Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio
È questa la sublime scienza della fede: vedere nella storia il Signore che invita l’uomo a trasformare ogni cosa, anche quelle dolorose e sofferte, in eventi di grande rendimento di gloria alla sua divina Maestà. È evidente che per fare questo i nostri occhi, il nostro cuore, la nostra mente non sono sufficienti. Occorre tutta la luce, la forza, la sapienza, l’intelligenza che vengono dallo Spirito Santo che sono in noi se Lui è in noi, in noi abita, in noi vive, con noi cammina, perché scelto ed invocato da noi come unica nostra luce, nostra fortezza, intelligenza, saggezza, visione perfetta secondo Dio. Se lo Spirito del Signore non è in noi, noi facciamo di ogni evento un lamento ed anche uno storia di disperazione e di distacco da Dio.
L’uomo dalla vera scienza della fede sempre si deve chiedere: come posso trasformare questo evento di lutto, malattia, miseria, povertà, dolore, abbandono, solitudine, deserto spirituale, in un evento perché la più grande gloria salva al mio Dio e Signore? La risposta non può essere che una sola: rimanere nella volontà di Dio sempre, compierla in ogni sua parte, eseguirla in ogni sua modalità. Si lavora per la gloria di Dio rimanendo sempre nella volontà di Dio. Se anche in un solo punto, un solo istante si passa dalla volontà di Dio alla nostra, lavoriamo per la nostra gloria e non più per la gloria del Signore. È questo il vero segreto di Gesù Signore. Lui mai ha saltato una sola modalità per tutti gli istanti che vanno dal comando ricevuto alla realizzazione perfetta di esso. Punto dopo punto sempre nella volontà del suo Dio.
Lazzaro è malato. Il Padre dei cieli non vuole che Gesù vada e lo guarisca. Gesù obbedisce. Si tiene lontano dalla casa del suo amico. Neanche comanda alla malattia di lasciarlo. Potrebbe, ma non è questo il comando ricevuto dal Padre. Lazzaro muore. Ora Gesù può muoversi. Può recarsi a Betania. Può andare a svegliare Lazzaro che è ormai da quattro giorni nel sepolcro. Ecco come si rende gloria a Dio: ascoltando il Padre celeste in ogni fase del compimento della sua volontà. Se noi per un solo istante ci sostituiamo a Dio, mai lavoreremo per la sua gloria, perché tutto deve partire dalla sua sapienza e mai dalla nostra. Se Gesù avesse guarito Lazzaro dalla malattia, avrebbe lavorato per la sua gloria, non certo per la gloria del Padre. Non avrebbe Gesù potuto glorificare il Padre con la sua morte in croce.
Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11,1-16).
La risurrezione di Lazzaro non glorifica il Padre per se stessa, lo glorifica in modo indiretto. Essa provocherà uno scompiglio nel popolo dei Giudei che è così grande da indurre il sommo sacerdote Caifa e il Sinedrio con lui a prendere la decisione immediata di uccidere Cristo Gesù. Tutta la storia è sotto la sublime regia della sapienza eterna del Padre. Se noi agiamo da noi stessi, lavoriamo per noi stessi, conduciamo noi le nostre trame storiche, ma non certo glorificheremo il Padre. Ci siamo posti fuori della sua sapienza, intelligenza, regia e conduzione della nostra storia. Solo Lui sa come trasformare ogni istante della nostra vita in rendimento di gloria per il suo santo nome. Se Lui dice: non guarire, noi non guariamo. Se dice: aspetta, noi aspettiamo. Se Lui dice: recati altrove, è giusto recarsi altrove.
È questa la bellezza della regia divina della storia. Ognuno deve compiere ciò che il Padre celeste gli ordina. Lazzaro deve ammalarsi di una malattia che lo conduce alla morte. Le sorelle lo devono seppellire. Gesù deve stare lontano dalla casa di Lazzaro fino al momento della sepoltura. I Giudei deve accorrere per consolare Marta e Maria. Gesù con i suoi discepoli deve venire perché tutti assistano a questa grande opera che il Padre gli ha ordinato di compiere. Gesù risuscita Lazzaro. La risurrezione crea scompiglio nei cuore. Caifa decide la morte di Gesù. Gesù rende gloria al Padre suo lasciandosi crocifiggere per amore sulla Croce.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la vera obbedienza a Dio.