Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei
Possiamo raffigurare dottori della Legge e farisei ad una sorgente in un deserto. La sorgente è il punto di arrivo dell’acqua. L’origine di essa non è nel suo punto di arrivo. Il punto di partenza è il sottosuolo nel quale l’acqua si canalizza fino a giungere alla sorgente. Se il punto di partenza si esaurisce, anche il punto di arrivo si esaurisce. La sorgente secca. Non dona più acqua. Se il punto di parenza viene avvelenato, anche nel punto di arrivo l’acqua giunge avvelenata. Se per un artificio di diversa natura si cambia il punto di partenza, l’acqua che giunge al suo punto di arrivo cambia totalmente la sua natura. Da acqua dolce può divenire acqua salata, da acqua potabile acqua non potabile. Da acqua che disseta si trasforma in acqua che avvelena. La sorgente non è autrice dell’acqua. Farisei e scribi non sono autori dell’acqua. Cristo invece è autore di ogni verità, sapienza, giustizia, interpretazione e comprensione della Parola.
Perché Gesù si rivolge ai dottori della Legge e ai farisei? Perché essi si ritenevano vere sorgenti di verità per il popolo di Dio. Erano però sorgenti autonome, autrice dell’acqua. Invece che ricevere l’acqua da Dio, essi l’attingevano dal loro cuore. Cristo invece, vera sorgente dell’acqua della vita, anziché attingerla dal suo cuore, sempre l’attingeva dal cuore del Padre. Lui è sempre acqua purissima di verità e di giustizia secondo il Padre, perché la sua sorgente è collegata direttamente con il cuore del Padre. I dottori della Legge e i farisei, prendendo le distanze da Cristo, attestano che la loro acqua non viene dal cuore del Padre, ma dal loro proprio cuore. Poiché Cristo deve dare l’acqua che sgorga dal cuore del Padre, prima manifesta ai dottori della Legge e ai farisei un loro comportamento anomalo in ordine alla legge sul sabato e dopo guarisce l’uomo malato di idropisia. La guarigione non è contro la Legge del Padre.
Oggi nella Chiesa regna una grande confusione in ordine alla morale. Il rientro nella vera morale non può venire con imposizione dall’alto. Come farisei e dottori della Legge non ascoltavano Cristo Gesù, suprema autorità di Dio sulla nostra terra, così oggi nessun cristiano ascolta più un altro cristiano, nessun ministro della Parola ascolta un altro ministro della Parola. ognuno si sta costituendo sorgente autonoma di verità, grazia, giustizia, morale, religione, fede. La soluzione ognuno la deve trovare nella sua onestà. Ognuno è obbligato – sapendo che per ogni sua parola, insegnamento, dottrina buona o cattiva, dovrà rendere conto a Dio oggi e anche nel giudizio dell’ultimo giorno, quando si presenterà al suo cospetto – a verificare l’origine della sua sorgente, se essa è in Dio, in Cristo, nella sana dottrina e morale secondo la verità insegnata dallo Spirito Santo, oppure se tutto viene dal suo cuore. Ognuno, prima di proferire una sola parola, deve essere certo che la sua origine è nel cuore del Padre, dato a noi dal cuore di Cristo, letto dalla luce dello Spirito Santo. Uno può essere anche in contrasto con l’altro, purché si assuma dinanzi a Dio ogni responsabilità e sia disposto per un solo suo errore a ricevere la condanna della dannazione eterna. È sulla maledizione eterna che ognuno deve fondare il suo insegnamento. “Signore, mi assumo dinanzi a te la responsabilità di quanto dico, anche sapendo che se sono nell’errore, sarà per me la morte eterna”. Ogni ministro della Parola deve prima poggiare i piedi sull’inferno, sentire il fuoco sotto di essi e poi aprire bocca e parlare.
Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (Lc 14,1-14).
Gesù non solo insegna con divina verità la legge sul sabato, ma anche rivela come ogni cosa va fatta in vista della vita eterna. La filantropia per Gesù non solo non vale, è anche soggetta ai mutamenti di umore dell’uomo. L’escatologia, quella vera, pura, santa, dona sempre forze nuove per vivere la legge della carità, della misericordia, della pietà, del vero amore verso l’uomo bisognoso del nostro aiuto per credere nel valore della sua umanità. Poiché oggi la vera escatologia è stata “uccisa” dai moderni dottori della legge e dai farisei, anche la vera antropologia è morta. Chi vuole risuscitare la vera antropologia risusciti la vera escatologia.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci sorgenti di acqua di vita eterna.