Non preoccupatevi per la vostra vita

2 Cor 12,1-10; Sal 33; Mt 6,24-34
22 GIUGNO

Dio non ha creato l’uomo ponendolo poi in un deserto selvaggio, cocente, privo di qualsiasi forma di vita. Lo ha creato e posto in un giardino di delizie. In esso vi era ogni pianta dalla quale attingeva ogni frutto per alimentare la vita del suo corpo. Nel giardino però vi era però anche l’albero della morte. Di esso mai l’uomo avrebbe dovuto nutrirsi.

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l’oro e l’oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate. Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire» (Gen 2,4-17).

Dopo il peccato, Dio ha creato per l’uomo un altro giardino nel quale attingere ogni frutto di vita. Questo giardino nel quale abitare sono i Dieci Comandamenti, i suoi Statuti, le sue Leggi. Se l’uomo dimora nel giardino di Dio, riceve ogni vita. Se ne esce fuori, entra nel deserto della morte, della desolazione, della miseria, della fame. Non solo esce lui, trasforma anche per gli altri la terra in una landa di miseria e di morte.

Io vi ho condotti in una terra che è un giardino, perché ne mangiaste i frutti e i prodotti, ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra e avete reso una vergogna la mia eredità. Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua (Cfr. Ger 2,1-37).

Oggi il nuovo giardino della vita è il Vangelo. Si entra in esso, il Padre provvede per ogni necessità, secondo la sua divina ed eterna saggezza. Si esce fuori, si vive alla maniera del figlio minore della parabola di Gesù: si è costretti a pascolare i porci. Questi si nutrono di carrube in abbondanza. Noi moriamo di fame. Fuori della casa del Vangelo non c’è vita. Qual è la nostra stoltezza? Vorremmo dare vita al mondo, servendo loro lo scarto delle carrube, anziché indicare la via del giardino della vita.

Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.

La Parola di Gesù è verità eterna. Nel giardino del suo Vangelo c’è vita in abbondanza.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che i cristiani credano in ogni Parola di Cristo Signore.