Novena in onore della B.V. Maria Immacolata – INTRODUZIONE
Passano i giorni, i mesi, gli anni, i secoli, i millenni. Passano le generazioni. Cosa rimane nella storia? La Parola del Signore. Essa non passa mai, sia nella sua rivelazione di morte che nella vita che essa promette. Se questa parola passasse, l’uomo o sarebbe un eterno condannato a morte, l’umanità di disintegrerebbe in un solo attino. Specie oggi, le basta un nulla per un collasso generale. Oppure sarebbe signore assoluto della sua vita. Invece la Parola del Signore rimane, e sempre sulla terra assieme alla morte, resta anche la speranza.
Ecco la prima parola che rimane immortale nella storia: Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire» (Gen 2,16-17). Che l’uomo creda o non creda in questa parola, una volta che lui sceglie il male, qualsiasi male, lui entra nella morte per sé, diviene un operatore di morte per l’umanità.
Non è dato all’uomo il potere di decidere ciò che è male e ciò che è bene. Questo potere è solo di Dio. Ma l’uomo vuole disobbedire, si vuole arrogare, usurpandolo, un potere che non è suo. Trasgredisce la Legge del Signore. Entra lui nella morte del suo cuore, della sua mente, della sua anima. Diviene padre di morte per ogni altro uomo. A volte una sola decisione di male, trafigge tutta l’umanità. Una sola scelta sciagurata, fa precipitare il mondo in un ciclone di distruzione e di morte. L’uomo di morte oggi e sempre non solo pecca, scrive anche leggi di morte, esultando e festeggiando. La sua legge di morte ha tolto il mondo dall’inciviltà della vita. A suo dire lo ha portato nella civiltà e nel progresso, ma della morte non della vita. Oggi sembra che i grandi benefattori dell’umanità siano i grandi creatori di morte. Più numerose sono le morti da essi provocati, generati e più la loro fama aumenta. Sono gli eroi della morte.
Da circa cinquant’anni a questa parte, si è passati dalle leggi di morte cruenta, violenta, di massa, per genocidio – erano le leggi raziali –, alle leggi di morte silenziosa, invisibile, distruttrice non di una sola parte dell’umanità, ma dell’intera razza umana. Queste leggi hanno nomi suadenti: interruzione delle nascite (aborto), ricerca del vero amore eterno (divorzio), dolce e gustosa morte (eutanasia), godimento dei sensi senza alcun impedimento né da parte della natura né da parte della società (unione tra persone dello stesso sesso). Oggi si sta imponendo la legge, ma in modo subdolo, ingannevole, con astuzia satanica e furbizia diabolica del gender. Cosa è il gender nella sua vera essenza? La sottrazione della persona ad ogni vincolo della natura creata. Si osservi bene – ed è questa la diavoleria e il satanismo che vi è nel gender – mentre nelle altre leggi di morte dolci, suadenti, piacevoli, gustose come un vino avvelenato, rimane la libertà del singolo, in questa legge, fin dalla più tenera età, vengono indotti i bambini all’indeterminatezza, anche con l’espresso parere contrario dei genitori. Mai Satana aveva raggiunto un tale governo sugli uomini, sostituendo totalmente la loro mente con la sua. È questo un progetto di distruzione dell’opera di Dio, in odio a Dio.
Per la grande misericordia e pietà del nostro creatore e Signore, vi è nella storia, nella creazione, nell’universo una seconda parola di Dio: “Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno»” (Gen 3,14-15). È questa la vera parola della speranza. Se non ci fosse questa parola divina, l’uomo sarebbe rimasto in eterno prigioniero e schiavo di Satana. Invece c’è questa parola, che dichiara inimicizia piena tra Satana e la donna e tra la stirpe di Satana e la stirpe della donna, con l’aggiunta che la donna e la stirpe della donna gli schiacceranno il capo, anche se lui insidierà il calcagno. È questa la parola creatrice di una speranza eterna. Satana sarà sconfitto. Il suo regno non sarà più universale. Accanto al suo regno di morte, ci sarà sempre il regno della vita. Questa regno non è il frutto dell’uomo, ma del nostro Dio e Signore, anche se il frutto Dio lo farà maturare dalla carne dell’uomo, attinta dalla carne della Donna.
