Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!

Leggendo il profeta Isaia, scopriamo tutta la divina carità, l’amore di salvezza del Signore per il suo popolo, ma anche l’impossibilità di trovare qualcuno da mandare perché lo inviti alla conversione, perché gli ricordi che esso si è impegnato ad obbedire alla Legge, ai Comandamenti che sono a fondamento del patto dell’alleanza. Isaia si offre e il Dio lo manda.

Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato».

Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Egli disse: «Va’ e riferisci a questo popolo: “Ascoltate pure, ma non comprenderete, osservate pure, ma non conoscerete”. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendilo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi, e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da essere guarito». Io dissi: «Fino a quando, Signore?». Egli rispose: «Fino a quando le città non siano devastate, senza abitanti, le case senza uomini e la campagna resti deserta e desolata». Il Signore scaccerà la gente e grande sarà l’abbandono nella terra. Ne rimarrà una decima parte, ma sarà ancora preda della distruzione come una quercia e come un terebinto, di cui alla caduta resta il ceppo: seme santo il suo ceppo (Is 6,1-13).

Tutta l’opera dei profeti, mandati con premura e sempre, è risultata vana. Il Signore decide di stipulate una nuova alleanza. Manda il suo Figlio Unigenito a chiedere al suo popolo i frutti dell’obbedienza non solo ai Comandamenti, ma anche alla sua voce che oggi risuona al loro orecchio attraverso la Parola del Figlio suo. Quale è stata la risposta del popolo: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra”. Ucciso Cristo Gesù, il Padre non ha alcun altro profeta da inviare, e noi possiamo farci la religione come vogliamo. Tutto è dal nostro cuore, dalla nostra mente, dai nostri desideri, dalla nostra carne. Dio mai sarà sottomesso al peccato di disobbedienza dell’uomo. Toglie loro la vigna e la dona ad un popolo che la farà fruttificare. Nasce la nuova alleanza, il nuovo popolo di Dio, che è preso non più dai soli figli di Abramo, ma da tutti i figli di Adamo. Chi crede in Cristo, diviene popolo del Signore.

Poi prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!». Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo? Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro (Lc 20,9-19).

Questa parabola non è solo per i figli di Abramo. È anche per ogni discepolo di Gesù. La storia ci rivela che quando una struttura smette di dare frutti, resta la struttura come retaggio del tempo, Dio ne crea delle nuove, nel suo Santo Spirito, perché producano veri frutti di missione, conversione, santificazione, nella più pura obbedienza alla sua voce. Le vecchie strutture rimangono come monito per noi, perché sempre ci ricordiamo che se non diamo frutti al Signore, di noi resterà solo un ricordo storico. Tutti rischiamo di divenire un ricordo storico, se ogni giorno non diamo frutti al Signore, lasciandoci muovere e condurre dallo Spirito Santo. Quando una struttura soffoca lo Spirito, perché lo costringe alle sue forme, lo Spirito abbandona e va a cercare altri che gli diano i frutti a suo tempo. Lo Spirito non è mai schiavo di strutture.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci liberi per ascoltare lo Spirito.