Per loro io consacro me stesso
Consacrarsi nel linguaggio biblico ha un solo significato: essere totalmente del Signore. La cosa consacrata a Dio non può essere più usata a beneficio o a servizio dell’uomo. Deve invece essere usata ad esclusivo beneficio e servizio di Dio. La persona invece che si consacrava al Signore o da lui stesso chiamata alla consacrazione, doveva essere di Dio, secondo le regole stabilite da Dio. Il re era consacrato per la giustizia. La sua vita era tutta a servizio della giustizia secondo Dio in favore del suo popolo. Il sacerdote era consacrato per l’espiazione dei peccati e anche per operare ogni discernimento secondo la legge di Dio in mezzo al popolo. Le consacrazioni era tante. Gesù essendo re, profeta e sacerdote fu consacrato non con l’olio, ma con lo Spirito Santo. Lui nel Vangelo secondo Luca inizia la sua missione, dopo essere stato unto con lo Spirito, ricordando la profezia di Isaia. Lui è consacrato per una missione unica.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,16-21. Cfr. Is 61,1-11). Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi (Cfr. Is 11-10).
Sappiamo che Gesù realmente ha consegnato tutta la sua vita alla realizzazione il mistero della salvezza scritto dal Padre con decreto eterno nello Spirito Santo per lui. Nella sua preghiera Gesù rivela una sua speciale consacrazione: “Per loro io consacro me stesso”. Essendo la consacrazione consegna piena a Dio, dobbiamo affermare che Gesù si è consegnato tutto al Padre in favore dei suoi discepoli. Anche nel cielo, nella gloria del Paradiso, Lui consegnerà se stesso alla cura, difesa, custodia, protezione, elevazione spirituale e morale dei suoi discepoli. Si deve altresì concludere che se un discepolo di Gesù non è nella verità della sua vita e della sua missione, la responsabilità è solo sua. Ha impedito, ostacolato, vietato a Gesù Signore di prendere in mano la sua vita e di condurla nella pienezza della verità del Padre. Questa affermazione di Gesù ci dona una certezza assoluta, immortale, eterna. Mai Gesù potrà smettere di interessarsi dei discepoli. Ha dato la sua Parola al Padre. La manterrà in eterno.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità (Gv 17,9-19).
Quando un discepolo non è consacrato alla verità della sua vita e della sua missione, è il segno che lui si è separato da Gesù Signore. La prova evidente che non è più nel Signore, è la sua uscita dalla Parola che non riguarda solo la sua vita, ma anche la sua missione. La consacrazione alla verità è una, non due. Essa riguarda insieme vita e missione. Se la missione non viene svolta secondo le regole della missione stabilite da Dio, anche la verità della sua vita non è nelle regole stabilite da Dio. Di questa situazione o condizione del discepolo Gesù è innocente. Non ha alcuna responsabilità. Lui veramente ha consacrato se stesso per i discepoli. La stessa cosa non la possono dire i discepoli. Se vi sono uomini che ancora non sono giunti alla verità di Cristo Signore, spesso la responsabilità non è solo di chi riceve l’annunzio, ma anche del discepolo che non lo ha dato secondo le regole della verità della missione. Finché nel mondo ci sarà un solo uomo che non è consacrato alla verità di Cristo Gesù, ogni discepolo deve interrogare la sua coscienza, verificare se vive la verità della missione. Se è fuori, subito deve rientrare in essa, perché l’annunzio per quanto gli riguarda, venga fatto secondo verità.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che mai ci separiamo dalla nostra consacrazione alla Parola.