzo di Giacobbe. Se il Maestro fosse stato senza lo Spirito Santo, avrebbe intrattenuto con la donna un discorso storico, teologico, altamente dimostrativo della verità in sé. Mai però sarebbe entrato nel cuore della donna. Mai l’avrebbe conquistata al Padre suo. Mai ne avrebbe potuto fare una missionaria. Eppure secondo il Vangelo di Giovanni questa Donna è il modello di ogni vera missione. Ci si incontra con Cristo. Ci si dona a Cristo. Si porta a Cristo un intero villaggio.

Diceva loro: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa (Mc 4,21-34).

Possiamo dare tutta la Parola di Dio secondo l’attualità dello Spirito del Signore e le sue modalità di oggi. Questo però non significa che l’altro di certo ascolterà. L’altro potrebbe essere sordo di mente e di cuore, di volontà e di sentimento. In questo caso mai potrà nascere l’uomo nuovo. Finché la vera Parola di Dio non diviene nostra carne, nostro sangue, nostra vita, non vi è novità antropologica per alcuno. Possiamo possedere i più aggiornati ritrovati della tecnica e della scienza, possiamo anche concedere al nostro corpo ogni vizio e ogni peccato, ogni licenza e trasgressione, ma non per questo siamo uomini nuovi. Modernità e novità di vita non sono la stessa cosa. La modernità è un frutto della terra. La novità di vita è un frutto celeste.

Potrà mai un uomo duro di cuore, di mente, volontà, sentimenti aprirsi alla Parola del Signore? Lo potrà se alla Parola il predicatore o il missionario vi aggiunge la grazia. Ma di quale grazia di tratta? Della sua vita trasformata in un olocausto di amore per il Signore. Cristo Gesù ottenne la grazia della conversione del mondo per il suo olocausto. Questa grazia però deve essere storicizzata, attualizzata. Come? Divenendo il discepolo di Gesù olocausto di amore per il Padre in Lui, con Lui, per Lui. Divenendo con Gesù un solo olocausto d’amore, il discepolo attualizza e rende efficace oggi la grazia del suo Signore e con essa salva molti cuori. La salvezza di un cuore è il frutto di un duplice dono: della vera Parola di Dio e della grazia attualizzata del cristiano che si fa in Cristo Signore un solo sacrificio gradito a Dio. Attraverso questa duplice via, della Parola e della grazia, il Padre celeste dona a Cristo molti altri fratelli. Lo costituisce Salvatore, Redentore di una moltitudine di fratelli. Si offre a Dio la propria vita e si chiede che aggiunga altre pecore all’ovile di Gesù Signore. Ogni anima costa un olocausto.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci olocausto di salvezza.