NON ABBIAMO ASCOLTATO LA VOCE DEL SIGNORE

LUNEDÌ 9 MARZO (Dn 9,4-10)

Il fine della preghiera del profeta non è solo mostrare al popolo di Dio la verità di ogni Parola proferita dal Signore. La verità che la Parola di Dio è vera è data dalla storia. L’esilio nel quale Daniele vive attesta che veramente, realmente, storicamente la parola del Signore si compie. Proclamata questa verità, la preghiera si fa supplica, implorazione. Si chiede al Signore il perdono per le colpe commesse, manifestando a Lui un sincero pentimento e la volontà di tornare a Lui con tutto il cuore: “Nell’anno primo di Dario, figlio di Serse, della progenie dei Medi, il quale era stato costituito re sopra il regno dei Caldei, nel primo anno del suo regno io, Daniele, tentavo di comprendere nei libri il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e che si dovevano compiere per le rovine di Gerusalemme, cioè settant’anni. Mi rivolsi al Signore Dio alla ricerca di un responso con preghiera e suppliche, con il digiuno, veste di sacco e cenere e feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore, mio Dio” (Dn 9,1-4). La confessione è duplice: confessione della verità della Parola e confessione del tradimento di essa da parte del popolo di Dio.

Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all’alleanza e benevolo verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali nel tuo nome hanno parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancora oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i delitti che hanno commesso contro di te. Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, né seguito quelle leggi che egli ci aveva dato per mezzo dei suoi servi, i profeti.

Nella confessione si riconosce la giustizia di Dio. Si confessa l’ingiustizia del popolo. Confessata l’ingiustizia, si implora il Signore perché perdoni: “Egli ha messo in atto quelle parole che aveva pronunciato contro di noi e i nostri governanti, mandando su di noi un male così grande, che sotto tutto il cielo mai è accaduto nulla di simile a quello che si è verificato per Gerusalemme. Tutto questo male è venuto su di noi, proprio come sta scritto nella legge di Mosè. Tuttavia noi non abbiamo supplicato il Signore, nostro Dio, convertendoci dalle nostre iniquità e riconoscendo la tua verità. Il Signore ha vegliato sopra questo male, l’ha mandato su di noi, poiché il Signore, nostro Dio, è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ascoltato la sua voce. Signore, nostro Dio, che hai fatto uscire il tuo popolo dall’Egitto con mano forte e ti sei fatto un nome qual è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito da empi. Signore, secondo la tua giustizia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l’iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio presso tutti i nostri vicini. Ora ascolta, nostro Dio, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è devastato. Porgi l’orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre distruzioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Noi presentiamo le nostre suppliche davanti a te, confidando non sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo»” (Dn 9,12-19). Anticamente i profeti credevano nel compimento di ogni Parola di Dio. È questa l’abissale differenza che ci separa da loro. Noi non crediamo nella Parola, non crediamo nella fedeltà di Dio, abbiamo oscurato la sua giustizia. Siamo divenuti predicatori di una misericordia che concede ogni libertà di peccare, trasgredire, mentire, ingannare, uccidere, delinquere, compiere ogni abominio e nefandezza. La misericordia di Dio è solo nell’obbedienza.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che i profeti di Cristo Gesù parlino con divina verità.