NABOT HA MALEDETTO DIO E IL RE

LUNEDÌ 15 GIUGNO (1Re 21,1-16)

A Gezabele si può applicare quanto rivela il Siracide sulla donna malvagia, anche se in verità questa donna va ben oltre: “Qualunque ferita, ma non la ferita del cuore, qualunque malvagità, ma non la malvagità di una donna; qualunque sventura, ma non quella causata da persone che odiano, qualunque vendetta, ma non la vendetta dei nemici. Non c’è veleno peggiore del veleno di un serpente, non c’è ira peggiore dell’ira di una donna. Preferirei abitare con un leone e con un drago piuttosto che abitare con una donna malvagia. La malvagità di una donna ne àltera l’aspetto, rende il suo volto tetro come quello di un orso. Suo marito siede in mezzo ai suoi vicini e senza volerlo geme amaramente. Ogni malizia è nulla di fronte alla malizia di una donna, possa piombarle addosso la sorte del peccatore! Come una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio, tale la donna linguacciuta per un uomo pacifico. Non soccombere al fascino di una donna, per una donna non ardere di passione. Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo è una donna che mantiene il proprio marito. Animo abbattuto e volto triste e ferita al cuore è una donna malvagia; mani inerti e ginocchia infiacchite, tale è colei che non rende felice il proprio marito. Dalla donna ha inizio il peccato e per causa sua tutti moriamo. Non dare all’acqua via d’uscita né libertà di parlare a una donna malvagia. Se non cammina al cenno della tua mano, separala dalla tua carne” (Sir 25,13-26). Questa donna fa uccidere un uomo con la falsa testimonianza, inganna una intera città. Il motivo è veramente futile: soddisfare un capriccio del re.

In quel tempo, Nabot di Izreèl possedeva una vigna che era a Izreèl, vicino al palazzo di Acab, re di Samaria. Acab disse a Nabot: «Cedimi la tua vigna; ne farò un orto, perché è confinante con la mia casa. Al suo posto ti darò una vigna migliore di quella, oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale». Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri». Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: «Non ti cederò l’eredità dei miei padri!». Si coricò sul letto, voltò la faccia da un lato e non mangiò niente. Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: «Perché mai il tuo animo è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?». Le rispose: «Perché ho detto a Nabot di Izreèl: “Cedimi la tua vigna per denaro, o, se preferisci, ti darò un’altra vigna” ed egli mi ha risposto: “Non cederò la mia vigna!”». Allora sua moglie Gezabele gli disse: «Tu eserciti così la potestà regale su Israele? Àlzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreèl!».

Ella scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai notabili della città, che abitavano vicino a Nabot. Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot alla testa del popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini perversi, i quali l’accusino: “Hai maledetto Dio e il re!”. Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia». Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedito. Bandirono un digiuno e fecero sedere Nabot alla testa del popolo. Giunsero i due uomini perversi, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo lapidarono ed egli morì. Quindi mandarono a dire a Gezabele: «Nabot è stato lapidato ed è morto». Appena Gezabele sentì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab: «Su, prendi possesso della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di dartela in cambio di denaro, perché Nabot non vive più, è morto». Quando sentì che Nabot era morto, Acab si alzò per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderne possesso.

Questo episodio deve farci riflettere. Acab non è innocente per questo delitto. Lui è colpevole, perché è stato lui a istigare la moglie. Qualcuno potrebbe pensare: “Ma non è stato lui a chiedere alla moglie di uccidere Nabot”. È come se l’avesse fatto. È stata la sua tristezza a indurre la moglie all’omicidio. Ognuno di noi deve sapere che anche una piccolissima nostra reazione di vizio o di non governo dei nostri sentimenti e desideri, potrebbe indurre chi ci sta vicino a prendere decisioni che lui pensa un bene per noi, mentre in verità sono gravissimo male. Ecco perché siamo tutti obbligati al sommo governo di noi stessi e al più grande dominio di ogni nostro sentimento.

Madre di Dio, Angeli, Santi, otteneteci dallo Spirito Santo il dominio di noi stessi.