Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo

Un tempo, quando si studiava la morale, si operava un fine distinzione tra foro esterno e foro interno, tra cose apprese perché notorie, evidenti e cose di cui si viene a conoscenza nel segreto della confessione o della direzione spirituale. Altra grande differenza veniva operata tra il fatto o l’atto in sé e la coscienza, la volontà, la conoscenza, la volontarietà o involontarietà nel compiere la trasgressione di un Comandamento della Legge del Signore. Infine sempre si separava la materia grave dalla materia lieve. Anticamente la morale era assai complessa, ma anche armoniosa. Si gustava la sua finezza ed eleganza nel chiamare ogni cosa con il suo proprio nome. Oggi spesso si è assai grossolani, superficiali. Tutto si banalizza e alla fine tutto viene racchiuso in una sola frase interrogativa: “Che male c’è?”, oppure affermativa: “Non ho fatto nulla di male”. Non parliamo poi sulla tipologia della coscienza: retta, delicata, certa, formata, non formata, grossolana, lassa, supina, affettata, scrupolosa, influenzabile, non influenzabile, indurita, soffocata, totalmente cieca. Sono tutti questi elementi che ci aiutano non solo a definire il male, ma anche a stabilire la sua entità e responsabilità dinanzi a Dio.

Oggi si dice anche, riportando erroneamente una frase del Vangelo, che non si deve giudicare. Ma cosa significa: “Non giudicare” per Cristo Signore e cosa invece significa nel linguaggio corrente? Per Cristo Gesù il non giudizio significa impossibilità di valutare la colpevolezza di una persona. La colpevolezza la può misurare solo il Signore. Solo Lui conosce l’intimo di ogni uomo. Solo Lui giudica e solo Lui dona la pena. A noi è chiesto non di giudicare, perché dobbiamo mettere in atto ogni nostra possibilità di grazia e di verità per la salvezza del fratelli. Una di questa possibilità è la nostra capacità altissima di separare il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dal falso, il pensiero di Dio dal pensiero dell’uomo, ciò che viene dal cielo e ciò che viene dalla terra, perché viviamo di bene, di giusto, di vero, di pensieri di Dio, di sapienza e luce che discendono dall’alto, ci sono dati dal Signore. Se mi manca questo discernimento come posso sapere quale azione è buona per farla e quella cattiva per evitarla? Come faccio ad aiutare un fratello perché non pecchi di scandalo con gravissimo danno non solo per la vita nel presente, ma anche nell’eternità? Se manco di vero discernimento, come faccio a non commettere alcuna colpa verso il fratello o a non odiarlo, perché reputo che una sua azione sia peccaminoso nei miei confronti, mentre rispecchia la più pura verità evangelica? Oggi invece neanche più si vuole sentire dire che una cosa è contraria alla Legge del Signore. Neanche più si può annunciare il Vangelo che sempre ci indica il bene da operare e il male da evitare. Ognuno vuole vivere con una coscienza piatta, senza alcun segno né di bene e né di male. Salvo poi ad essere noi toccati nella carne viva, allora sì che gridiamo al male. Gesù ci avverte: ciò che è male per noi è male anche per gli altri. Se noi non lo desideriamo, neanche agli altri va fatto. Tutto ciò che per noi è male e noi poi lo facciamo agli altri, per esso saremo convocati in giudizio da Dio. A Lui dobbiamo rendere conto per l’eternità. L’inferno è pieno di anime che hanno fatto agli altri il male che la loro coscienza riteneva male per essi stessi.

Disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17,1-10).

Il discernimento sul bene e sul male, poiché i Comandamenti, dal primo all’ottavo, vanno osservati con opere visibili, è sempre da operare. Sempre si deve dire, naturalmente con saggezza di Spirito Santo: questo è conforme e questo è difforme, qui il comandamento è osservato e qui invece non è osservato, in modo che il trasgressore di converta e viva. Nel Vangelo secondo Matto, prima della regola del perdono, vi è l’atra regola: quella della correzione fraterna. Chi si pone fuori della Parola del Signore e persevera in essa, va corretto secondo la triplice regola evangelica. Se non c’è volontà di rientrare nell’osservanza della divina Parola, Gesù dice di trattarlo come un pubblicano, cioè come uno che non appartiene alla comunità, dal momento che non la edifica, ma la distrugge con i suoi scandali. Tutta questa finezza ed eleganza apparteneva alla morale di ieri. Oggi la finezza morale è sparita ed anche l’eleganza. Ci resta la rudezza e grossolanità di non aver ammazzato nessuno con le mani, mentre si fanno stragi con non più neanche con la calunnia, la menzogna, la falsa testimonianza, ma solo con il dichiarare diritto tutto ciò che è antiumano e disumano.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di coscienza morale evangelica.