PERCHÉ RESTI COLPITO E MUOIA

VENERDÌ 31 GENNAIO (2Sam 11,1-4.5-10.13-17)

L’uomo, chiunque esso sia, mai dovrà pensare di poter nascondere il peccato con altri peccati ancora più gravi e pesanti. Mai potrà fare questo agli occhi degli uomini e mai agli occhi del Signore. Ogni peccato commesso verrà sempre alla luce. Vale per il peccato quanto il Qoelet dice della parola contro il re: “Non dire male del re neppure con il pensiero e nella tua stanza da letto non dire male del potente, perché un uccello del cielo potrebbe trasportare la tua voce e un volatile riferire la tua parola (Qo 10.20). Davide ha commesso adulterio. La donna è rimasta incinta. Come nascondere questo grave misfatto? Il marito della donna è in guerra. Davide ordina che torni a casa. Il marito torna, ma tutti sanno che per rispetto per il re e verso i suoi fratelli che erano in guerra non volle entrare in casa. Rimase sulla soglia. Davide ordinò che lo si facesse ubriacare. Ma neanche questo espediente condusse il marito nella sua casa. Allora Davide lo rispedì nel campo di battaglia, indicando al suo capo dell’esercito come esporre quest’uomo a sicura morte. Questa volta l’astuzia del re è riuscita. Ma non solo quell’uomo morì. Molte altre donne sono state private dei loro mariti. Tutto questo è avvenuto perché Davide voleva ad ogni costo nascondere il suo grave e pesante peccato, sanzionato a quei tempi con la lapidazione. È giusto chiedersi: perché un uomo così saggio come Davide divenne così stolto da pensare che il peccato può rimanere nascosto? Perché ha deciso di aggiungere peccato a peccato? La ragione è solo una: quando si cade nel peccato, Dio ritira da noi la sua sapienza, intelligenza, saggia prudenza, ogni altra virtù. L’uomo viene governato dall’astuzia diabolica e dalla più grande insipienza. Infatti per l’astuzia diabolica si studia come nascondere la colpa occultandola con un’altra colpa. Per grande insipienza si crede di essere riusciti nell’intento. È giusto che ognuno sappia che, nascondendo la colpa con la colpa, il peccato con il peccato, è come se per nascondere il fuoco si accendesse altro fuoco. Più fuoco si accende e più fuoco di vede. Prima il re era solo adultero. Ora è anche pluriomicida. Prima lo sapevano solo poche persone. Ora lo sa anche il capo dell’esercito. Questi potrebbe sempre ricattarlo, minacciando di svelare il suo segreto.

All’inizio dell’anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l’assedio a Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Urìa l’Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Urìa l’Ittita». Ioab mandò Urìa da Davide. Arrivato Urìa, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Urìa: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Urìa uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Urìa dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: «Urìa non è sceso a casa sua». Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Urìa uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Urìa. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Urìa sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Urìa nel luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Urìa l’Ittita.

Gesù ci avverte. Non vi è nulla di segreto che non sia rivelato. Anche la più misera parola che noi diciamo ad una persona in segreto, anche se lo obblighiamo alla riservatezza, al silenzio, a non riferire, dopo pochi istanti è giù sulla bocca di mezzo mondo. L’amico di ieri diviene il nemico di oggi, il confidente si fa rivelatore di ogni segreto. La via giusta e santa è una sola: non dire, non fare ciò che si vuole non venga rivelato, svelato. Questa educazione oggi manca. Si fanno cose oscene. Se si fanno saranno anche conosciute. Oggi, in modo particolare, la conoscenza è istantanea.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci saggia, intelligenti, responsabili della nostra vita.