Perché disturbi ancora il Maestro?

La fede dell’uno vive dalla forza e della verità della fede dell’altro. Nessuno pensi che la sua fede basti a tutto. La debolezza della fede dell’altro gliela può indebolire. Addirittura l’assenza di fede lo può indurre in tentazione. Molti sono caduti dalla fede per tentazione o perché non hanno trovato una fede forte nel momento del bisogno.

Chi vuole costruire un vero umanesimo nella Chiesa e nella società deve essere di fede forte, risoluta, ferma. Deve trasformarsi in un trascinatore della fede altrui. Non di uno solo, ma di tutti. Una persona dalla fede risoluta, forte, vera dona verità ad una intera comunità. Mentre una fede debole, malferma, intrisa di falsità, indebolisce e fiacca tutte le persone che incontra sul suo cammino. Una fede ricca arricchisce, una fede povera sempre impoverisce cuori e menti.

Questa verità va scritta in ogni cuore: siamo gli uni dagli altri nella virtù e nel vizio, nel peccato e nella grazia, nella debolezza e nella forza, nella giustizia e nell’ingiustizia. Anche l’indifferenza, l’apatia, l’accidia nella fede porta e crea disumanità. Un uomo di fede ti apre le porte della speranza. Uno di non fede quelle della disperazione. È giusto allora che ognuno si chieda: di che fede sono io? Forte, risoluta, ferma, vera, onesta, santa oppure debole, malferma, falsa, disonesta, fatta di molti peccati e trasgressioni? Dalla risposta ognuno sa se lui è un costruttore di vero umanesimo oppure di disumanità, inciviltà, barbarie.

Gesù chiede alla donna che lo ha toccato di nascosto che riveli la forza della sua fede ai suoi fratelli. Non si vive la fede nel segreto del cuore. Essa deve essere visibile ad ogni uomo e per questo va manifestata, rivelata, messa in luce, anche perché è giusto che il Signore venga ringraziato per i suoi molteplici benefici e grazie che sempre concede ai suoi figli. La manifestazione della nostra fede dona forza e vigore agli altri.

Gesù vuole altresì che mai si venga meno nella fede. Nulla è impossibile a Dio. Lui è l’Onnipotente. Non vi è grazia difficile per Lui. Nessuno ostacolo della creatura potrà rendere inutile la sua onnipotenza. Dinanzi a degli uomini che dicono a Giàiro che è finito il tempo di credere in Gesù, Gesù gli dice semplicemente: “Non temere, soltanto abbi fede!”. Se sei venuto da me, ti devi fidare di me in ogni cosa. Ora fidati e abbi fede. Tutto avverrà secondo la tua richiesta, non importa quale sia la sua condizione. Malata o morta per me è la stessa cosa.

Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare (Mc 5,21-43).

Il vero umanesimo si costruisce sull’imitazione di Gesù Signore. Ognuno di noi deve aiutare l’altro a manifestare, svelare, dire la forza della sua fede. Una fede forte come quella della donna darà vigore a molte altre persone. In molti altri cuori potrà nascere la vera speranza. Tutti poi dobbiamo essere i costruttori, mai i distruttori della fede dei fratelli. La storia potrebbe essere tentazione per la nostra fede. Basta una parola: “soltanto abbi fede” ed è la vita.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di fede forte, ferma, vera.