Padrone, lascialo ancora quest’anno
Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9
24 MARZO
Gesù non vuole che i suoi discepoli vivano di falsa fede, falsi pensieri, falsi discernimenti, false valutazioni della storia. Vuole che si separino i fatti dalla verità dei fatti. Questi mai sono indice di innocenza o di colpevolezza. Se una torre cade, non necessariamente chi muore è peccatore e viene colpito dal giudizio di Dio. Mentre colui che non muore viene dichiarato giusto perché non è morto. La colpevolezza o l’innocenza è data dalla coscienza che si esamina dinanzi alla Legge del Signore. È colpevole chi trasgredisce la Legge. È innocente colui che la osserva. È vero secondo Dio chi dimora nella Legge. Non è vero secondo Dio chi si pone fuori dalla Legge. Gesù vuole che ognuno verifichi il suo stato spirituale e si converta, altrimenti con la morte fisica si raggiungerà sempre la morte eterna. Nessuno deve pensare che chi muore nel suo letto si salva, mentre chi muore d’incidente si danna. Si salva per l’eternità colui che è trovato nella Parola del Signore. Si danna chi al momento della morte da Dio non è trovato nella sua Legge, nei suoi Statuti, nei suoi Comandamenti.
Un padrone pianta nella sua vigna un fico. Viene a cercare i frutti, ma non ne trova. Dona ordine al contadino che tagli quella pianta. È da tre anni che cerca frutti su di essa, ma non ne trova. A che serve lasciare in vita un albero, se esso non dona alcun frutto? Si taglia, si lascia libero il terreno, se ne pianta un altro che darà i suoi frutti a suo tempo. Ora interviene la misericordia del contadino. Questi chiedi al padrone di lasciarlo ancora per un anno. Lui si impegnerà a curarlo con ogni attenzione. Farà tutto ciò che è possibile perché il fico produca. Se poi, nonostante tutte le cure, esso rimarrà ancora sterile e infruttuoso, allora lui lo potrà tagliare. Non si tratta di una misericordia infruttuosa, inefficace, che lascia l’albero abbandonato a se stesso. Ci troviamo dinanzi ad una misericordia che mette ogni impegno per aiutare l’albero perché produca. Sempre a noi è chiesta questa misericordia efficace. Quando possiamo dire che la nostra misericordia è efficace? Quando tutto ciò che dipende da noi è stato fatto. Solo allora saremo senza alcuna colpa dinanzi a Dio. Se invece noi nulla abbiamo fatto, o lo abbiamo fatto male, allora siamo colpevoli dinanzi a Dio per la nostra omissione.
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Ogni discepolo di Gesù è obbligato a vivere di misericordia efficace in relazione al sacramento da lui ricevuto, ai doni dello Spirito Santo di cui è stato arricchito, alla particolare missione che è stata posta sulle sue spalle. Non vi è una misericordia universale, uguale per tutti. La misericordia è specifica, personale, ordinata, particolare. Se l’ordine stabilito da Dio, che è prima di ogni altra cosa ordine sacramentale e pneumatologico e carismatico, viene meno, se in questo ordine si crea confusione perché vi è scambio di ruoli e di mansioni, la misericordia sarà sempre inefficace. Un contadino e un falegname trattano tutti e due il legno. Il contadino lo tratta per farlo vivere e fruttificare. Il falegname lo tratta per trasformalo in mobile o altro. Il contadino usa misericordia efficace per farlo vivere. Il falegname per trasformarlo in cose utili per la casa. Vi è differenza tra una scienza per un legno vivo e una scienza per un legno morto. Così vi è differenza tra la misericordia efficace di un vescovo che deve dare verità e Spirito Santo e quella di un cresimato che è testimone.