Mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire

La coscienza di Cristo deve essere coscienza di ogni ministro della Parola. Divenendo coscienza del ministro della Parola, dovrà divenire coscienza di ogni discepolo di Gesù, perché diventi coscienza di ogni altro uomo. Nello Spirito Santo Gesù Signore vive di una certezza che è la sua stessa vita. Lui nulla ha detto, nulla ha fatto, nulla ha pensato, nulla ha voluto, nulla ha desiderato che non gli fosse stato comandato, ordinato, chiesto dal Padre. Possiamo dire che Gesù è “strumento perfetto nella mani del Padre”. Non è uno strumento inanimato come una “zappa nelle mani del contadino”. È uno “strumento dotato di coscienza, volontà, discernimento, desiderio, cuore, mente” interamente consegnato al Padre nello Spirito Santo. Gesù è strumento per dono, volontà, desiderio, aspirazione. Lui si è lasciato fare dallo Spirito Santo strumento di salvezza nella mani del Padre suo. Il Padre si è potuto servire di Lui sempre secondo la sua eterna e divina volontà. In Cristo non ha trovato alcuna resistenza, neanche di un pensiero, un desiderio neutro, anodino, di passaggio attraverso il suo cuore. Dobbiamo confessare che Lui è dalla volontà del Padre per la volontà del Padre. Senza l’affermazione di questa verità, Cristo non è più il vero Cristo. Si fa di Lui ogni cosa, ma lo si spoglia della sua identità umana e divina. Senza questa verità, Cristo non sarebbe più il Cristo del Vangelo.

Se Cristo Gesù, nell’eternità e nel tempo, è dalla volontà del Padre, se Cristo Signore nell’eternità e nel tempo è per la volontà del Padre, vive per fare la volontà del Padre suo che lo ha mandato, se Lui è il solo uomo che è stato dal primo istante del concepimento nel seno della Vergine, solo e sempre dalla volontà di Dio per la realizzazione della volontà di Dio, posiamo noi paragonare Cristo Gesù a un qualsiasi altro uomo? Possiamo noi dire che il suo pensiero è uguale ad ogni altro pensiero? Possiamo noi affermare che il pensiero di Dio – quello di Cristo Gesù – e il pensiero della carne – quello di ogni altro uomo – siano lo stesso pensiero? Non solo questa affermazione è irriguardosa verso Cristo Gesù, è anche un falso storico. Dovremmo dire che il terrorista che in nome di Dio massacra i suoi fratelli innocenti è in tutto simile a Cristo che da innocente si lascia massacrare. È un falso storico e anche di ragione. Dovremmo dire che un superbo che ruba a Dio la sua gloria è in tutto simile al più umile degli uomini che per rendere gloria al Padre suo si è lasciato spogliare della sua stessa vita. Dovremmo dire che il vizio è uguale alla virtù, la malvagità alla bontà, le tenebre alla luce, il peccato all’obbedienza, la delinquenza alla carità. Queste nostre affermazioni sono veri schiaffi alla nostra stessa ragione umana, capace sempre di operare quel minimo discernimento tra il bene e il male.

Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» (Gv 12,44-50).

Quando il ministro della Parola può dire di avere la stessa coscienza di Cristo Signore e di essere formatore della stessa coscienza in ogni discepolo di Gesù? La prima regola verso la formazione di questa coscienza cristica è la perfetta abitazione nei Comandamenti della Legge del Signore. Ogni trasgressione di Comandamenti in materia grave è morte della verità di Dio nel cuore. È anche oscuramento della sua luce nella nostra mente. Siamo fuori della verità, della grazia, della luce del Signore. Siamo ben lontani dalla coscienza di Cristo in noi. Il secondo passo di avvicinamento al possesso della coscienza di Cristo si compie quando ci allontaniamo da ogni peccato veniale. Questo peccato è vero velo che si pone sulla luce di Cristo in noi. La luce brilla, ma in modo opaco, velato, non in tutto il suo splendore. Tolto questo vero dobbiamo giungere alla perfetta configurazione anche dei nostri desideri ai desideri di Gesù e della nostra volontà alla sua. Mi spiego. Noi possiamo camminare nei comandamenti. Non facciamo quello che il Signore ci chiede di non fare. Possiamo anche camminare nel Vangelo. Facciamo quanto Cristo ci ha chiesto di fare. Ma Lui oggi cosa vuole fare della nostra vita? Qual è il suo desiderio su di noi? Come vuole che noi manifestiamo al mondo tutto il suo amore, la sua verità, la sua luce? Dove vuole che noi riveliamo Lui nella pienezza della sua vita e a chi? Per questo si richiede una perfetta vita di unione con Lui. Lui deve divenire la nostra vita, perché noi diveniamo la sua vita. Se questo cammino di perfetta configurazione, conformazione, cristificazione non si compie, noi rischiamo sempre di sostituire la sua volontà con la nostra, i suoi pensieri con i nostri, i suoi desideri con i nostri. Non siamo più strumento della sua verità, della sua grazia, della sua luce. Non manifestiamo perfettamente Lui nella nostra vita, con la nostra vita. È questo il vero impegno del ministero della Parola e per la sua opera quella di ogni discepolo di Gesù: Essere dal pensiero di Cristo e per esso sempre.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che per noi Cristo sia rispettato nella sua purissima verità.