Perché anche voi facciate come io ho fatto a voi 

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1 Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
18 APRILE

Il vero insegnamento è come l’apprendimento di un’arte. L’arte si apprende non solo con le parole, ma anche è soprattutto con il mostrare concretamente, visibilmente, come le cose si fanno. Perché un artista raggiunga il sommo dell’apprendimento occorre che lui si serva di ogni suo senso: udito, vista, odorato, gusto, tatto. Se un solo senso viene a mancare, non viene messo a servizio dell’arte, vi sarà sempre una carenza. Gli altri quattro sensi possono anche supplire alla mancanza di uno, tuttavia vi sarà sempre qualcosa che manca. Non si può parlare di scienza perfettissima. Anche la mente, il desiderio, la volontà vanno messi a servizio dell’arte che si vuole esercitare. Per certe arti occorrono poi le tre virtù cardinali della fede, della speranza, della carità. Per tutte sono obbligatorie le quattro virtù cardinali della prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Infine, perché si sia sempre artisti aggiornati ed efficienti nel lavoro, si deve stare lontano dal vizio e ricchi di ogni virtù. Il vizio rende l’artista incostante, vagabondo, apatico, lo priva del suo estro, gli toglie il lume dell’intelligenza, l’agilità dello stesso corpo. La virtù invece moltiplica quasi all’infinito ogni sua umana possibilità. Qual è l’arte che ogni discepolo di Gesù dovrà esercitare per tutta la vita? La sua arte, che è la sua specifica vocazione e missione, è quella dell’amore purissimo di donazione, offerta, sacrificio, olocausto da fare a Dio perché sia Lui a trasformare la nostra vita in vero strumento di salvezza per ogni altro uomo. In quest’arte dell’amore dovrà avere dinanzi ai suoi occhi Cristo Gesù Crocifisso. Ma Vedere Cristo da solo non basta. Occorre anche che vi sia come Maestro lo Spirito Santo. È Lui che dovrà insegnarci come il modello si guarda e quali sono i più piccoli dettagli da studiare per avere di Lui una visione perfetta, così da poterlo imitare. L’imitazione non consiste nel fare ciò che Lui ha fatto, ma nel fare noi quello che lo Spirito ci suggerisce, seguendo il suo modello di perfetto annientamento nel dono.

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Gesù, vero Maestro dei suoi discepoli, ha sempre mostrato loro come ogni uomo va servito partendo sempre dalla volontà del Padre, nella piena mozione dello Spirito Santo. Se separiamo il servizio dall’obbedienza alla Parola di Dio e allo Spirito, il nostro mai potrà dirsi servizio all’amore, alla verità, alla giustizia, alla salvezza, alla carità, alla fede, alla speranza. Ora gli restano gli ultimi due grandi insegnamenti da mostrare come essi vanno vissuti. Il primo insegnamento è sull’amore che ogni discepolo deve all’altro discepolo. Esso deve giungere fino a chinarsi dinanzi all’altro, prestando anche i più umili servizi. Lavare i piedi era compito dei servi verso i padroni. L’altro servizio è mostrare fin dove deve giungere l’amore: fino a dare la vita del discepolo all’altro discepolo, così come Gesù diede la sua vita al Padre. Questi due servizi sono obbligatori per il discepolo verso l’altro discepolo. È questa l’arte dell’amore.

Madre di Dio, Angeli, Santi, insegnate ad ogni discepolo ad amare come Gesù.