Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
La tentazione è sempre in agguato. È sempre perennemente accovacciata ai nostri piedi e ci segue come l’ombra segue o precede il nostro corpo. Gesù entra nell’Orto degli Ulivi e come prima richiesta ai suoi discepoli, fa loro un invito perché si mettano in preghiera, rivelandone anche il motivo: “Pregate, per non cadere in tentazione”. Noi sappiamo che Satana è astuto maestro nell’arte e nella scienza delle tentazioni. Sa come entrare nel cuore e nella mente di ogni persona. La preghiera è piè che resistente saldatura che ottura ogni più piccolo spiraglio attraverso il quale lui entra nel cuore e nella mente per produrre gravi danni. Un solo pensiero, un solo desiderio, un solo moto di concupiscenza suscitato, e si può rovinare un intero popolo. San Paolo giunge a dire che Satana si veste da angelo di luce per la rovina dei credenti: “Se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi superapostoli! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi. Questi tali sono falsi apostoli, lavoratori fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere” (Cfr. 11,1-17). Chi vuole che Satana non entri nel suo cuore ogni istante con la preghiera deve sigillare, come con fiamma ossidrica, ogni più piccola fessura. Senza preghiera la nostra anima, il nostro spirito, cuore, volontà, sentimenti, desideri sono aperti più che un oceano. Satana può navigare in essi a suo piacimento e portare ogni rovina spirituale.
Gesù non solo chiede ai discepoli di pregare, anche lui si mette in preghiera. Prima di ogni cosa manifesta al Padre il suo desiderio di non passare per la croce. Fin da subito consegna però il suo desiderio alla volontà del Padre. Il desiderio lo esaudisce se tu voi. Viene subito dopo ribadita la consegna della sua volontà al Padre: “Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gesù, attraverso questa preghiera, vuole insegnare all’umanità intera che Lui prega da vero uomo, anche se santissimo. Ogni vero uomo dinanzi alla croce che gli sta dinanzi vorrebbe sfuggirla. Vorrebbe… Prega perché vorrebbe… Ma si può sfuggire la croce? Mai. Neanche però la si deve portare per costrizione, mormorando, lamentandosi, criticando, parlando male di coloro che la pongono sulle nostre spalle. La croce va portata con amore. Qual è il segreto perché la si porti con amore? È sapere che in quella croce si compie tutta la volontà di Dio.
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Lc 22,39-46).
Si è dinanzi alla croce. Si è obbligati, anzi costretti a portarla. Non la si può togliere dalla nostre spalle. A noi la scelta. La possiamo trasformare in uno strumento di redenzione e di salvezza per noi e per i nostri fratelli. Oppure ne facciamo uno strumento di perdizione per noi e per gli altri. Come si trasforma in strumento di salvezza? Facendola nostra e portandola con amore, pazienza, purezza di cuore e di mente, nel silenzio, offrendola al Signore con ogni santità di sentimenti per il perdono dei nostri e dei peccati del mondo. Se ne fa invece uno strumento di peccato e di morte, di perdizione per noi e per gli altri, se la si porta con rabbia, impazienza, indignazione, lamentandosi, sparlando, criticando, mormorando, manifestando anche con gesti disappunto e disapprovazione. La croce è salvezza solo se la si porta volentieri, non solo accogliendola, ma facendola nostra stessa vita, virtù del nostro spirito, della nostra anima, del nostro corpo. Purtroppo oggi la croce non solo non la si accetta, non solo è vissuta con astio e odio, non solo è respinta con ogni forza, per eliminarla si ricorre spesso a peccati orrendi come aborto, divorzio, eutanasia, furto, omicidio, adulterio, calunnia, falsa testimonianza, stregoneria, magia, superstizione, gioco d’azzardo, violenza organizzata, usura, racket e cose del genere. Succede anche che per una croce subita ci si chiuda in un odio eterno e in un desiderio di giustizia umana, non divina, che toglie la pace e intristisce la vita. Il cristiano porta la sua croce anche e soprattutto con il perdono, la misericordia, la riconciliazione, la rinuncia, l’offerta della sua vita d Dio per la redenzione di quanti gli hanno posto addosso la sofferenza e il dolore.
Vergine Maria, Angeli, Santi, aiutateci a portare ogni croce sull’esempio di Gesù Signore.