Mandarono informatori, che si fingessero persone giuste
La finzione e la parola ingannatrice, adulatrice, di menzogna è severissimamente riprovata e condannata dal Signore. Così il Siracide: “Maledici il calunniatore e l’uomo che è bugiardo, perché hanno rovinato molti che stavano in pace. Le dicerie di una terza persona hanno sconvolto molti, li hanno scacciati di nazione in nazione; hanno demolito città fortificate e rovinato casati potenti. Le dicerie di una terza persona hanno fatto ripudiare donne forti, privandole del frutto delle loro fatiche. Chi a esse presta attenzione certo non troverà pace, non vivrà tranquillo nella sua dimora. Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa. Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua. Beato chi è al riparo da essa, chi non è esposto al suo furore, chi non ha trascinato il suo giogo e non è stato legato con le sue catene. Il suo giogo è un giogo di ferro; le sue catene sono catene di bronzo. Spaventosa è la morte che la lingua procura, al confronto è preferibile il regno dei morti. Essa non ha potere sugli uomini pii, questi non bruceranno alla sua fiamma. Quanti abbandonano il Signore in essa cadranno, fra costoro divamperà senza spegnersi mai. Si avventerà contro di loro come un leone e come una pantera ne farà scempio. Ecco, recingi pure la tua proprietà con siepe spinosa, e sulla tua bocca fa’ porta e catenaccio. Metti sotto chiave l’argento e l’oro, ma per le tue parole fa’ bilancia e peso. Sta’ attento a non scivolare a causa della lingua, per non cadere di fronte a chi ti insidia” (Sir 18,13-26). Si salva dalla cattiveria della lingua solo l’uomo che è piantato in Dio e nella sua Parola.
Anche San Giacomo avverte sui mali che derivano dall’uso cattivo della lingua: “Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo: tutti infatti pecchiamo in molte cose. Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissimo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male! La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dall’uomo, ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei! La sorgente può forse far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? Può forse, miei fratelli, un albero di fichi produrre olive o una vite produrre fichi? Così una sorgente salata non può produrre acqua dolce (Gc 3,1-12). È verità: chi è cattivo nel cuore è anche cattivo nella lingua. La lingua è la visibilità del cuore. Chi vuole che la sua lingua dica parole di verità, deve avere il cuore puro, nel quale abita il suo Dio.
Si misero a spiarlo e mandarono informatori, che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. Costoro lo interrogarono: «Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?». Rendendosi conto della loro malizia, disse: «Mostratemi un denaro: di chi porta l’immagine e l’iscrizione?». Risposero: «Di Cesare». Ed egli disse: «Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio». Così non riuscirono a coglierlo in fallo nelle sue parole di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero (Lc 20,20-26).
La lingua di menzogna, fraudolenta, cattiva, ingannatrice, tentatrice, mai ha avuto potere su Gesù. Sarebbe sufficiente constatare questo fallimento della lingua falsa nei confronti di Cristo Signore, per proclamare il suo essere pieno di Dio. Farisei e scribi, dopo ogni domanda insidiosa posta a Gesù, avrebbero dovuto confessare: “Veramente quest’uomo viene da Dio. Se su di Lui nulla possiamo con le nostre astuzie di lingua, è evidente che il Signore Dio è con Lui. Nessuno, se Dio non è con Lui, è in grado di superare i nostri quesiti, le nostre domande. Di sicuro se non fosse caduto in una domanda, sarebbe caduto nell’altra. Invece Lui non è caduto in nessuno dei quesiti da noi a lui posti”. Non sono solo i miracoli che attestano che Gesù è dal Padre. Lo rivelano anche le sue risposte. Anzi le sue risposte rivelano l’essere di Gesù con Dio più che gli stessi miracoli. Nessuno può avere una parola così ricca di sapienza senza Dio nel suo cuore, nella sua mente, nel suo spirito. Chi vuole sapere se una persona è con Dio, viene da Dio, è sufficiente che ponga ad essa dei quesiti e mediti sulla risposta ricevuta. La sapienza nella risposta, il garbo, l’attenzione, il rispetto della più pura verità, il non cadere nella trappola è solo opera del vero Dio che abita nel cuore. Una sola parola proferita da un uomo è sufficiente per attestare qual è la sua relazione con il suo Dio: buona, eccellente, ottima, oppure scadente, superficiale, carente, inesistente. Gesù attesta che la sua è ottima al sommo del sommo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dalla parola sempre pura e vera.