Ma voi, chi dite che io sia?

28 SETTEMBRE (Lc 9,18-22)

il Messia di Dio è presentato nella veste di un Servo Sofferente. Isaia dice di Lui: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli” (Cfr. Is 52,13-53.12).

Anche il Salmo parla della sofferenza indicibile del giusto del Signore: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente. Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan. Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce. Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte. Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte” (Cfr. Sal 22 (21) 1-32).

Pietro, per divina rivelazione, sa chi è Gesù: “Il Cristo di Dio”, il suo Unto. Non conosce però la verità sul Messia del Signore. Lo pensa glorioso, vittorioso, come uno che avrebbe liberato il suo popolo dalla schiavitù dei Romani come un tempo Mosè aveva liberato i figli di d’Israele dalla schiavitù del faraone. Gesù non è un nuovo Davide e neanche un nuovo Mosè. La sua missione è infinitamente oltre, divinamente oltre.

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Il Messia del Signore è un vinto dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, dalla compassione verso l’uomo. Non verso un uomo, un popolo, una nazione, una lingua, una tribù, una razza. È vinto dalla pietà verso ogni uomo, da Adamo fino all’ultimo che nascerà sulla nostra terra. Lui non è venuto per liberare l’uomo dall’uomo, ma l’uomo dal suo peccato. Quando si toglie il peccato da un cuore, quest’uomo può vivere bene anche nell’inferno. La grazia di Dio, la sua luce, gli faranno da brezza soave e leggera.

Gesù toglie il peccato prendendolo tutto sopra di sé in modo concreto, reale, fisico. Fisicamente si carica il peccato, perché fisicamente dal peccato è umiliato e crocifisso, fisicamente maltrattato e flagellato, insultato e deriso. Lo ha preso, lo ha vinto, lo ha tolto. Con la sua grazia e la sua verità ogni uomo ora può vincere il peccato, lo può togliere dal mondo, prendendolo però tutto sopra di sé in modo fisico e non solo in modo spirituale. È fisicamente che si vince il peccato. Finché il cristiano penserà solo ad un modo spirituale, mai esso si potrà vincere, perché è nel corpo che esso si vince perché è nel corpo che esso si inchioda sulla croce.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vittoriosi sul peccato.