PIÙ SI ALLONTANAVANO DA ME

 GIOVEDÌ 9 LUGLIO (Os 11,1-4.8-9)

La storia dell’amore di Dio sempre nuovo, sempre più intenso, non corrisposto dal suo popolo è tutta narrata nel Salmo: “Alleluia. Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Chi può narrare le prodezze del Signore, far risuonare tutta la sua lode? Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni tempo. Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo, visitami con la tua salvezza, perché io veda il bene dei tuoi eletti, gioisca della gioia del tuo popolo, mi vanti della tua eredità. Abbiamo peccato con i nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso. I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso. Ma Dio li salvò per il suo nome, per far conoscere la sua potenza. Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua lode. Presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo progetto, arsero di desiderio nel deserto e tentarono Dio nella steppa. Concesse loro quanto chiedevano e li saziò fino alla nausea. Si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a una statua di metallo; scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba. Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi, meraviglie nella terra di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso. Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli.

Adorarono Baal-Peor e mangiarono i sacrifici dei morti. Lo provocarono con tali azioni, e tra loro scoppiò la peste. Lo irritarono anche alle acque di Merìba e Mosè fu punito per causa loro: poiché avevano amareggiato il suo spirito ed egli aveva parlato senza riflettere. Non sterminarono i popoli come aveva ordinato il Signore, ma si mescolarono con le genti e impararono ad agire come loro. Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello. Immolarono i loro figli e le loro figlie ai falsi dèi. Versarono sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, sacrificàti agli idoli di Canaan, e la terra fu profanata dal sangue. Si contaminarono con le loro opere, si prostituirono con le loro azioni. L’ira del Signore si accese contro il suo popolo ed egli ebbe in orrore la sua eredità. Li consegnò in mano alle genti, li dominarono quelli che li odiavano. Li oppressero i loro nemici: essi dovettero piegarsi sotto la loro mano. Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti e furono abbattuti per le loro colpe; ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido. Si ricordò della sua alleanza con loro e si mosse a compassione, per il suo grande amore. Li affidò alla misericordia di quelli che li avevano deportati. Salvaci, Signore Dio nostro, radunaci dalle genti, perché ringraziamo il tuo nome santo: lodarti sarà la nostra gloria. Benedetto il Signore, Dio d’Israele, da sempre e per sempre. Tutto il popolo dica: Amen. Alleluia” (Sal 106 (106) 1-48). La storia è fatta di due costanti: il grande amore del Signore per il suo popolo. Il grande rifiuto e l’allontanamento del popolo dal suo Signore. Dio ha deciso di amare l’uomo di amore eterno. Solo l’uomo potrà rifiutare l’amore del suo Dio.

Così dice il Signore: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira».

Il profeta Osea è il cantore dell’amore eterno del Signore verso il suo popolo. La promessa di condurre Israele nel deserto di Babilonia è il frutto di questo amore. Ogni altra cosa è frutto dell’amore del Signore. Tutto Dio opera perché Israele ritorni a Lui nella fedeltà e nella giustizia, nell’obbedienza e nell’osservanza della sua Legge. Poiché Dio è stabile nel suo amore, sempre sulla terra ci sarà speranza di salvezza, perché sempre ci sarà certezza di redenzione. Tutto è dall’accoglienza dell’amore.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che accogliamo l’amore del Signore.