Perché mi divora lo zelo per la tua casa – In lui siano benedette tutte le stirpi della terra

15 Giugno
Perché mi divora lo zelo per la tua casa

Tutta la Passione di Gesù è il frutto del suo amore per il Signore. Da questo amore era perennemente consumato il suo corpo. Questo amore bruciava nel suo cuore. Lo attesta Gesù stesso nel Vangelo secondo Luca.

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,49-53).

Essere divorato dallo zelo per la casa di Dio, ha un solo significato: non dare sonno ai suoi occhi finché la missione di salvezza non sia pienamente consumata. Significa altresì sacrificare se stesso, anzi farsi vero olocausto, per la causa del Padre suo. Quando si ama Dio, si vuole esistere solo per amare Dio. Amare altre cose dopo aver conosciuto Dio e deciso di amare solo Lui, è vera degradazione dell’uomo. Amare altre cose è passare dal Paradiso all’inferno. Eppure l’uomo, dopo aver scoperto l’amore per il suo Signore, sovente discende nell’inferno per le cose di questo mondo. Tutta la sofferenza di Cristo è il frutto di questo amore che non conosce limiti.

Al maestro del coro. Su «I gigli». Di Davide. Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge.

Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio. Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione. Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, i miei nemici bugiardi: quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo?

Dio, tu conosci la mia stoltezza e i miei errori non ti sono nascosti. Chi spera in te, per colpa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per causa mia non si vergogni chi ti cerca, Dio d’Israele. Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre.

Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. Piangevo su di me nel digiuno, ma sono stato insultato. Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato per loro oggetto di scherno.

Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi deridevano. Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. Liberami dal fango, perché io non affondi, che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde.

Non mi travolga la corrente, l’abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca. Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza. Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell’angoscia: presto, rispondimi!

Avvicìnati a me, riscattami, liberami a causa dei miei nemici. Tu sai quanto sono stato insultato: quanto disonore, quanta vergogna! Sono tutti davanti a te i miei avversari.

L’insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto. La loro tavola sia per loro una trappola, un’insidia i loro banchetti. Si offuschino i loro occhi e più non vedano: sfibra i loro fianchi per sempre.

Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente. Il loro accampamento sia desolato, senza abitanti la loro tenda; perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito.

Aggiungi per loro colpa su colpa e non possano appellarsi alla tua giustizia. Dal libro dei viventi siano cancellati e non siano iscritti tra i giusti.

Io sono povero e sofferente: la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento, che per il Signore è meglio di un toro, di un torello con corna e zoccoli. Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi. Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne riavranno il possesso. La stirpe dei suoi servi ne sarà erede e chi ama il suo nome vi porrà dimora (Sal 69 (68) 1-37).

Quando Gesù, all’inizio della sua missione, subito dopo il miracolo di Cana, entra in Gerusalemme e purifica il tempio, attestando al suo popolo di essere un vero profeta del Dio vivente, sono stati i discepoli ad applicargli questo Salmo, che è vero Salmo messianico. È questa la causa di tutta la sofferenza di Gesù: il suo zelo per la casa del Padre, che è zelo per la sua gloria, il suo nome, la sua Parola.

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù (Gv 2,13-22).

La vera casa di Dio è Cristo Gesù. È in Lui che abita Dio. Gesù è la vera casa di Dio sulla nostra terra. Ma se Gesù è la vera casa di Dio sulla nostra terra, cosa significa che Lui è divorato dallo zelo verso la casa di Dio che è Lui stesso? Prima leggiamo cosa scrive Paolo ai Colossesi. Ci aiuterà nella riflessione.

Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo (Col 2,6-15).

Gesù ha zelo per la casa del Padre che è se stesso, perché è chiamato a conservare il suo corpo nella più alta, anzi altissima santità. Deve per questo custodirlo perché neanche il più piccolo peccato veniale lo inquini o lo deturpi. Lui dovrà essere sempre pienissima luce di verità, carità, fede, speranza. In questa luce sempre dovrà crescere. Nella luce camminare, guidato e mosso dallo Spirito Santo al momento di consumare il suo olocausto d’amore sulla Croce. Anche sulla croce dovrà rimanere santissimo.

Essendo il cristiano divenuto in Cristo vera casa di Dio, perché vero tempio dello Spirito Santo, anche lui è obbligato a lasciarsi consumare dal medesimo zelo e dalla pienezza della carità per Cristo e in Cristo, nello Spirito Santo, per il Padre celeste. San Paolo mette in guardia i cristiani a non lasciare che il loro corpo venga profanato. Esso dovrà essere conservato purissimo per il loro Dio. È la sua casa.

Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?

Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani. Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.

Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.

Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell’immoralità. Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi! (1Cor 5,1-13).

Quando uno di voi è in lite con un altro, osa forse appellarsi al giudizio degli ingiusti anziché dei santi? Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se siete voi a giudicare il mondo, siete forse indegni di giudizi di minore importanza? Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!

Se dunque siete in lite per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente che non ha autorità nella Chiesa? Lo dico per vostra vergogna! Sicché non vi sarebbe nessuna persona saggia tra voi, che possa fare da arbitro tra fratello e fratello? Anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello, e per di più davanti a non credenti! È già per voi una sconfitta avere liti tra voi! Perché non subire piuttosto ingiustizie? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? Siete voi invece che commettete ingiustizie e rubate, e questo con i fratelli! Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.

«Tutto mi è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla. «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!». Dio però distruggerà questo e quelli. Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due – è detto – diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (1Cor 6,1-20).

