PERCHÉ TU MORIRAI E NON VIVRAI
VENERDÌ 17 LUGLIO (Is 38,1-6.21-22.7-8)
Il Signore manda il suo profeta per riferire a Ezechia, re in Gerusalemme, che è giunta l’ora della sua morte. La malattia nella quale è caduto è letale. Da essa non si guarisce. Il re vuole restare in vita. Non vuole ancora morire e per questo prega il suo Dio, con una accorata supplica: “Cantico di Ezechia, re di Giuda, quando si ammalò e guarì dalla malattia: «Io dicevo: “A metà dei miei giorni me ne vado, sono trattenuto alle porte degli inferi per il resto dei miei anni”. Dicevo: “Non vedrò più il Signore sulla terra dei viventi, non guarderò più nessuno fra gli abitanti del mondo. La mia dimora è stata divelta e gettata lontano da me, come una tenda di pastori. Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, mi hai tagliato dalla trama. Dal giorno alla notte mi riduci all’estremo. Io ho gridato fino al mattino. Come un leone, così egli stritola tutte le mie ossa. Dal giorno alla notte mi riduci all’estremo. Come una rondine io pigolo, gemo come una colomba. Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. Signore, io sono oppresso: proteggimi”. Che cosa dirò perché mi risponda, poiché è lui che agisce? Fuggirò per tutti i miei anni nell’amarezza dell’anima mia. Il Signore è su di loro: essi vivranno. Tutto ciò che è in loro è vita del suo spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia amarezza si è trasformata in pace! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. Perché non sono gli inferi a renderti grazie, né la morte a lodarti; quelli che scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente ti rende grazie, come io faccio quest’oggi. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà. Signore, vieni a salvarmi, e noi canteremo con le nostre cetre tutti i giorni della nostra vita, nel tempio del Signore»” (Is 38,9-20). Quando un cuore chiede al Signore, mai Lui rimane sordo alle richieste dell’uomo. Ma la preghiera sempre dovrà essere fatta secondo le regole ad essa connesse: purezza di cuore e di mente, mani innocenti e cuore puro, senza né odio né rancore verso alcuno, desiderio di più grande obbedienza alla Legge. La preghiera va elevata da veri amici del Signore ed è amico chi fa la sua volontà con impegno duraturo e costante.
In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta Isaia, figlio di Amoz, si recò da lui e gli disse: «Così dice il Signore: “Da’ disposizioni per la tua casa, perché tu morirai e non vivrai”». Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore dicendo: «Signore, ricòrdati che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che è buono ai tuoi occhi». Ed Ezechia fece un gran pianto. Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia dicendo: «Va’ e riferisci a Ezechia: “Così dice il Signore, Dio di Davide, tuo padre: Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d’Assiria; proteggerò questa città”». Isaia disse: «Si vada a prendere un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà». Ezechia disse: «Qual è il segno che salirò al tempio del Signore?». «Da parte del Signore questo ti sia come segno che il Signore manterrà questa promessa che ti ha fatto. Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l’ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull’orologio di Acaz». E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso.
Il Signore ascolta la preghiera del re e manda il suo profeta a riferire al re il dono concesso non solo della sua guarigione, ma anche la liberazione della città dalla mano del re d’Assiria. A Ezechia viene dato anche un segno. L’ombra per comando del profeta torma indietro di dieci gradi sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull’orologio di Acaz. Questo episodio deve rafforzare in noi la fede nella preghiera. Quando essa è fatta con fede, anche una storia già decisa, viene cambiata. Ieri la storia procedeva per un verso, oggi procede per il verso opposto. È questa la straordinaria forza racchiusa in una supplica innalzata al Signore. Chi prega mai dovrà dubitare. Sempre però dovrà pregare da vero amico, vero figlio, vero servo del suo Dio. Un uomo quando prega diviene onnipotente. Può cambiare con la sua preghiera il corso degli eventi. Inutile è quella preghiera elevata a Dio con il cuore nel peccato, il corpo nella disobbedienza, la mente tutta occupata alle cose della terra. Mai si deve confondere la preghiera con la recita di preghiere. Di preghiere se ne recitano anche molte. Pochissime invece sono le preghiere che giungono nel cuore del Padre.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano preghi con mani innocenti e cuore puro.