È giusto chiedersi: Ma chi è in verità Satana? È il vero nemico dell’uomo. È l’ispiratore, il consigliere, l’ideatore, il progettista, il realizzatore, il supervisore, lo scrittore, il legislatore di ogni progetto di morte per l’uomo. Dove c’è morte, qualsiasi morte, fisica o spirituale, economica o sociale, civile o militare, in guerra e in pace, visibile o invisibile, c’è sempre lui dietro. Lui sa come governare la mente dell’uomo, sa anche come far credere all’uomo che sia lui ad agire, a volere, a cercare, a stabilire, mentre in realtà l’uomo è solo schiavo dei suoi pensieri di morte.
Anche Gesù, poiché vero uomo, da lui è stato attaccato in ogni modo. Il suo intento era uno solo: fare di Lui un Dio e un uomo senza il Padre, un Dio e un uomo in perfetta autonomia dal Padre, Un Dio indipendente dal Padre, un uomo senza alcuna obbedienza al Padre. Lui voleva fare di Cristo un Dio e un uomo senza Croce, senza cioè redenzione, salvezza, giustificazione, santificazione. Un Dio senza obbedienza a Dio non dona salvezza. Non la dona perché l’uomo, anche se creato per mezzo di Cristo, è eternamente del Padre e al Padre va esso portato. La salvezza è desiderio eterno del Padre, da realizzare secondo le vie di giustizia del Padre.
Questa legge vale anche per la Chiesa. L’uomo, anche se è in Cristo, anche se dovrà essere salvato mediante l’opera della Chiesa, non è della Chiesa, non è di Cristo, non è dello Spirito Santo, non è della Vergine Maria. L’uomo è del Padre e secondo la legge del Padre dovrà essere condotto al Padre. Questa regola di salvezza deve essere fatta propria da ogni presbitero, ogni vescovo, ogni papa, ogni diacono, ogni maestro e dottore. A Dio l’uomo si può portare solo secondo la legge di Dio. Come Cristo Gesù non potrà mai sottrarsi alle legge del Padre, così nessun uomo che lavora per la salvezza dell’uomo potrà sottrarsi alla Legge del Padre. È nell’obbedienza al Padre che la salvezza si può compiere.
Chi è Satana? Colui che non dorme, non si dona riposo, sta sempre sveglio per escogitare in ogni momento cose nuovissime per ingannare l’uomo, sottraendolo all’obbedienza al Padre. Oggi per sostituire il Padre, toglierlo dalla storia, non lo sta sostituendo con il Dio Unico? Di cosa e di chi si sta servendo? Dei teologi più illuminati e rinomati della Chiesa. Tanto grande è la sua astuzia e tanto diabolico è il suo inganno. Ecco come la Scrittura Santa parla di Satana e del Diavolo. Si noti bene. Non è una idea. È una persona, anche se spirituale e invisibile.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture (Gen 3,1-7).
Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti (1Cr 21, 1). Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro (Gb 1, 6). Il Signore chiese a satana: “Da dove vieni?”. satana rispose al Signore: “Da un giro sulla terra, che ho percorsa” (Gb 1, 7). Il Signore disse a satana: “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male” (Gb 1, 8). Satana rispose al Signore e disse: “Forse che Giobbe teme Dio per nulla? (Gb 1, 9).
Il Signore disse a satana: “Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui”. satana si allontanò dal Signore (Gb 1, 12). Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore (Gb 2, 1). Il Signore disse a satana: “Da dove vieni?”. satana rispose al Signore: “Da un giro sulla terra che ho percorsa” (Gb 2, 2).
Il Signore disse a satana: “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo” (Gb 2, 3). Satana rispose al Signore: “Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita (Gb 2, 4). Il Signore disse a satana: “Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita” (Gb 2, 6).
Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo (Gb 2, 7). Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all’angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo (Zc 3, 1). L’angelo del Signore disse a satana: “Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone s costui un tizzone sottratto al fuoco?” (Zc 3, 2).
Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto” (Mt 4, 10). Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? (Mt 12, 26). Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16, 23). E vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano (Mc 1, 13). Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? (Mc 3, 23). Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire (Mc 3, 26).
Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l’ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro (Mc 4, 15). Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8, 33). Egli disse: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore (Lc 10, 18). Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl (Lc 11, 18).
E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?” (Lc 13, 16). Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici (Lc 22, 3). Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano (Lc 22, 31). E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: “Quello che devi fare fallo al più presto” (Gv 13, 27).
Ma Pietro gli disse: “Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? (At 5, 3). Ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me (At 26, 18). Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi (Rm 16, 20). Questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore (1Cor 5, 5). Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione (1Cor 7, 5).
Per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni (2Cor 2, 11). Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce (2Cor 11, 14). Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia (2Cor 12, 7). Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito (1Ts 2, 18). La cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri (2Ts 2, 9).
Tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare (1Tm 1, 20). Già alcune purtroppo si sono sviate dietro a satana (1Tm 5, 15). Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – tuttavia sei ricco – e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana (Ap 2, 9). So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana (Ap 2, 13). A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana – come le chiamano – non imporrò altri pesi (Ap 2, 24). Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana – di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato (Ap 3, 9).
Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi Angeli (Ap 12, 9). Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni (Ap 20, 2). Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere (Ap 20, 7).
Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono (Sap 2, 24). Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo (Mt 4, 1). Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio (Mt 4, 5). Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse (Mt 4, 8). Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano (Mt 4, 11).
E il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli Angeli (Mt 13, 39). Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi Angeli (Mt 25, 41). Dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame (Lc 4, 2). Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane” (Lc 4, 3). Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse (Lc 4, 5).
Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato (Lc 4, 13). I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati (Lc 8, 12). Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!” (Gv 6, 70).
Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44). Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo (Gv 13, 2). Cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui (At 10, 38). “O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? (At 13, 10).
E non date occasione al diavolo (Ef 4, 27). Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo (Ef 6, 11). Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo (1Tm 3, 6). E’ necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo (1Tm 3, 7). E ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà (2Tm 2, 26). Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza, mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo (Eb 2, 14).
Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi (Gc 4, 7). Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare (1Pt 5, 8). Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo (1Gv 3, 8). Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello (1Gv 3, 10). L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! (Gd 1, 9).
Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita (Ap 2, 10). Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi Angeli (Ap 12, 9). Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo” (Ap 12, 12). Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni (Ap 20, 2). E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli (Ap 20, 10).
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto grazie al sangue dell’Agnello e alla parola della loro testimonianza, e non hanno amato la loro vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è disceso sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo».
Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna: aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si appostò sulla spiaggia del mare (Ap 13.1-18).
Passano gli anni e i secoli. L’uomo si dimentica della Parola del suo Dio. Anche questa è astuzia e furbizia di Satana. Facendo dimenticare la Parola del suo Signore, lui può agire indisturbato e suggerire vie umane di speranza, che sono tutte inutili e per di più peccaminose. Chi però mai si dimentica è il Signore. Quando la sua eterna sapienza gli annunzia che il tempo del suo compimento è giunto, subito il Signore interviene e realizza quanto ha promesso.
Sappiamo che fin dal concepimento oggi l’uomo è sotto il regno di Satana, perché sotto il regno del peccato. Ogni uomo viene concepito nel peccato originale. Riceve cioè la pesante eredita di Adamo e di Eva. Cosa fa il Signore perché veramente, realmente, sostanzialmente regnasse questa inimicizia eterna tra la Donna e Satana? Crea la Donna immacolata, piena di grazia, colma di Spirito Santo, del Verbo Eterno e di Se Stesso. Tutto il Padre, tutto il Figlio, tutto lo Spirito Santo, dal primo istante del concepimento sono nella Donna, vita della Donna, grazia della Donna, fortezza della Donna, ogni altra virtù della Donna. Satana sulla Donna non deve neanche poggiare la sua ombra. Dovrà stare fuori in eterno dal suo cuore, dai suoi pensieri, dalla sua anima, dal suo spirito, dal suo corpo e per questo vengono interamente occupati dalla Beata Trinità. Anche tutti gli Angeli del cielo sono posti a custodia di questo “Giardino Chiuso”, di questa “Fontana sigillata”, che è ad esclusivo “uso e servizio” di Dio. Della Donna si può in eterno cantare, sublimandolo però di bellezza divina, il canto che lo sposo intona per la sua sposa, nel Cantico dei Cantici, il poema “imperfetto” del poema perfettissimo composto da Dio per la Donna nella cui vita ha posto tutta la bellezza della Creazione e di se stesso.
