Nella preghiera… da bambina a madre
Ho sempre pregato da che ne ho memoria. Credo me lo abbiano insegnato i miei genitori e i miei nonni.
Il segno della croce, l’Ave Maria, il Padre Nostro. Da piccola le suore ci facevano recitare l’Atto di dolore ogni mattina e a Maggio si cantava l’Evviva Maria davanti alla statua tutta ornata di fiori.
Ma pregare davvero, pregare col cuore intendo, l’ho imparato dopo. Dopo averti conosciuta.
Il lunedì la mia famiglia mi portava in chiesa. Sedevo accanto a mia nonna, toccando il marmo della balaustra, e ti guardavo attraverso le colonne bianche. Osservavo il tuo pregare guardando la Madonnina con il volto pieno di luce.
Quel giorno non avevo voglia di pregare, di recitare il Santo Rosario. La mia mente era distratta, ma il tuo viso, il tuo sorriso appena accennato mi facevano desiderare di essere con Gesù come lo eri tu. “Non siete soli, c’è Gesù con voi, la Madonnina, il Cielo tutto”. Ho imparato da te, Maria, a pregare tutte le volte in cui di lunedì in lunedì ascoltavo le tue parole. Erano parole d’amore, di verità, di incoraggiamento di sprone per ricordare con la nostra vita che Gesù ci ama.
Le ascoltavo con tutto il corpo le tue parole, Maria. Il mio cuore batteva forte di emozione e mi commuovevo nel sentire come tu parlavi di Gesù, come ti rivolgevi a lui. Che dialogo bello che nasceva da quello sguardo luminoso di cielo!
Pregare non era solamente recitare le preghiere, per quanto bellissime e complete esse siano. Pregare significava entrare nell’intimità dell’anima e rivelare a se stessi senza ipocrisia la propria identità, la propria pochezza davanti all’amore immenso del Cielo.
Ho imparato da te, Maria, a pregare mentre la musica e il canto risuonavano con gli angeli dai tuoi silenzi e dalla tua bocca e la gioia pura dell’amore vero inondava il tuo volto. Tu facevi della preghiera una costante, rimanendo nella semplicità delle cose di ogni giorno.
Quel lunedì dalla balaustra ho guardato anche io la Madonnina e le ho chiesto con il cuore in mano di cambiare i miei pensieri, di scacciare via l’inquietudine e l’ansia e di aiutarmi ad essere più buona. Ero poco più che una bambina.
Ho imparato da te Maria. Sai… a mia figlia piace cantare. La senti sempre intonare qualche motivetto conosciuto o inventato da lei sul momento.
Le mette allegria e ne mette anche al mio cuore. La guardo con gli occhi lucidi d’amore e ringrazio il cielo di averla accanto. Il mio pensiero va a Lei, la Mamma di tutte le mamme. Mentre compio i gesti di quotidiana gestione della vita domestica, anche con non poca stanchezza sia fisica che mentale, mi domando: chissà se anche lei si stancava nel pulire, nel cucinare, nel cullare, nel nutrire. Fantastico su come poteva essere la sua routine quotidiana in casa… con Dio.
Preghiamo insieme, io e mia figlia, mentre il piccolo sorride. Preghiamo mentre rifacciamo il letto e nel cantare le canzoni scegliamo quelle più belle per te Gesù e per te Madonnina. E nel canto fatto con il cuore ti consegno tutta me stessa, perché solo tu conosci le mie notti e solo tu puoi. Il giorno diventa più luminoso e le ore che ci attendono meno lunghe. Nel nostro canto per te Maria.
Daniela Di Pinto