Sarà dato a un popolo che ne produca i frutti

La superbia è il peccato padre di ogni altro peccato. Per superbia Lucifero, la luce più luminosa creata da Dio, fu trasformata in tenebre. A causa della superbia il Signore abbatte il trono dei potenti. Per superbia e per mancanza di obbedienza Dio ritira i suoi doni di grazia e verità.

Un governatore saggio educa il suo popolo, il governo dell’uomo di senno è ordinato. Quale il governatore del popolo, tali i suoi ministri; quale il capo di una città, tali tutti i suoi abitanti. Un re che non ha istruzione rovina il suo popolo, una città prospera per il senno dei capi. Il governo del mondo è nelle mani del Signore; egli vi suscita l’uomo adatto al momento giusto. Il successo dell’uomo è nelle mani del Signore, ma sulla persona dello scriba egli pone la sua gloria. Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia, l’uno e gli altri hanno in odio l’ingiustizia. Il regno passa da un popolo a un altro a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle ricchezze. Niente è più empio dell’uomo che ama il denaro, poiché egli si vende anche l’anima. Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere? Principio della superbia è allontanarsi dal Signore; il superbo distoglie il cuore dal suo creatore. Principio della superbia infatti è il peccato; chi ne è posseduto diffonde cose orribili. Perciò il Signore ha castigato duramente i superbi e li ha abbattuti fino ad annientarli. Il Signore ha rovesciato i troni dei potenti, al loro posto ha fatto sedere i miti. Il Signore ha estirpato le radici delle nazioni, al loro posto ha piantato gli umili. Il Signore ha sconvolto le terre delle nazioni e le ha distrutte fino alle fondamenta. Le ha cancellate dal consorzio umano e le ha annientate, ha fatto scomparire dalla terra il loro ricordo. Non è fatta per gli uomini la superbia né l’impeto della collera per i nati da donna (Sir 10,1-18).

Baldassàr in una sola notte perse il regno, a motivo della sua superbia. Nella sua arroganza ha insultato il Dio del cielo e della terra. Anche lui è stato abbattuto, scaraventato a terra. Tutti i potenti devono prestare attenzione. In un istante tramonta la loro tracotanza.

In quel momento apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere sull’intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva. Allora il re cambiò colore: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i suoi ginocchi battevano l’uno contro l’altro. Fu allora introdotto Daniele alla presenza del re: «Tu, Baldassàr, ti sei innalzato contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandato il palmo di quella mano che ha tracciato quello scritto. E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani». In quella stessa notte Baldassàr, re dei Caldei, fu ucciso (Cfr. Dn 5,1-30).

I figli d’Israele, nei loro capi, si sono insuperbiti. Non hanno voluto ascoltare il Signore. Hanno rifiutato la via della salvezza offerta loro in Cristo Gesù. Può il Signore essere imprigionato nella durezza del loro cuore? Può rinunciare al suo mistero di salvezza dell’uomo a motivo della loro ostinazione? Vale per essi quanto vale per tutti i popoli. Sarà loro tolta la missione e data ad altre persone perché possa realizzarsi la sua volontà di redenzione dell’uomo.

Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta (Mt 21,33-48).

Ogni uomo ponga ogni attenzione. Nell’umiltà il Signore lavora con lui. Nella superbia, Dio si ritira e anche il suo Santo Spirito si ritira. Nella superbia regnano stoltezza e insipienza.

Madre di Gesù, Angeli, Santi, conservateci nella più alta umiltà. Il Signore sarà con noi.