Le conseguenze non sono solo di profanazione e di sacrilegio. La cosa più santissima del mondo viene usata per il peccato. Ma anche e molto di più di esposizione di Cristo al peccato e ancora di vera contraddizione con il Vangelo e la Parola che viene professata, annunziata, testimoniata, chiedendo la conversione ad essa.

Tutti i profeti del Dio vivente hanno sempre avuto a cuore la purificazione della casa del Signore. Ogni profeta di Cristo, ed ogni cristiano lo è perché è stato consacrato in Lui sacerdote, re e profeta della Nuova Alleanza, deve avere a cuore l’onore per la casa del Signore. È evidente che nessuno potrà avere cura per la casa che sono gli altri, se prima di ogni altra cosa lui stesso non è consumato dallo zelo per portare nella più alta purezza il cuore, lo spirito, l’anima, la volontà, ogni suo pensiero.

Chi cammina con una casa di Dio sudicia, lercia, sporca, piena di immoralità e di ogni idolatria e stoltezza, mai potrà dire ad un altro di pulire la sua casa. Anzi, vedendo l’altro la bellezza della nostra casa, dovrebbe innamorarsi di essa e a poco a poco porre mano e cuore perché anche la sua casa sia splendente, degna abitazione del nostro Dio. Purificare la propria casa è obbligo primario. Ce lo rivela l’Apostolo Giovanni. Dio è puro e chi è in Dio deve essere puro come Dio è puro.

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.

Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello (Gv 3,1-10).

La casa della terra va portata nel cielo, nell’eternità. Cristo Gesù portò la sua casa nell’eternità, facendola passare attraverso il crogiolo della croce, rendendo perfettissimo amore, purissima obbedienza, fede senza alcuna macchia. Il Padre, per questo suo dono, gliel’ha trasformata in luce incorruttibile, immortale, spirituale, luce incontaminata, splendente di gloria divina. Anche noi dobbiamo liberare la nostra casa da ogni imperfezione, la dobbiamo trasformare in solo amore, fede, speranza, misericordia, dono, olocausto, sacrificio perché anche a noi il Padre ce la trasformi in una casa tutta di luce, splendente di luce come Lui è luce.

Se nulla faremo perché la nostra casa sia trasformata in fede, speranza, carità, il Signore non potrà trasformarla in luce e per noi non ci sarà posto nella luce eterna. Siamo tenebra, rimaniamo tenebra anche nell’eternità. Andremo ad occupare un posto nelle tenebre del fuoco eterno dove non vi è più né speranza e né amore, ma disperazione eterna. Questa verità è essenza della nostra fede.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci trasformare in amore.

In lui siano benedette tutte le stirpi della terra

Nel Messia del Signore si compirà la benedizione di Dio promessa ad Abramo. Il Messia di Dio è il Re a cui appartiene l’obbedienza dei popoli. È il Figlio generato da Dio. È il Pastore dell’uomo. Ma è anche il Giusto sofferente che si offre volontariamente alla morte. È lo Sposo dell’umanità. È Colui che è divorato dallo zelo per la casa del Signore. È Colui che radunerà tutti i popoli perché diventino un solo popolo. È grande la missione che il Messia di Dio dovrà compiere tra gli uomini. È colui che libera poveri ed oppressi donando loro pienezza di libertà.

Di Salomone. O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia.

Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli del misero e abbatta l’oppressore. Ti faccia durare quanto il sole, come la luna, di generazione in generazione. Scenda come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. E dòmini da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. A lui si pieghino le tribù del deserto, mordano la polvere i suoi nemici.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni. Tutti i re si prostrino a lui, lo servano tutte le genti. Perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto.

Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri. Li riscatti dalla violenza e dal sopruso, sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.

Viva e gli sia dato oro di Arabia, si preghi sempre per lui, sia benedetto ogni giorno. Abbondi il frumento nel paese, ondeggi sulle cime dei monti; il suo frutto fiorisca come il Libano, la sua messe come l’erba dei campi.

Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato.

Benedetto il Signore, Dio d’Israele: egli solo compie meraviglie. E benedetto il suo nome glorioso per sempre: della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.

Qui finiscono le preghiere di Davide, figlio di Iesse (Sal 72 (71) 1-20).

Spesso i Salmi non distinguono ciò che compirà il Signore e quanto invece è missione specifica del suo Messia. Vi è quasi una identità. Le opere di Dio sono del Messia e le opere del Messia sono di Dio. Questo perché noi sappiamo che nel Messia l’uomo è Dio e Dio è uomo. La persona è una, le nature sono due. Questa verità è nascosta nei Salmi, si intravede, ma ancora non è pienamente rivelata, a causa del rigido monoteismo nel quale vive la loro religione. Anche Cristo Gesù, quando parla, dice che Lui e il Padre sono una cosa sola, ma evita sempre di parlare in modo esplicito e circostanziato del mistero divino nel quale Lui vive per natura eterna e per Persona anch’essa eterna. Anche Lui parla in modo velato. I tempi non erano ancora maturi.

È giusto però che noi sappiamo che già nell’Antico Testamento appare con ogni evidenza l’origine divina del Messia del Signore. Si parla di generazione, regno eterno, vera figliolanza, poteri divini, pienezza di Spirito Santo, dominio universale, e tante altre verità che aprono la mente verso orizzonti che necessariamente esigono il superamento degli angusti confini dello spazio, del tempo, della nostra stessa umanità. Vi è nel Messia di Dio una realtà divina che è tutta da scoprire, tutta da mettere in luce, tutta da rivelare. Altra verità vuole che il Messia non si identifichi con Dio, pur manifestando tratti divini del suo essere e del suo operare. Lui viene annunziato come vero Figlio di Dio. Senza la realtà divina del Messia, la lettura dei testi diviene vana.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità del Messia.