Prenda la sua croce ogni giorno e mi segua

GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO (Lc 9,22-25)

La croce che il cristiano è chiamato a portare, se vuole essere discepolo di Gesù, è l’obbedienza ad ogni Parola di Dio da Lui portata a compimento. San Paolo vuole che ogni discepolo abbia sempre dinanzi ai suoi occhi l’obbedienza fino alla morte di croce del suo Maestro. Si guarda Cristo Gesù, si imita Cristo Gesù, si porta la croce: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me” (Fil 2,6-17). Il cristiano è chiamato a liberarsi da ogni croce che nasce dalla sua personale obbedienza al peccato, nella trasgressione della Legge del Signore, e prendere su di sé la croce che è il frutto della sua obbedienza al Vangelo. Mai queste due croci vanno confuse. La prima è croce che conduce alla morte eterna per vivere una croce senza fine nell’inferno. La seconda invece è croce di vita, che dura solo fino al momento della morte. Poi essa sarà trasformata in gloria e in luce eterna.

Anche l’Apostolo Pietro invita i cristiani a sopportare ogni sofferenza che viene dalla loro obbedienza al Vangelo. Essi devono scontare le pene dovute ai loro peccati. Gesù invece non ha commesso alcun peccato. La sua croce l’ha vissuta per noi: “Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio; che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime” (1Pt 2,19-25). Entra nella gloria del Cielo chi lascia la croce dell’obbedienza al peccato e prende su di sé la croce dell’obbedienza al Vangelo. La croce va portata ogni giorno.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

La tentazione spinge perché si lasci la croce dell’obbedienza al Vangelo, convincendo i credenti che in questo modo la croce potrà essere eliminata. Invece la croce che nasce dal peccato è infinitamente più pesante del giogo di Cristo Signore che è leggero e soave. Vinciamo la tentazione solo se seguiamo un percorso di ascesi serio e impegnativo. Senza cammino di fede in fede, si cade in tentazione e si va nella morte.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a camminare sempre mossi dallo Spirito Santo.