Questo mio figlio era morto ed è tornato in  vita

Mic 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32
23 MARZO

Nessuno può dire di amare Dio, conoscere Dio, parlare di Dio secondo verità, se non opera, non si comporta, non agisce come Dio opera, agisce, si comporta. Nell’Antico Testamento il Signore aveva dato la sua legge: Io sono santo, voi sarete santi. Io amo tutti. Voi amerete tutti. Io non voglio che nessuno venga escluso dall’amore, voi non dovete escludere nessuno dall’amore. Anche nel Nuovo Testamento Gesù dona la stessa legge: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste. Il Padre ama tutti, voi amerete tutti. Il Padre è ricco di misericordia, voi sarete ricchi di misericordia. Il Padre è compassionevole, voi sarete compassionevoli. Il Padre perdona, voi perdonerete. Il Padre accoglie, voi accoglierete. Come si imita il Padre? Vivendo tutta la Parola di Cristo Gesù. Sempre dalla Parola, vivendo la Parola, mai senza la Parola, mai fuori dalla Parola. L’amore del Padre è nella sua Legge, mai fuori da essa. La parabola del figlio minore che abbandona la casa del padre ci insegna che la volontà di farvi ritorno è essenziale perché il Padre accolga il figlio e lo rivesta della sua dignità di figlio.

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Oggi tutto si vuole trasformare in accoglienza. Trattasi però di un’accoglienza senza la Legge, contro la Legge, in disprezzo della Legge. Si vuole il perdono senza conversione, pentimento, volontà di ritornare nella casa della Parola di Cristo Gesù. Farisei e scribi escludevano dall’accoglienza per cattiva interpretazione della Legge, per sostituzione della Legge con la tradizione dei padri. Noi accogliamo, commettendo lo stesso peccato. Abbiamo sostituito la Legge con i nostri pensieri. Quella dei farisei era esclusione di non salvezza. Anche la nostra è accoglienza di non salvezza. Si inverte la storia, rimane però sempre la non salvezza. Il nostro peccato è però più grande. Con la nostra accoglienza senza Legge, contro la Legge, in disprezzo della Legge, giustifichiamo ogni peccato e trasgressione, dichiariamo buona ogni falsità.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci fratelli dei fratelli secondo il Vangelo di Cristo Gesù.