vangelo del giorno

Ragazzo, dico a te, àlzati!

18 SETTEMBRE (Lc 7,11-17)

La Scrittura Santa ci rivela la straordinaria semplicità di Gesù nella risurrezione di alcune persone la cui anima aveva già lasciato il loro corpo. Essa ci rivela anche la complessità o difficoltà di Elia e di Eliseo nel dare la vita ad un corpo senz’anima.

In seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elia: «Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elia: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità» (1Re 17,17-24).

Eliseo disse a Giezi: «Cingi i tuoi fianchi, prendi in mano il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo». La madre del ragazzo disse: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». Allora egli si alzò e la seguì. Giezi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c’era stata voce né reazione. Egli tornò incontro a Eliseo e gli riferì: «Il ragazzo non si è svegliato». Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, coricato sul letto. Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore. Quindi salì e si coricò sul bambino; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani sulle mani di lui, si curvò su di lui e il corpo del bambino riprese calore. Quindi desistette e si mise a camminare qua e là per la casa; poi salì e si curvò su di lui. Il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi. Eliseo chiamò Giezi e gli disse: «Chiama questa Sunammita!». La chiamò e, quando lei gli giunse vicino, le disse: «Prendi tuo figlio!». Quella entrò, cadde ai piedi di lui, si prostrò a terra, prese il figlio e uscì” (2 Re 4,29-37).

La semplicità di Gesù è frutto della sua altissima santità, che è purissima obbedienza al Padre suo. Più alta, grande, completa, perfetta, senza lacune è la nostra obbedienza a Dio e più immediata è l’obbedienza della creazione al nostro comando di amore e per amore, di compassione e per compassione, di pietà e per pietà.

In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Gesù vede questa donna. La vede nella sua afflizione. È rimasta sola. Non ha più nessuno su cui poter confidare. Ha pietà di lei. Il suo cuore è mosso a compassione. Si accosta. Tocca la bara. Ordina al bambino di alzarsi. Lo restituisce alla madre. Il miracolo è sempre in Gesù un frutto del suo grande amore per l’uomo. L’amore in se stesso è il più grande miracolo che un uomo possa fare. È grande miracolo sempre, in modo speciale, quando esso è amore costante, universale, che dura per tutta la vita.

La gente vede il miracolo. È un vero segno della presenza di Dio, il quale nuovamente è venuto a visitare il suo popolo, per recare ad esso la sua benedizione. La gente vede Dio in Cristo Gesù. Lo vede suo strumento, suo profeta, suo mediatore di verità, grazia, bontà, misericordia. Se pensiamo che ogni discepolo di Gesù è presenza di Cristo nel mondo e il mondo neanche se ne accorge, dobbiamo confessare che siamo poco mediatori e troppo poco santi. Dio non visita il suo popolo per mezzo nostro. Vorrebbe.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci presenza di Dio.