Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato
8 NOVEMBRE (Lc 17,7-10)
Noi siamo tutti chiamati a servire il Signore nostro Dio. San Paolo, maestro eccellente nel servizio di Cristo Gesù, ci insegna le regole perché il nostro servizio sia perfetto.
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,1-21). La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1Cor 13,4-7).
Tutte queste regole vanno osservate, non però secondo una nostra personale interpretazione, ma sempre guidati, mossi, illuminati dalla potente luce di verità, saggezza, carità, giustizia che vengono ininterrottamente dallo Spirito Santo. È questo il nostro servizio, che dovrà essere ininterrotto. Ogni giorno è come se fosse il primo. Possiamo noi gloriarci di aver fatto questo? È solo il nostro quotidiano dovere. Neanche possiamo gloriarci, se lo eseguiremo alla perfezione, perché può essere svolto solo per grazia di Dio, con la sua forza, la sua luce, il suo potente aiuto.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Noi siamo come un’anfora. Prima essa è creta. Poi creta lavorata e trasformata in anfora. Poi messa nel forno ad asciugare. Poi presa e portata alla sorgente per essere riempita di acqua. Poi portata in casa perché quanti hanno sete possano dissetarsi. Di che cosa potrà gloriarsi l’anfora? Ha fatto essa qualcosa? Essa è inutile creta. È il Signore che ha trasformato la creta in anfora ed è il Signore che se ne è servito per attingere acqua. La sua utilità viene dal Signore. In se stessa essa è inutile. Non solo è stata fatta, ma anche è stata usata per un fine scelto dal Signore. Dal Signore è stata recata alla sorgente e dal Signore è stata riportata in casa. Questa la sua verità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci umili servi del Signore.