NON SONO FORSE IO PER TE MEGLIO DI DIECI FIGLI?

LUNEDÌ 13 GENNAIO (1Sam 1,1-8)

Le parole di consolazione che Elkanà rivolge ad Anna, sua moglie, sono parole stolte e insipienti, perché sono prive di ogni verità: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?». Queste parole non sono vere, perché la verità di Anna è negata, ignorata, misconosciuta. Chi è la donna secondo la purissima verità di Dio? Essa è moglie per essere madre, allo stesso titolo che l’uomo è marito per essere padre. La benedizione delle origini è finalizzata alla paternità e maternità e al governo delle opere del Signore: “Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra»” (Gen 1,26-28). Elkanà è marito e padre. Anna è solo moglie, ma non madre. Questa è la sua sofferenza. Ora solo Dio può colmare il cuore di Anna. Nessun uomo potrà colmarlo. Lo potrà colmare benedicendola e rendendola madre. Oppure donandole il gusto, la gioia di vivere in modo divino e non umano la sua maternità. Questo vale anche per l’uomo e non solo per la donna. Nella Chiesa trova in questa modalità divina il fondamento del celibato per il regno dei cieli. Questa divina modalità mai si potrà vivere, se Dio non è al centro del nostro cuore e dei nostri pensieri e lo Spirito Santo non governa anima, spirito, corpo. Ci si separa dallo Spirito Santo, regna la sola carne.

Anche il secondo racconto rivela la stessa verità. La carne solo è in vista della paternità e della maternità: “E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2,18-24). Elkanà è padre. Anna non è madre. Ecco la sua sofferenza, il suo dolore, la sua angoscia. In più era anche disprezzata e insultata.

C’era un uomo di Ramatàim, un Sufita delle montagne di Èfraim, chiamato Elkanà, figlio di Ierocàm, figlio di Eliu, figlio di Tocu, figlio di Suf, l’Efraimita. Aveva due mogli, l’una chiamata Anna, l’altra Peninnà. Peninnà aveva figli, mentre Anna non ne aveva. Quest’uomo saliva ogni anno dalla sua città per prostrarsi e sacrificare al Signore degli eserciti a Silo, dove erano i due figli di Eli, Ofni e Fineès, sacerdoti del Signore. Venne il giorno in cui Elkanà offrì il sacrificio. Ora egli soleva dare alla moglie Peninnà e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. La sua rivale per giunta l’affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo. Così avveniva ogni anno: mentre saliva alla casa del Signore, quella la mortificava; allora Anna si metteva a piangere e non voleva mangiare. Elkanà, suo marito, le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?».

Anna è donna di fede. Sa che può confidare nel suo Dio che è il Signore Onnipotente. Questa via da noi è stata dichiarata inutile. Oggi si ricorrere alla via della scienza. Ci si affida ad essa, ma questa, essendo più delle volte senza Dio, non rispetta la verità né di Dio né della natura. Una scienza atea e areligiosa mai rispetterà l’uomo.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano ami la verità di Dio, fonte di ogni verità.