Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere
29 AGOSTO (Mc 6,17-29)
Il peccato più grande in tutti i disordini della sessualità umana è per la Scrittura Santa l’adulterio. Esso è sanzionato dalla Scrittura Antica con la morte di colui che ha violato il sacro vincolo del patto nuziale, fondato sulla fedeltà per sempre. Un solo uomo, una sola carne, un solo soffio vitale. Basta ascoltare l’insegnamento che il padre rivolge al figlio su questa verità, per convincersi che l’adulterio è peccato che distrugge non solo il matrimonio, ma la stessa anima e lo spirito dell’uomo. L’adulterio è vera cancrena che annienta, distrugge, conduce in un baratro di morte eterna.
Figlio mio, custodisci le mie parole e fa’ tesoro dei miei precetti. Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi. Légali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore. Di’ alla sapienza: «Tu sei mia sorella», e chiama amica l’intelligenza, perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti. Io vidi dei giovani inesperti, e tra loro scorsi un adolescente dissennato. Passava per la piazza, rasente all’angolo, e s’incamminava verso la casa di lei, all’imbrunire, al declinare del giorno, all’apparire della notte e del buio. Ed ecco, gli si fa incontro una donna in vesti di prostituta, che intende sedurlo. Ella è irrequieta e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua. Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato. Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice: «Vieni, inebriamoci d’amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri, poiché mio marito non è in casa, è partito per un lungo viaggio, ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà a casa il giorno del plenilunio». Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti; egli incauto la segue, come un bue condotto al macello, come cervo adescato con un laccio, finché una freccia non gli trafigge il fegato, come un uccello che si precipita nella rete e non sa che la sua vita è in pericolo. Ora, figli, ascoltatemi e fate attenzione alle parole della mia bocca. Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non vagare per i suoi sentieri, perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime. Strada del regno dei morti è la sua casa, che scende nelle dimore della morte (Cfr. Pr 7,1-27).
Erode si era lasciato ammaliare dalla moglie del fratello. Giovanni gli aveva gridato che l’adulterio non è lecito dinanzi a Dio. È violazione della sua santa legge. Per questa parola, Erodìade decide la sua morte. Conoscendo il re, sa che deve aspettare l’occasione propizia. Ma sa che essa verrà, perché Erode è stolto e di certo farà cose stolte. Uno stolto e insensato giuramento le è bastato per eliminare il profeta di Dio.
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
L’adulterio, frutto di stoltezza, insipienza, perché vera disobbedienza alla legge del Signore, produce mali neanche immaginati, pensati. Anche Davide commise un adulterio e poi divenne un omicida, anzi un pluriomicida. Quale sarà il futuro dell’umanità, dal momento che oggi l’adulterio è stato legalizzato e proclamato principio di vera crescita sociale e di autentico progresso dei popoli? Due morti esso le ha già prodotte: quella della famiglia, culla della vita e l’altra della gioventù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la vera sapienza.