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono come un gregge di capre, che scendono dal monte Gàlaad. I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli. Come nastro di porpora le tue labbra, la tua bocca è piena di fascino; come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo. Il tuo collo è come la torre di Davide, costruita a strati. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di eroi. I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano tra i gigli.
Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò sul monte della mirra e sul colle dell’incenso. Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto. Vieni dal Libano, o sposa, vieni dal Libano, vieni! Scendi dalla vetta dell’Amana, dalla cima del Senir e dell’Ermon, dalle spelonche dei leoni, dai monti dei leopardi. Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana! Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto più inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguenti, più di ogni balsamo.
Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del Libano. Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra e àloe, con tutti gli aromi migliori. Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive che sgorgano dal Libano. Àlzati, vento del settentrione, vieni, vieni vento del meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi aromi. Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti (Cc 4,1-16).
Vòltati, vòltati, Sulammita, vòltati, vòltati: vogliamo ammirarti. Che cosa volete ammirare nella Sulammita durante la danza a due cori? Come sono belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d’artista. Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino aromatico. Il tuo ventre è un covone di grano, circondato da gigli. I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella. Il tuo collo come una torre d’avorio, i tuoi occhi come le piscine di Chesbon presso la porta di Bat-Rabbìm, il tuo naso come la torre del Libano che guarda verso Damasco. Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come porpora; un re è tutto preso dalle tue trecce.
Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, piena di delizie! La tua statura è slanciata come una palma e i tuoi seni sembrano grappoli. Ho detto: «Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri». Siano per me i tuoi seni come grappoli d’uva e il tuo respiro come profumo di mele. Il tuo palato è come vino squisito, che scorre morbidamente verso di me e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono del mio amato e il suo desiderio è verso di me. Vieni, amato mio, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni: là ti darò il mio amore! Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi: amato mio, li ho conservati per te (Cc 7,1-14).
Alla Vergine Maria mai si potrà applicare quanto il profeta Ezechiele rivela dell’amore di Dio per la sua sposa. In questo racconto si tratta di una neonata avvolta ancora nel suo sangue. Dio la purifica dopo la sua nascita. La Vergine Maria nasce vestita di bellezza divina, più che Eva dalla costola di Adamo. Più dello stesso Adamo, impastato con la polvere del suolo. La Vergine Maria nell’istante dell’inizio della sia vita è già piena di grazia, piena di Dio. È come se Dio fosse già il suo respiro, l’alito della sua vita. Non vi sono nell’universo realtà simili.
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, fa’ conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era un Amorreo e tua madre un’Ittita. Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato il cordone ombelicale e non fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale né fosti avvolta in fasce. Occhio pietoso non si volse verso di te per farti una sola di queste cose e non ebbe compassione nei tuoi confronti, ma come oggetto ripugnante, il giorno della tua nascita, fosti gettata via in piena campagna.
Passai vicino a te, ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l’erba del campo. Crescesti, ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza. Il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà, ma eri nuda e scoperta.
Passai vicino a te e ti vidi. Ecco: la tua età era l’età dell’amore. Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio. Ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di stoffa preziosa. Ti adornai di gioielli. Ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo; misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna d’oro e d’argento. Le tue vesti erano di bisso, di stoffa preziosa e ricami. Fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo. Divenisti sempre più bella e giungesti fino ad essere regina. La tua fama si diffuse fra le genti. La tua bellezza era perfetta. Ti avevo reso uno splendore. Oracolo del Signore Dio (Ez 16,1-14).
Si potrebbe applicare, completandola però con la bellezza ogni oltre bellezza creata, alla Vergine Maria la descrizione fatta dall’Apostolo Giovanni vede sulla Gerusalemme che discende dal cielo. È una bellezza perfetta. Quella della Madre di Gesù le supera tutte. Non vi sono materiali preziosi con i quali si possa descrivere la bellezza spirituale della Madre di Dio.
Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello». L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall’angelo. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente (Ap 21,9-21).
La Chiesa vede adombrata la Vergine Maria nella Donna, descritta nell’Apocalisse, vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi, con una corona di dodici stelle sul capo. La luna e le stelle dicono bellezza creata. Il sole è Dio. La Donna è vestita di Dio. Dalla bellezza creata si passa alla bellezza increata. Dio ha voluto dare alla Vergine Maria tutta la sua bellezza spirituale. Entriamo qui nell’immensità del mistero. Siamo nell’umanamente incomprensibile, impensabile, inimmaginabile. Dio non smette mai di stupire le sue creature con le meraviglie del suo amore. Di sicuro la Madre di Gesù è la meraviglia delle meraviglie. Con la Vergine Maria si ferma l’onnipotenza creatrice del Signore. Potrebbe ripetersi, ma non creare una Donna così bella, perfetta, santa, vera. Dopo la creazione della Madre di Gesù, è impossibile per il Signore pensare qualcosa di nuovo. Non è possibile perché non ci sarà alcun’altra incarnazione. Potrebbe ripetere il dono di sé a mille altre persone. Sarebbe sempre una onnipotenza di ripetizione, non di novità. Con la Vergine Maria la novità raggiunge il sommo del sommo. Non vi è più l’oltre. Non c’è l’oltre nella creazione come non c’è più l’oltre nel mistero della Trinità.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle (Ap 12,1).
Anche le immagini di bellezza, narrate dal Libro del Siracide, sono di origine creata. La bellezza di Maria è di origine non creata. Viene da Dio. Lei è infinitamente oltre. Chi vuole parlare della Madre di Dio mai deve dimenticare che Lei è piena di Dio, ammantata di Dio.
Sono cresciuta come un cedro sul Libano, come un cipresso sui monti dell’Ermon. Sono cresciuta come una palma in Engàddi e come le piante di rose in Gerico, come un ulivo maestoso nella pianura e come un platano mi sono elevata. Come cinnamòmo e balsamo di aromi, come mirra scelta ho sparso profumo, come gàlbano, ònice e storace, come nuvola d’incenso nella tenda. Come un terebinto io ho esteso i miei rami e i miei rami sono piacevoli e belli. Io come vite ho prodotto splendidi germogli e i miei fiori danno frutti di gloria e ricchezza. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza; eterna, sono donata a tutti i miei figli, a coloro che sono scelti da lui (Sir 24.13-18).
Questa Novena che vogliamo celebrare in onore di questa Donna unica nei cieli e sulla terra, deve avere per noi un solo fine: far crescere nel nostro cuore un amore senza misura per la Madre di Dio e Madre nostra. Contemplando Lei nel suo dialogo con l’Angelo, chiederemo a Lei che ci ottenga la grazia non solo di lasciarci anche noi colmare di grazia e di Spirito Santo, ma anche di essere docili e immediati nell’obbedienza come Lei è stata docile e immediata.
Se ci rivolgeremo a Lei con cuore umile, animo libero, mente purificata, desiderio vero di divenire anche noi strumenti della salvezza del Figlio Unigenito, di certo Lei tutto farà perché per mezzo nostro Gesù prenda vita in noi così come ha preso vita in Lei, facendosi carne, vero uomo. Nel nostro caso lei intercederà perché si compia una incarnazione al contrario: Lei chiederà al Figlio suo che ci aiuti ad “incarnarci” in Lui per essere sua vera presenza, sua vera vita in questo mondo, per portare la sua grazia, verità, vita, parola ad ogni uomo.
Angeli e Santi ci sostengano in questi giorni della Novena perché possiamo essere trasformati in vero corpo di Cristo, vera sua presenza, sua pienezza di grazia e verità per la conversione e la salvezza del mondo. Quando l’amore per la Madre di Dio si fa vero in noi, tutto il mondo viene illuminato di una luce nuova, perché la Vergine Maria è sempre la luce che apre ogni porta alla luce di Cristo Gesù. È il desiderio e anche l’augurio.
Catanzaro, 16 Novembre 2016