Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono

Gesù dice della sua persona: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,28-30). Cristo Signore è Maestro con la Parola ed è Maestro con la vita. Basta osservare la sua vita e subito si conosce ciò che si deve fare per essere graditi al Padre nostro celeste. Gesù è la perfezione in ogni virtù e in ogni Beatitudine. Il Vangelo è la sua vita trasformata in Parola. Nell’incarnazione il Verbo si fa cerne. Nella vita di Gesù nella carne, è la carne di Gesù che si fa Parola, Discorso, Verità, Giustizia, Vita Eterna, Santità. Anche San Paolo dice della sua persona: “Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1Cor 10,31-11,1). Anche la vita di Paolo diviene Vangelo, Parola per ogni altro uomo. Questo avviene perché Lui tiene fisso lo sguardo sempre verso Cristo Signore con il solo desiderio di essere in tutto simile a Lui, nella vita e nella morte, nell’anima, nello spirito, nel corpo.

Se la perfetta esemplarità è necessaria, perché per essa ci si rivela veri maestri nella verità e nella luce che proviene dal nostro stesso corpo, così come avveniva con Mosè dopo il suo incontro con il Signore, quali sono le ragioni che spingono Cristo Gesù a separare nei ministri della Parola l’insegnamento dalla loro vita, chiedendo l’obbedienza all’insegnamento e la non imitazione delle loro opere che sono contrarie a quanto insegnato con la bocca? In Cristo Signore tutto viene dallo Spirito Santo. Allora diviene giusto chiedersi: Cosa lo Spirito Santo vuole insegnare ai discepoli di Gesù? Diciamo subito che nel pensiero di Cristo annunzio e perfetta esemplarità devono essere una cosa sola. Lo rivelano le parole con le quali Lui manda in missione nel mondo i suoi apostoli: “Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»” (Mt 28,18-20). Se insegnamento ed esemplarità sono una cosa sola, perché ora Gesù separa le due cose? Un ministro della Parola potrà domani non obbedire personalmente alla Parola. Rimane sempre ministro della Parola. L’obbedienza alla sua Parola è via di vera salvezza, redenzione, vita.

Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato (Mt 23,1-12).

Le parole di Gesù vanno ben pesate, ponderate, comprese. Nello Spirito Santo Lui le ha donate. Nello Spirito Santo esse vanno meditate. La salvezza non viene dall’esemplarità, ma dalla Parola. L’esemplarità serve per accreditare il ministro della Parola. Salva la Parola del ministro. L’ascoltatore della Parola non è salvato dall’esemplarità, ma dalla Parola che gli è stata annunziata. Poiché il ministero della Parola è sorgente della verità della salvezza, chi lo ascolta e vive secondo la Parola da lui offerta, secondo il discernimento da lui operato, sempre si salva dinanzi al Signore, oggi e nel giorno del giudizio. La salvezza è dall’obbedienza. Lui obbedisce, si salva. Se però chi ascolta la Parola, ha la certezza che quanto ascoltato non sia vera Parola di Dio, può anche non vivere quanto ascoltato, ma deve assumersi tutta la responsabilità dinanzi a Dio del suo non ascolto, della sua non obbedienza. Al ministro della Parola non potrà domani essere addebitata la scelta di non ascoltarlo. Se poi il ministro della Parola non parla secondo purissima verità di Dio, è lui responsabile in eterno dinanzi al suo Dio per ogni travisamento, errore, confusione introdotti nella Parola di Cristo Gesù. Chi ascolta è chiamato ad ascoltare solamente. Non può cadere nella tentazione degli occhi. Il ministro non vive, neanche io vivo. L’insegnamento di Gesù attribuisce ad ognuno la sua responsabilità. Il ministro riceve la sua personale responsabilità. Chi ascolta riceve anche lui la sua personale responsabilità. Il Signore sempre benedice l’umiltà dell’ascolto e l’obbedienza ad esso. Nessuno deve pretendere la santità del ministro della Parola. Ad ognuno è chiesto l’ascolto e la vita secondo quanto ascoltato. Nell’ascolto umile e obbediente è la benedizione e la vita. Così si eviterà ogni giudizio, ogni giustificazione, mormorazione, parole vane, critiche peccaminose.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci fedeli ascoltatori della Parola. Date l’obbedienza ad essa.