Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
30 DICEMBRE (Lc 2,41-52)
L’uomo è stato creato per obbedire al suo Signore e Dio. L’obbedienza è legge per l’uomo più vitale che la legge di gravità, più ancora che la legge del mangiare, del bere, del respirare. È legge più vitale di qualsiasi altra legge che regola la vita dell’uomo sulla nostra terra. Questa legge è la sorgente della vera vita. Tutte le altre aiutano la vita del corpo, ma non sono la legge della vita. Nessun uomo potrà mai porsi fuori di questa divina volontà: “Se mi obbedisci vivi, se non mi obbedisci muori”. Questa obbedienza è ben oltre la legge della stessa fede. Questa è legge di natura, di creazione, non legge di fede, di credenze varie, o di altro che appartiene al dopo di questa legge.
L’obbedienza a Dio è obbedienza alla Legge, al Comandamento, ad ogni disposizione e statuto promulgato dal nostro Dio. Custodi della legge dell’obbedienza sono i genitori.
Figli, ascoltate me, vostro padre, e agite in modo da essere salvati. Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Chi teme il Signore, onora il padre e serve come padroni i suoi genitori. Con le azioni e con le parole onora tuo padre, perché scenda su di te la sua benedizione, poiché la benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta. Non vantarti del disonore di tuo padre, perché il disonore del padre non è gloria per te; la gloria di un uomo dipende dall’onore di suo padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta sua madre è maledetto dal Signore. (Sir 3,1-16).
Anche Gesù è sottoposto alla legge dell’obbedienza ai Genitori. Per Lui vi è però un’altra Legge: quella del comando diretto, immediato del Padre suo. Questo comando va sempre ascoltato e non è sottoposto al discernimento di Giuseppe e di Maria. Per Gesù vale la legge contraria: è Lui il solo ed unico che deve discernere la volontà di Dio per sé, per il “Padre di adozione o putativo”, per la Madre. Maria e Giuseppe devono per questo essere sommamente attenti, vigilanti. Dovranno loro camminare dietro Gesù, sempre, mai Gesù dietro di loro. Il Padre celeste oggi manda Gesù nel tempio, mentre i “Genitori” prendono la via per il ritorno a casa.
I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
È stato sufficiente questo unico e solo momento di certezza morale e di fede che Gesù fosse dietro di loro, perché sorgessero tre giorni di intimo dolore e di sofferenza. Non si è smarrito Gesù. Lui è stato sempre nella volontà del Padre. Si sono smarriti Giuseppe e Maria perché ancora non conoscevano la Legge dell’obbedienza che grava sulla Persona di Gesù Signore. Gesù nel tempio di Gerusalemme ricorda loro questa sua Legge di obbedienza, e tutto nella casa di Nazaret ritorna nella pace.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la legge dell’obbedienza. Anche potremmo rischiare di non camminare dietro Gesù.