Se un uomo ha cento pecore
Nella Nuova Alleanza, le legge che anticamente riguardava tutti i pastori del popolo di Dio, Gesù la applica ad ogni suo discepolo, pur rimanendo separate e distinte le due responsabilità: quella dei fedeli laici e l’altra dei pastori o vescovi e dei loro collaboratori nell’ordine sacerdotale, che sono i presbiteri. Ogni membro del corpo di Cristo, secondo la sua speciale vocazione, missione, carisma, ministero dovrà prendersi cura di ogni altro suo fratello. Nessuno potrà vivere per se stesso. Cristo è morto ed è risorto per tutti. Il discepolo di Gesù deve interessarsi della salvezza di ogni uomo. Ogni uomo da lui dovrà essere portato o riportato nell’ovile.
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.
Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidire con i piedi quella che resta. Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidito. Perciò così dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra. Poiché voi avete urtato con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna contro le più deboli fino a cacciarle e disperderle, io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora. Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. Stringerò con loro un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive. Abiteranno tranquilli anche nel deserto e riposeranno nelle selve (Ez 34,1-25).
Una comunità vive non solo se aggiunge sempre nuovi membri al corpo di Cristo, ma anche se cura quelli ammalati, dona vigore a quanti sono deboli, infonde speranza in chi è tribolato, cerca le pecore che si sono allontanate dall’ovile per ricondurle nuovamente in esso. Cercare le pecore confuse, smarrite, perdute è vera, anzi altissima opera di carità. Sovente però nella Chiesa si fa più chiasso quando si dona una scarpa vecchia ad un povero, e non invece quando un parroco, un ministro del Signore consuma un’intera vita per edificare secondo giustizia e verità il corpo di Cristo. Si grida perché si è vestito un corpo, si tace se si vestono le anime di Gesù. Anzi si giudica il presbitero e lo si chiama anche ozioso, solo perché si logora notte e giorno al fine di poter salvare qualche anima perché ritorni nella Chiesa e possa domani raggiungere l’ovile eterno. Questo accade perché non si crede più nella perdizione eterna e neanche nel peccato. si pensa ormai che nessuna anima sia smarrita e di conseguenza non c’è alcun bisogno che la si riporti all’ovile. Gesù ci chiede questa carità. Va fatta. Sempre. Da tutti.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda (Mt 18,1-14).
Vergine Madre, Angeli, Santi, insegnateci la vera carità spirituale senza trascurare le altre.