Rendi conto della tua amministrazione
“Rendi conto della tua amministrazione”. È la verità madre di ogni altra verità. L’abolizione di questa verità ha generato nel mondo ogni caos morale, ha aperto le porta ad ogni disordine spirituale, ha fatto dell’uomo un superbo, un prepotente, un falso testimone, un ladro, un avaro, un invidioso, uno capace di commettere qualsiasi iniquità e dissolutezza, abominio e immoralità. L’uomo pensa che il giusto giudizio di Dio sia in tutto simile a quello degli uomini. Poiché quello degli uomini è dalle maglie larghe, anzi larghissime, si crede che quello del Signore sia addirittura inesistente. Oggi molti non hanno abolito del tutto il giudizio di Dio? Nella stessa Chiesa non si predica, dai più alti pulpiti fino a quelli più basi e meno noti, che ormai il paradiso è per tutti? Non si dice che il Signore è solo perdono e misericordia? Non si grida che l’inferno è teologia preistorica? Oggi non c’è un movimento che tende ad abbassare alla più misera mediocrità e quasi abolizione le altissime esigenze morali che nascono dal Vangelo? Non si sta impiantando tutta un ermeneutica pastorale che mira a cancellare gli effetti del peccato e della trasgressione come se fossero ininfluenti in ordine alla vita e alla morte? Chi cRede oggi nella verità del peccato e nelle disastrose conseguenze eterne che esso genera e produce? Sono momenti tristi quelli a cui si assiste ai nostri giorni. Manca la fede nella Parola del Signore anche in ordine al rendimento dei conti che avverrà nell’ultimo giorno e anche prima, nel tempo.
Eppure tutta la Scrittura a riguardo ha una parola chiara, inequivocabile. Basta leggere qualsiasi pagina sia dell’Antico che del Nuovo testamento per sbattere contro questa verità e sfracellarsi mente e cuore: “Conclusione del discorso, dopo aver ascoltato tutto: temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo. Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, anche tutto ciò che è occulto, bene o male (Qo 12,13-14). Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” (Mt 7,21-23). E aggiunse: «Non mettere sotto sigillo le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. Il malvagio continui pure a essere malvagio e l’impuro a essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora. Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!” (Ap 22,10-25). Tutto ciò che vuole, l’uomo può fare sulla terra. Sappia però che di ogni cosa, in bene e in male, Dio lo convocherà in giudizio. Di tutto si renderà conto. La sua è Parola immutabile in eterno.
Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? (Lc 16,1-12).
Oggi l’uomo ha deciso di abortire, divorziare, adulterare, uccidere, testimoniare il falso, essere speculatore, provocare e provocarsi la morte, distruggere il matrimonio. Ha deciso ogni altra iniquità. La sua vita è nella sua volontà. Sappia però che di ogni cosa che fa, in bene e in male, Dio lo chiamerà in giudizio. Anche per ogni parola vana sarà chiamato in giudizio e a Lui dovrà rendere conto per l’eternità. Quello di Dio è un giudizio eterno. La Chiesa non deve entrare in dialogo con il pensiero del mondo. Al mondo la Chiesa deve annunziare quali sono le sue responsabilità eterne. Se Dio ci chiamerà in giudizio per ogni parola della nostra bocca, quanti parlano, scrivono, difendono il male, le cose cattive, le ingiustizie, le violenze contro la natura umana o con contro la creazione di Dio, sappiano che saranno convocati in giudizio e per ogni parola dovranno rendere conto. Essi saranno giudicati. Se trovati colpevoli, finiranno nelle tenebre eterne. Giona questo disse a Ninive: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci annunziatori della divina verità.