Non è Dio dei morti, ma dei viventi!
6 GIUGNO (Mc 12,18-27)
Nella Scrittura Santa vi sono verità esplicite e verità implicite. Oggi Gesù educa i Sadducei perché rinuncino alla loro stoltezza ed insipienza, ottusità di mente e di cuore e si aprano a tutta la verità esplicita in modo che possa accogliere la pienezza della verità, che nasce dalla santa, giusta, sapiente, intelligente razionalità.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a immagine della propria natura (Sap 2, 23). Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti. (Sap 3,1-9. Cfr. 6,17-21. 8,13-18, 15,1-3).
Non è l’anima che è stata creata per l’immortalità, bensì l’uomo. Tutto l’uomo vive sulla terra con questa vocazione eterna. Poiché la morte avvolgerà un giorno l’uomo, quest’ultima verità non potrà mai distruggere la prima che è essenza vera della natura umana. Nasce la vera fede nella risurrezione dell’ultimo giorno. Il Secondo Libro dei Maccabei celebra la fierezza dei martiri proprio in vista della risurrezione finale.
Venuto meno il primo, allo stesso modo esponevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». Egli, rispondendo nella lingua dei padri, protestava: «No». Perciò anch’egli subì gli stessi tormenti del primo. Giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. (2Mac 7, 7-12).
Gesù fonda la risurrezione non su una nuova rivelazione, bensì sull’onnipotenza di Dio, che sempre crea dal nulla e sulla verità con la quale si è manifestato a Mosè presso il roveto ardente: “Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”. Dio dei vivi, non dei morti.
Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
La fede è perfetta razionalità, deduzione, argomentazione. Questa intrinseca verità ed essenza della fede oggi è stata distrutta dai moderni e agguerriti sadducei. Costoro negano molte verità della nostra fede e volutamente ignorano che essa è un’architettura ben congegnata. Una sola verità negata, distrutta, non annunziata ha delle pesanti conseguenze pastorali, morale, di liturgia, preghiera, inquinando anche tutta la vita sociale, politica, religiosa, economica. Tutto l’uomo è nella grande falsità.
Vergine Maria, Madre della redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità della fede.